Era il giugno 2023 e l’associazione "Essere Animali", che si occupa di diritti degli animali, con il sostegno di Selvaggia Lucarelli aveva denunciato un allevamento in provincia di Cuneo per presunti reati di maltrattamento di animali (ex 544 ter del Codice Penale) e abbandono di animali (ai sensi dell’articolo 727 c.2 del Codice Penale).
Nelle immagini diffuse, che avrebbero ritratto l’allevamento di maiali in Granda (risulterebbe anche essere parte del circuito del Consorzio Prosciutto di Parma), si vedono scrofe e suinetti colpiti con un bastone e pinze metalliche, un operaio che sopprime un suinetto sbattendolo in un cancelletto di una gabbia parto e, ancora, scrofe confinate in gabbie con segni di stress e sofferenza, mutilazioni senza anestesia, movimentazioni violente.
L’azione, portata avanti dall’associazione a seguito della segnalazione di un ex lavoratore che fornì video e fotografie sulle condizioni degli animali all’interno dell’azienda, si è conclusa con la richiesta di archiviazione da parte della Procura di Cuneo per i presunti casi di maltrattamenti e abbandono di animali. Ma non è tutto.
A seguito di alcuni controlli effettuati dall’Asl di Cuneo alcune criticità in capo all’allevamento, in effetti, sarebbero emerse. Tanto da portare l’azienda a venire sanzionata per quasi 4.000 euro. Tra le prescrizioni indicate dall’Asl vi sarebbe quella di migliorare la gestione e la fornitura di materiale manipolabile per gli animali e quello dell’uso di pedane per agevolare la discesa dalle gabbie senza più rischiare scivolamenti e cadute delle bestie.
Come si legge sul sito di “Essere Animali”, ciò che l’associazione aveva documentato attraverso un’indagine sotto copertura riguardava, infatti, il momento dell’uscita delle scrofe dalle gabbie: gli operai, non utilizzando rampe antiscivolo, avrebbero così costretto gli animali, che hanno vissuto immobilizzati per più di un mese, a un salto che non sarebbero stati in grado di compiere correttamente.
Dalle immagini si vede come alcune scrofe cadano a terra e, successivamente, zoppichino vistosamente: “I suinetti - si legge sul sito dell’associazione - vengono castrati e mutilati della coda senza disinfettante, né anestetico o analgesico, e i guanti utilizzati dagli operatori sono ancora imbrattati dell’inchiostro usato per il tatuaggio, rischiando così di infettare la ferita. I maiali vengono afferrati per le orecchie e per le zampe sotto al ginocchio, con il rischio di causare lesioni e fratture. Gli operatori, poi, lanciano letteralmente gli animali: una pratica illegale e inspiegabile perché oltre a provocare sofferenza acuta agli animali è controproducente anche per l’allevatore. Questo è indicatore di una pessima formazione del personale”.
Documentato anche “il momento del tatuaggio e della marchiatura degli animali”, dove “le scrofe e i suinetti vengono percossi ripetutamente”. E ancora, “un operaio sopprime un suinetto sbattendolo in un cancelletto di una gabbia parto”. Anche questo, per l’associazione denunciante, "non sarebbe stato legale, perché non avrebbe rispettato la procedura di abbattimento per non causare agli animali inutili sofferenze”.
Alcune scrofe avrebbero avuto ferite dovute alla posizione fissa e immobile a cui erano costrette per via delle gabbie. Sull’utilizzo delle gabbie, però, nessuna sanzione è stata applicata né prevista, in quanto pratica di allevamento permessa dalla normativa.
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