Il Nazionale

Cronaca | 28 marzo 2025, 19:06

La terribile storia di Paolo Sarullo reso tetraplegico per il furto di un monopattino. La famiglia chiede aiuto "Chi paga per una vita rovinata?"

La vicenda è accaduta ad Albenga ma Paolo è originario di San Damiano dove vive il padre. Saranno promosse iniziative per aiutare la famiglia anche in paese

La terribile storia di Paolo Sarullo reso tetraplegico per il furto di un monopattino. La famiglia chiede aiuto "Chi paga per una vita rovinata?"

Una notte di maggio ha spezzato per sempre la vita di Paolo Sarullo, 24 anni, diviso tra le radici astigiane di San Damiano D’Asti – dove vivono il padre e i parenti paterni – e Albenga, la sua casa fino al 19 maggio 2024

Quell’alba, un pugno sferrato senza pietà durante il furto del monopattino elettrico lo ha lasciato tetraplegico e condannato a comunicare solo con lo sguardo. Quattro giovani nordafricani, riconosciuti colpevoli, non pagheranno però i 1,6 milioni di euro di risarcimento: nullatenenti, hanno ridotto la famiglia a lottare in solitudine.

Per un monopattino... Una vita distrutta

Di ritorno da una serata trascorsa in discoteca con gli amici, infatti una notte dello scorso maggio, intorno alle 3,30, stava tornando a casa a piedi con un amico. Aveva con sé il suo monopattino elettrico, che gli era stato rubato da un ragazzo parte di un gruppo di 4 amici provenienti dal Piemonte. Paolo e l’amico chiedono la restituzione del monopattino. Il monopattino viene poi restituito, ma un ragazzo del gruppo sferra un pugno in viso a Paolo, che cadendo indietro batte la nuca. Emorragia cerebrale. L’inizio di un calvario.

Paolo viene salvato dai suoi amici. Gli aggressori scappano. I quattro, tutti giovanissimi, tra cui un minorenne, sono a processo. Due dei responsabili sono stati condannati: l’autore del pugno a sei anni di reclusione per lesioni gravissime e rapina, con l’aggravante dei motivi futili e abietti; un altro membro del gruppo a tre anni e sei mesi. Entrambi hanno ammesso le proprie colpe, ottenendo così uno sconto di pena. La sentenza di primo grado è stata però impugnata e, in attesa del processo d’appello, anche l’unico detenuto (colui che ha sferrato il pugno) è tornato libero, sottoposto alla misura del braccialetto elettronico. Un terzo maggiorenne è in attesa di processo, con un’udienza già fissata, mentre non è ancora chiaro quando si svolgerà il procedimento a carico del minore coinvolto.

Per Paolo intanto emorragia cerebrale, due interventi da 15 ore ciascuno e la rimozione di gran parte del cranio che furono solo l’inizio di un calvario durato mesi. Oggi, dopo 50 ore di chirurgia, la diagnosi è cruda: tetraplegia con funzioni cognitive gravemente compromesse.

Servono tanti aiuti, in campo anche le Iene

Vive con la madre Miranda in un appartamento a La Spezia, pagato a fatica dalla cugina Rossella – diventata il volto pubblico della battaglia – mentre la loro casa popolare a Campochiesa è inagibile per muffe e mancanza di spazio. Le necessità sono immense: assistenza h24, un letto ortopedico, terapie riabilitative costose. Lo Stato promette 25mila euro, ma servirebbero due milioni”, denuncia Rossella, spiegando come la madre abbia perso il lavoro per accudirlo.

I responsabili, nonostante le condanne, sono tornati in libertà: l’autore del pugno, inizialmente condannato a 6 anni, aspetta l’appello col braccialetto elettronico; un complice ha avuto 3 anni e mezzo. “Non vedremo un euro, possono continuare la loro vita mentre Paolo è intrappolato in un letto”, aggiunge la famiglia, amareggiata dall’ingiustizia. Paolo era un ragazzo solare, buono con tutti, appassionato di musica, in particolare delle canzoni di Ultimo, e di calcio. Aveva sogni e speranze, spezzati in una notte di maggio.

L’appello accorato arriva dalla cugina astigiana: “Abbiamo bisogno di tutti: Comuni, Regione, gente comune. Aiutateci a costruirgli un futuro. Le speranze si aggrappano alle donazioni – una raccolta su GoFundMe e bonifici all’IBAN IT39T0760110600001073223388 – e alla solidarietà nazionale, accesa anche dal servizio delle Iene con Matteo Viviani andato in onda il 9 marzo.

La cugina astigiana ci racconta che Paolo ha vissuto a San Damiano per un periodo per poi trasferirsi ad Albenga, ma ha sempre mantenuto i contatti con i familiari. "In qualità di familiari, abbiamo avuto un incontro con il sindaco di San Damiano, Davide Migliasso, il quale si è reso disponibile per promuovere iniziative a scopo benefico, il presidente dello Spartak, il presidente della croce rossa di San Damiano D'Asti e molti degli abitanti hanno risposto positivamente alla nostra richiesta di sostegno".
Per sostenere Paolo e la sua mamma è nata anche la pagina Facebook Uniti per Paolo.

Betty Martinelli

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