Incessanti richieste di denaro e le minacce di farlo arrestare se non avesse pagato quanto preteso. Lui chiedeva solo un po’ di tempo per poter continuare a dare i soldi a quella giovane donna che, in accordo con il fidanzato, si approfittò invece della sua fragilità. Poi l’invio dell’ultimo messaggio, prima di trascorrere quell’ultima serata karaoke con gli amici: “Non ce la faccio proprio. Sono disperato”.
Dietro la morte improvvisa del quarantenne che il 20 ottobre 2019, dopo l’appello di amici e parenti che ne denunciarono la scomparsa fu trovato morto sotto il viadotto Soleri, non si celerebbe uno, ma ben due nomi. Quello di una giovane coppia di fidanzati: lui, M.M. e lei, C.R. che per dieci mesi gli estorsero oltre 4mila euro. Questo, secondo la Procura di Cuneo e gli agenti di polizia giudiziaria che svolsero le indagini.
Nel corso dell’ultima udienza è stato ascoltato il perito informativo che ha ricostruito le chat tra gli imputati e i messaggi alla vittima. “Amore - scriveva M.C. al suo compagno- hai visto? Mi ha mandato i soldi”. “Sì amore - rispondeva lui- Brava!”. E ancora: “Ti deve mandare i soldini?” - scriveva M.M. e lei rispondeva “Ovvio”.
I due, una coppia di fidanzati di Nola (Napoli) lei classe 1997 e lui 1993, sono stati rinviati a giudizio in tribunale a Cuneo con le accuse di estorsione aggravata e del reato di morte come conseguenza di altro delitto.
A spiegare in aula che cosa emerse dopo che gli effetti personali del quarantenne furono ritrovati e sottoposti al vaglio degli inquirenti, era stata l’Ispettore capo Mariella Faraco della Questura di Cuneo. Quella notte, la microcar dell’uomo era stata trovata sul viadotto Soleri. Il suo corpo venne poi trovato alle Basse di Sant’Anna con il borsello al cui interno c’era il cellulare.
L'uomo era un invalido civile all’85%. Non era la prima volta, come aveva spiegato la sorella in aula, che qualcuno si approfittava della fragilità di suo fratello. A scoprire che qualcosa in quegli ultimi dieci mesi non andava era stata la madre, con cui il figlio aveva il conto cointestato. Prelievi e versamenti di denaro anomali, per un totale di circa 4.142 euro in un periodo dal 19 gennaio 2019 al 17 ottobre.
Il dialogo con lui sorella era difficile, come disse la sorella: “Mio fratello aveva dei limiti, ma voleva la sua autonomia”.
“Mi serve un contatto falso - scriveva ancora M.C. a M.M.- I soldi me li manda fino a marzo, quindi devo iniziare a farlo innamorare di qualcun’altra”. Poi quei soldi arrivarono: “200 euro ho fatto, amore”, scriveva di nuovo la ragazza al fidanzato. “Sei grande - ribatteva M.M. E lei: "Sono un po' pochi, abbiamo molte spese".
Nel corso della sua deposizione, l’ispettrice aveva ricostruito che cosa venne trovato nel cellulare del quarantenne. Ciò che saltò all’occhio fu una chat su Messenger, in cui una “ragazza di bell’aspetto”, tale ‘Francesca Di Marzio’, pseudonimo dietro cui si sarebbe celata C.R., gli chiedeva di effettuare alcune ricarica su una Postepay. A creare i profili Facebook alla donna, come anche emerso dalle intercettazioni, sarebbe stato il compagno, M.M.
“Altre minacce - aveva continuato l’ispettrice Faraco- erano emerse da un’altra donna, tale Angela Veli. In quel periodo la donna diceva di essere ricoverata in ospedale per sottoporsi ad alcuni cure di fertilità, che diceva essere molto costose. Alessandro contribuì nelle spese, ma i soldi vennero veicolati attraverso la Di Marzio”.
Poi, qualche giorno prima della sua scomparsa, tra l’11 e il 15 ottobre 2019, come emerge dalle chat, la “Di Marzio” lo intimò di nuovo a effettuare una ricarica: “Fu nel fornire i dati della carta che riuscimmo a risalire proprio a C.R.”, aveva precisato l’ispettrice.
Il 15 ottobre, un altro messaggio: “Ti do tempo sino al 27 ottobre per i 500 euro, dopo c’è la carta di arresto”. Poi, il 17 settembre 2019 un altro versamento da 500 euro.
Ma come spiegato dal perito informatico chiamato a testimoniare, la prima minaccia arrivò qualche giorno dopo: “Non sbagliare - avrebbe scritto C.R.. al quarantenne- perché ti trovi in difficoltà con la presenza di tua madre, che non sarà contenta di sapere tutto”. “Non mi ricatti per piacere- rispondeva lui- io sono già in difficoltà. Quando ho dato 500 euro lo scorso mese la banca ha telefonato a mia madre”. “Non mi mettere in difficoltà, devi mandarmi tutti i 500 euro” gli diceva l’imputata.
Qualche giorno dopo, era l’11 ottobre , C.R. avrebbe rincarato ancora di più la dose: “Vedi tu come fare, se entro stasera non ci sono soldi tua mamma saprà la triste verità di cosa hai fatto. E non penso sarà la cosa più brutta, hai capito?”. “Non è che la cosa deve andare avanti in eterno - aveva risposto lui- state estorcendo soldi a un invalido civile”.
Dopo le suppliche, il 17 ottobre, due giorni prima del suicidio, un altro messaggio: “Dato che il 27 è domenica, il 28 vengono i carabinieri a prenderti. Ora sai tu come fare ciao”. “Come faccio a mettere i soldi che è tutto chiuso?” Rispose lui. Per l’ultima volta.
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