Sostenuta dalla coalizione di centrosinistra a sostegno di Silvia Salis sindaca di Genova, Simona Cosso ha ufficializzato la sua candidatura alla presidenza del Municipio I Centro Est.
In un incontro partecipato da attivisti e attiviste, cittadini, cittadine e membri delle liste, Cosso ha delineato un progetto politico che mette al centro cura, inclusione, giustizia sociale e una netta discontinuità con l'amministrazione uscente presentando i temi della sua campagna.
“Siamo contenti, con l’appuntamento di oggi esordiamo per primi tra i vari municipio e questo penso dia forza al nostro progetto”, ha spiegato la candidata prima di ribadire che l’appuntamento odierno ha visto la presentazione di tutti i candidati e le candidate della coalizione.
Dal diritto all’abitare, dal contrasto alla desertificazione, passando per l’importanza e la necessitò di spazi pubblici, di servizi di prossimità e del tema sicurezza, Cosso ha delineato i punti principali del programma che non mancano di concentrarsi anche sulla riforma dei municipi per far si che gli stessi possano avere un ruolo di regia sul territorio.
“C'è un grande bisogno di giustizia sociale - ha evidenziato - c’è un grande bisogno di dignità del lavoro, ma lo voglio dire c'è bisogno di pace. C'è bisogno di pace davanti a centinaia e migliaia di morti in Ucraina, nella strage di Gaza e di tutte le guerre che sono dimenticate. Ci bisogna allora di dare, e questo è il primo messaggio, fiducia, coraggio alle persone, perché possiamo cambiare, perché possiamo dare speranza ai giovani, alle donne, agli anziani e a tutte le persone della nostra città e del nostro municipio. Ma lo voglio dire c'è bisogno anche di antifascismo. Sì, perché solo di ieri è la rimozione della tomba di Federico Beronio, il partigiano Zatta, che è stato un atto di vile incuria, uno schiaffo ai valori della resistenza, proprio a poche settimane dall'ottantesimo anniversario della liberazione che quest'anno vedrà la visita del presidente Mattarella”.
Cosso, parlando al pubblico, ha ribadito: “Questa mia candidatura la voglio portare avanti con impegno e responsabilità, oggi in campagna elettorale, ma domani, se vinciamo, come Presidenza del Municipio. Metto a disposizione la mia esperienza politica, quella sindacale, da insegnante e da attivista dei movimenti femministi. Ho imparato a fare politica per passione e per servizio, a pensarla come uno strumento collettivo, come cura”.
Partendo proprio dalla questione Municipi, Cosso ha aggiunto: “Non possiamo pensare che i municipi siano solo dei luoghi amministrativi. Vogliamo una riforma vera, che dia potere normativo, potere economico, visione e possibilità di intervento. Non è accettabile che le decisioni vengano sempre calate dall’alto, che manchi completamente una regia pubblica”.
Il suo obiettivo è chiaro: trasformare il Municipio in un “luogo visibile, accessibile, una casa di vetro dove i cittadini possano vedere e comprendere cosa succede, dove si decidono le cose”.
Una parte centrale dell’intervento riguarda il diritto all’abitare e la necessità di riportare vita nei quartieri sempre più svuotati: “Un territorio è chi lo abita. Se lo svuotiamo, se i giovani non riescono a restare, se i più fragili vengono espulsi, non abbiamo più un tessuto urbano. Non possiamo più accettare che si parli di rigenerazione urbana mentre si fanno operazioni speculative che allontanano le persone. Ci vogliono politiche sull’abitare vere: recupero degli alloggi sfitti, rilancio dell’edilizia pubblica, uso del patrimonio dismesso. E anche strumenti per calmierare gli affitti, per mettere dei limiti alla turistificazione selvaggia”.
Parlando di servizi, la candidata alla presidenza del municipio più esteso della città, che conta novantamila abitanti, pone l’accento sull’importanza della sanità territoriale e dell’educazione: “Oggi la rete dei servizi è in grave difficoltà. I municipi devono tornare a coordinare, a costruire una regia. La sanità territoriale non può essere solo nei progetti, deve esistere davvero. La scuola non può essere lasciata sola. Non possiamo più lasciare tutto al volontariato. Il volontariato è prezioso, ma serve una rete pubblica. Un welfare che funzioni, con risorse e personale. Asili nido veri, centri estivi veri – non solo a giugno e luglio, ad agosto ma anche nelle vacanze natalizie. E serve che scuola, servizi sociali, territorio parlino tra loro, si conoscano, si incontrino.”.
Cosso rifiuta un’idea semplificata e securitaria della città, proponendo una visione più ampia, ricordando ancora come il tema della sicurezza non sia appannaggio della destra ma sia una questione fondamentale per ogni persona: “Non avere sicurezza, decidere di non uscire la sera, o pensare di fare una strada piuttosto di un'altra, o ripensare a che ora rientrare, credo che sia un problema importante perché è una lesione del diritto di cittadinanza. Dobbiamo restituire allora tutti e tutte questo diritto, ma lo faremo affrontando questo problema in maniera complessa, non semplicistica, non solo in chiave securitaria o delegando alle singole associazioni di occuparsene, ma con un piano di sicurezza concreto che preveda sì la presenza delle forze dell'ordine, ma accanto a questi, interventi sociali, implementando la vita culturale, aggregativa, reti di solidarietà, insomma una legalità inclusiva e non una legalità discriminatoria”.
Proprio il ribadire la necessità di sicurezza, Cosso ha portato alla presentazione di un altro dei punti in programma, quello che riguarda una mobilità di genere perché tutti, ma in modo particolare le donne, possano sentirsi al sicuro: “Serve una mobilità che tenga conto delle donne, di chi si prende cura, di chi si sposta la sera. Autobus frequenti, a cui aggiungere illuminazione pubblica, troppo spesso insufficiente, che incide sulla percezione della sicurezza e una città ben illuminata è una città più sicura”.
Anche il modello economico è oggetto di una riflessione critica. Cosso chiede di superare l’idea di una città vetrina, ragionando sul tema del turismo ma ponendo l’accento sulla vivibilità di un luogo cruciale come il Centro Storico: “Non possiamo pensare al centro solo come vetrina turistica. Vogliamo favorire start-up, piccole imprese, esperienze culturali e sociali. Cultura e lavoro devono camminare insieme, in un territorio vivo e abitato, non svuotato e trasformato in parco tematico”.
Il discorso ambientale si intreccia con la sicurezza del territorio e la qualità della vita urbana “Parliamo del Lagaccio, di Oregina, di Castelletto: zone segnate da una fragilità idrogeologica fortissima. Serve un monitoraggio vero, un piano organico. E serve riprenderci gli spazi pubblici, il verde, i luoghi. La transizione ecologica non è greenwashing, parte dalla terra, dal nostro modo di abitare”.
Focalizzandosi proprio sui quartieri di Oregina e Lagaccio, Cosso ha poi criticato alcuni progetti imposti senza ascolto, come la funivia, a cui ha ribadito il no, e l’isola ecologica: “Non ci servono scelte calate dall’alto. La partecipazione deve essere vera. La funivia non è sostenibile né utile, come tante altre operazioni che si fanno senza coinvolgere nessuno. Dobbiamo tornare a decidere insieme”.
Fil rouge dell’intervento e del programma per il Municipio è il rapporto tra cittadinanza e istituzioni che deve contrastare le disuguaglianze, portando al centro chi, in questi anni, è finito ai margini: “Non possiamo più permetterci municipi svuotati, senza strumenti né autonomia. Vogliamo riformarli per dare loro potestà normativa, potere economico, risorse e strumenti decisionali. Solo così possiamo rimettere al centro la democrazia e la partecipazione. Il municipio deve essere una casa di vetro, trasparente, accessibile, dove ogni cittadino possa seguire e comprendere le scelte amministrative […] Negli ultimi anni le disuguaglianze sono cresciute, anche chi lavora è povero. La politica deve tornare a farsi carico della cura, dei diritti, dei bisogni. Dobbiamo dire con forza: serve pace, antifascismo, dignità del lavoro, memoria. Partiamo da qui”.
Cosso conclude con un appello alla fiducia collettiva: “Un impegno che coinvolge noi tutte e tutti oggi, le associazioni, il terzo settore, che dovranno essere protagoniste e coinvolte nella coprogettazione di un vero piano di inclusione per i servizi. Ripartiamo allora dalla cura, ripartiamo dalla rigenerazione umana e urbana del nostro municipio, per un nuovo patto di cittadine e cittadine con l'istituzione”.
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