"Mia sorella può avere ucciso. Se viene contraddetta diventa di una cattiveria impressionante”. Così ha dichiarato Maurizio Cecere, fratello di Annalucia, la donna sospettata dell’omicidio di Nada Cella, avvenuto a Chiavari il 6 maggio 1996.
L'uomo ha parlato dopo aver assistito a un'udienza del processo in cui risultano imputati sia la sorella, accusata del delitto in un presunto raptus di gelosia, sia Marco Soracco, all’epoca datore di lavoro della vittima, chiamato a rispondere di favoreggiamento e di false dichiarazioni al pubblico ministero.
Maurizio Cecere ha raccontato di aver avuto un confronto diretto con Annalucia, dopo la riapertura delle indagini e la notizia del suo coinvolgimento: "Mi ha detto che non era stata lei a ucciderla. Lei non voleva parlare al telefono, mi diceva che poteva essere intercettata e mi chiamava con telefoni non suoi. E' sempre stata una donna irascibile, che si arrabbiava se la contraddicevi. Se ha sbagliato deve pagare".
In aula ha deposto anche Adelmo Roda, ex compagno di Annalucia Cecere, che ha offerto un ritratto problematico della donna, definendola “gelosa e possessiva. Dopo il 2021, quando fu di nuovo indagata, cercava di convincermi che la nostra relazione fosse durata più a lungo”.
Roda ha ripercorso i momenti più significativi del loro rapporto, iniziato negli anni Novanta e caratterizzato da frequenti tensioni: “Era un carattere difficile, non accettava contraddittorio. Una volta mi mise fuori casa e scrisse parolacce contro di me sui muri”. “Non ero innamorato, ma le volevo bene – ha proseguito –. Fu difficile lasciarla, ma mia madre si oppose e io scelsi la mia famiglia”.
Tra gli elementi emersi durante il processo, anche un dettaglio che potrebbe avere rilevanza investigativa: secondo quanto riferito, Annalucia avrebbe staccato alcuni bottoni da una giacca che Roda usava per andare a pescare. Uno di questi, secondo l'accusa, risulterebbe compatibile con quello rinvenuto sotto il corpo di Nada Cella. “Li aveva tolti perché le piacevano – ha spiegato Roda –. Lo fece nell’estate del ’95, quando ormai la nostra storia era già finita”.
Il testimone ha inoltre raccontato dei contatti avuti con Cecere nel 2021, quando lei, già sotto indagine, riprese a cercarlo telefonicamente e tramite messaggi, nel tentativo di riscrivere la narrazione della loro relazione. “Voleva far sembrare che in quel periodo fosse legata a me e non interessata a Soracco, il datore di lavoro di Nada. Quando l’ho messa alle strette, ha interrotto ogni rapporto”.
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