Entrambi prosciolti dall’accusa di truffa, sono stati condannati uno a 10 mesi di reclusione con la sospensione condizionale della pena, per la responsabilità del reato di peculato; l’altro a un anno di reclusione, sempre con sospensione condizionale della pena, per peculato e falso, a fronte di una richiesta dell’accusa di anni due e mesi due.
Così nell’udienza tenuta mercoledì mattina presso il palazzo di giustizia astigiano si è concluso il processo penale di primo grado nei confronti di due dipendenti dell’Azienda Sanitaria Locale Cn2, a giudizio davanti alla giudice Beatrice Bonisoli con l’accusa di essersi appropriati di beni di proprietà della stessa Asl sottratti presso il nuovo ospedale di Verduno.
Il primo imputato è un operaio classe 1964, residente a Bra, difeso dall’avvocato Giorgia Montanara. Il secondo, un collega del primo, classe 1986, residente a Cherasco, era difeso dall’avvocato Roberto Ponzio.
Nel procedimento con giudizio abbreviato aperto da tempo nei loro confronti le richieste di condanna del pubblico ministero Davide Lucignani erano arrivate lo scorso 4 marzo, a due anni di reclusione per il primo soggetto; due anni e due mesi per il secondo.
Il primo imputato era chiamato a rispondere di peculato in quanto accusato di avere sottratto dal complesso del nuovo ospedale due televisori da 24 pollici di marca Samsung, una lavastoviglie, due water con copri-water e il rubinetto di lavandino, fatti avvenuti nel febbraio 2023; la seconda imputazione, di truffa, era relativa all’accusa di aver "bollato" per prendere servizio, salvo poi allontanarsi a bordo dell’auto di servizio, andando prima a casa sua, quindi in un bar, poi presso una ferramenta, per scopi estranei alle necessità di servizio.
Medesime imputazioni – cui si aggiunge quella di falso – pesavano sul capo del 39enne cheraschese. Anche lui era accusato di aver sottratto beni (nel suo caso tre televisori 24 pollici Samsung, uno scaffale con 25 piani e un condizionatore LG dotato di motore e relativo split) e pure di aver abbandonato il luogo di lavoro a bordo dell’auto di servizio, recandosi ad Alba, prima presso un bar e poi presso l’abitazione di un altro soggetto, non provvedendo a "sbollatura" e senza darne atto nell’apposito registro, al fine di effettuare commissioni private.
L’accusa di falso riguardava invece l’aver omesso di essere stato sottoposto a un precedente procedimento penale, allorquando compilò la domanda del concorso pubblico col quale sarebbe stato poi assunto dall’azienda sanitaria.
"I beni di cui si sono appropriati i due imputati – dichiara l’avvocato albese Roberto Ponzio, difensore di uno dei due operai – erano destinati a una procedura di messa in fuori uso e accatastati in un’area per lo smaltimento. Non avevano alcun valore economico e contestiamo quindi che possa sussistere il peculato. Peraltro la denuncia nei loro confronti era partita non dall’Asl, ma da altri soggetti coi quali i due avevano forti aspetti di tensione".
Commenti