Una rinascita emotiva che racconta la creatività di un grande artista capace di segnare in modo profondo il proprio tempo e di lasciare un’eredità immensa, una fonte a cui chiunque può attingere per trovare ciò di cui ha bisogno.
Il tutto si traduce nell’attesissimo ‘Lazarus’, opera rock di David Bowie, scritta con la complicità di Enda Walsh, che si prepara a trasformare il palco del teatro Ivo Chiesa in un universo crepuscolare accogliendo quello che viene definito il testamento del Duca Bianco.
Prodotta da ERT/Teatro Nazionale e guidata dalla regia visionaria di Valter Malosti, la rappresentazione vedrà Manuel Agnelli incarnare il tormentato protagonista Newton, erede spirituale dell'alieno di "L'uomo che cadde sulla Terra".
Ad amplificare la potenza di questo racconto in musica, la presenza di Casadilego e una band di musicisti d'eccezione, pronti a intessere una tela di suoni che spazia tra inediti concepiti per l'opera e le pietre miliari della leggendaria carriera di Bowie.
A raccontare il legame con l’icona Bowie è, per primo, Valter Malosti, che ritrova un'eco lontana dell'adolescenza, un'affinità spirituale con maestri della voce come Demetrios Stratos e Carmelo Bene.
“Appena lessi del suo progetto di teatro musicale con Walsh, intrapresi una tenace ricerca dei diritti," confida il regista, sottolineando la complessità burocratica di un'operazione imponente. Ma la vera sfida, rivela Malosti, risiedeva nella scelta dell'interprete: "Serviva un artista capace di farsi corpo e voce delle 'ferite' profonde che attraversano il testo. Nonostante Bowie stesse affrontando la sua fine, 'Lazarus' è un'opera intrisa di un'energia paradossale. Manuel Agnelli è stata un'intuizione immediata: la sua vocalità unica e la sua presenza scenica intensa lo rendono il tramite ideale tra l'anima di Bowie e il cuore del pubblico”.
Capace di spaziare dalla musica, al cinema alla letteratura, Manuel Agnelli non ci ha pensato troppo ad accettare la proposta di Malosti: ”A 57 anni, con un vissuto denso, mi riconosco nella lontananza dagli affetti, nella perdita dei punti di riferimento, nella difficoltà di lasciare andare il passato," confessa Agnelli con la sua consueta schiettezza. Per lui, la genialità di Bowie risiede nell'aver saputo elevare l'ordinario attraverso metafore aliene. L'approccio musicale all'opera è stato un atto di profondo rispetto e al contempo di audace riappropriazione: "Non ho voluto fare un'imitazione. Restituire la tensione di quelle canzoni significa abitarle con la propria anima, non replicarne la superficie. Ogni musicista sul palco porta la propria cifra stilistica. È un omaggio sentito, ma anche una necessaria 'irriverenza' per non rimanere prigionieri del mito”.
Malosti definisce con precisione Lazarus come "teatro musicale", distinguendolo dalla convenzione del musical. "Le canzoni sono parte integrante della drammaturgia, come arie in un'opera" spiega il regista. Lo spettacolo si configura come una potente sinestesia di linguaggi: "corpo in movimento, una coreografia ruvida e intensa, cantanti che si fanno attori e attori che intonano melodie, con la forza evocativa della videoarte e un disegno luci che scolpisce le ombre". L'estetica dello spettacolo attinge all'ultimo, sperimentale periodo di Bowie, con atmosfere "scabre e artigianali" che dialogano con la modernità, creando un inedito punto d'incontro tra tradizione e avanguardia.
Il personaggio di Newton, l'alieno intrappolato in una perpetua non-morte, trova un'inattesa risonanza nell'esperienza umana di Manuel Agnelli. "Non avrei potuto interpretare questo ruolo a 25 anni" confida l'artista. "Alcune ferite, la lontananza da sé stessi, la malinconia per le persone che non ci sono più, sono sentimenti che si sedimentano con il tempo e che ho ritrovato vividi in Newton" Tematiche universali che il palcoscenico teatrale permette di esplorare con una profondità disarmante.
"L'atmosfera di Lazarus è intrisa di una malinconia profonda, eppure palpita di un'energia vitale, di una spinta alla reazione" analizza Agnelli, tracciando un parallelo con l'album testamentario Blackstar. "Anche nel suo lato più oscuro, Bowie sapeva trasmutare il dolore in una creatività dirompente. Lo spettacolo riflette questa dualità, alternando momenti di intensa introspezione a deflagrazioni sonore, in un'esperienza che avvolge lo spettatore nella sua totalità". Valter Malosti aggiunge che l'opera attinge a piene mani dagli ultimi due lavori discografici di Bowie, includendo brani scritti appositamente per il progetto – come la title track – e poi confluiti in Blackstar e nell'EP postumo No Plan.
L'arrivo di Lazarus al Teatro Ivo Chiesa segna un appuntamento imperdibile per chiunque voglia immergersi nell'ultima, enigmatica creazione di David Bowie, filtrata attraverso la sensibilità intensa e la presenza magnetica di Manuel Agnelli e la visione audace di Valter Malosti. Uno spettacolo che non si configura come un semplice omaggio, ma come una vera e propria "rinascita emotiva" di un'eredità artistica immortale.
Lo spettacolo sarà in scena dal 30 aprile al 3 maggio.
Interpreti / Personaggi
Manuel Agnelli - Newton; Casadilego - Ragazza, poi Marley; Camilla Nigro - Elly
Dario Battaglia - Valentine; Andrea De Luca - Michael;
Maurizio Camilli/ Mauro Bernardi - Zach; Noemi Grasso, Maria Lombardo - coro delle Teenager; Carla Vukmirovic, Giulia Mazzarino – Maemi / Donna giapponese
Isacco Venturini - Ben / Il doppio di Newton
la band (in o.a.)
Laura Agnusdei, sassofoni; Jacopo Battaglia, batteria; Francesco Bucci, tromboni
Andrea Cauduro, tastiere addizionali; Davide Fasulo, piano e tastiere
Stefano Pilia, chitarra; Giacomo Rossetti, basso; Paolo Spaccamonti, chitarra
versione italiana del testo Valter Malosti
orchestrazioni e arrangiamenti originali Henry Hey
progetto sonoro GUP Alcaro
scene Nicolas Bovey; costumi Gianluca Sbicca
luci Cesare Accetta
video Luca Brinchi e Daniele Spanò
cura del movimento Marco Angelilli; coreografie Michela Lucenti
cori e pratiche della voce Bruno De Franceschi
maestro collaboratore Andrea Cauduro
assistenti alla regia Jacopo Squizzato, Letizia Bosi
produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Teatro di Roma – Teatro Nazionale
Commenti