Condanne a due anni e mesi undici di reclusione sia per l’ex sindaco Renato Maiolo (per il quale si conta una seconda condanna con la pena di un mese di arresto) che per l’ex segretaria comunale Anna Di Napoli, giudicati responsabili per una parte dei diversi capi di imputazione per i quali erano stati rinviati a giudizio e assolti invece per le rimanenti accuse.
Assolti invece gli altri quattro imputati: il geometra albese Giovanni Careglio ("per non aver commesso il fatto"), l’architetta braidese Cinzia Gotta ("perché il fatto non sussiste"), il professionista Marco Musso ("perché il fatto non sussiste") e la responsabile del servizio finanziario del Comune Federico Borello ("perché il fatto non sussiste").
Questo il verdetto col quale questa mattina, venerdì 11 aprile, in Tribunale ad Asti si è chiuso il processo Feudo, il procedimento originato dall’indagine sulle presunte malversazioni commesse da amministratori, funzionari e professionisti coinvolti nelle passate gestioni amministrative del Comune di Santo Stefano Roero.
A pronunciarlo, questa mattina presso il palazzo di giustizia astigiano, il giudice Alberto Giannone, presidente del collegio (a latere Victoria Dunn e Francesca Rosso) chiamato a pronunciarsi sulle richieste di condanna avanzate dalla Procura della Repubblica di Asti per bocca del pubblico ministero Davide Lucignani.
L’indagine è quella originata da un’inchiesta condotta dal Nucleo Economico Finanziario della Guardia di Finanza di Cuneo su segnalazione della Procura regionale della Corte dei Conti. Chiamato a rispondere di un dissesto più che milionario era così stato innanzitutto Renato Maiolo, 75enne agricoltore in pensione e sindaco di quel Comune per quindici anni, dal 2004 al 2019.
Per l’ex amministratore, difeso dall’avvocato albese Roberto Ponzio, il Pm Lucignani aveva chiesto una condanna a 6 anni di reclusione. Pari a 5 anni era invece stata la richiesta avanzata nei confronti dell’ex segretaria comunale Di Napoli, della funzionaria Federica Borello e dell’architetta braidese Cinzia Gotta, già sindaca di Baldissero d’Alba. Per il geometra albese Giovanni Careglio l’accusa aveva invece richiesto 4 anni di reclusione; due anni e 8 mesi la pena richiesta per l’ultimo degli imputati, Marco Musso, che come Gotta e Careglio faceva parte dei professionisti che lavorarono per il Comune roerino con gli incarichi finiti sotto il faro delle Fiamme Gialle.
I giudici, che hanno riconosciuto a Maiolo e Di Napoli le circostanze attenuanti generiche in regime di equivalenza rispetto all’aggravante contestata, hanno condannato sindaco e segretaria comunale dell’epoca, in solido fra loro, al risarcimento dei danni in favore del Comune di Santo Stefano Roero costituito come parte civile con l’assistenza dell’avvocato Giulio Calosso, da liquidarsi in separato giudizio civile, oltre al pagamento delle spese legali e al pagamento in solido di una provvisionale immediatamente esecutiva di 18mila euro.
Insieme Maiolo, Careglio, Gotta e Borello risultavano tra i dodici soggetti alla sbarra anche nel processo Feudo 2, il cui primo grado si è chiuso lo scorso 14 marzo con l’assoluzione di tutti gli imputati.
Lo scorso 21 febbraio Renato Maiolo era stato condannato a due anni di reclusione con pena sospesa e non menzione per maltrattamenti nei confronti dell’ex responsabile dell’ufficio tecnico comunale.
I COMMENTI
Tra i primi a non nascondere la propria soddisfazione per l’esito del processo l’avvocato astigiano Piermario Morra, che insieme alla collega Catia Vassallo difendeva il geometra albese Giovanni Careglio: “Massima soddisfazione per l’esito che giunge dopo l’assoluzione di Feudo 2. Anche in questo caso siamo di fronte ad assoluzioni che cristallizzano totalmente l’estraneità ai fatti del nostro assistito”.
Indicato in giorni 90 il termine per il deposito della motivazione.
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Articolo in aggiornamento.
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