La storia dell'azienda Di-Bi di Besozzo ha inizio nel 1975 e quest’anno sono 50 anni di attività. Tutto è iniziato da un'intuizione di Leonardo Binda, che con la moglie Rosangela De Taddeo incominciano a lavorare in un piccolo locale nella frazione di Bogno.
Negli anni a venire l'attività legata all'abbigliamento sportivo si è ingrandita sino a specializzarsi sempre di più nel realizzare abbigliamento tecnico per il canottaggio: tuttora la Di-Bi collabora con moltissime società remiere a livello nazionale.
Binda oltre che come imprenditore è molto conosciuto anche in ambito sociale e sportivo: ricopre infatti il ruolo di presidente della Federazione Italiana di Canottaggio della Lombardia.
Leonardo ci racconta com'è nata l'avventura della Di-Bi?
Dobbiamo riavvolgere il nastro della macchina del tempo e tornare indietro di oltre 50 anni negli spazi dell’oratorio di Bogno. Con mia moglie ritiravamo pezzi di stoffa da una ditta locale per realizzare delle magliette per i ragazzi che giocavano a pallone in oratorio. Un giorno Rosangela tra questi ritagli ha trovato un pezzo di stoffa particolarmente elasticizzata ed ha intuito che si poteva realizzare una tuta sportiva. Realizzato questo capo particolare assai diverso da quelli di lana che allora si confezionavano, senza indugi ho provato ad indossarla io stesso e a farmi vedere dagli amici dell’oratorio. Fu un successo ed abbiamo sin da subito avuto diverse richieste. Poi grazie al passaparola, abbiamo preso un piccolo "garage" e lì è nato il primo laboratorio dove confezionavamo tute sportive, senza poterci fare pubblicità in quanto non avevamo mezzi economici, facendoci conoscere solo attraverso i contatti dei nostri conoscenti.
E da allora non avete più smesso di fornire abbigliamento sportivo ad atleti e a società.
Nel calcio siamo entrati sin da subito in alcune realtà locali del nostro territorio sino ad arrivare al Varese Calcio, poi abbiamo ampliato il mercato in altri sport come ciclismo, basket e pallavolo, fornendo i nostri prodotti anche alla Oreka di Albizzate che ai tempi giocava in Serie A. Quindi arriviamo al canottaggio grazie all’interessamento del campione Stefano Martinoli per poi arrivare alla prima fornitura per la Federazione Italiana Canottaggio nel 1979.
Con lo sviluppo del mercato avete dovuto assumere personale e ingrandirvi?
Ci siamo confrontati con Rosangela e visto il forte incremento delle attività abbiamo iniziato a fare qualche assunzione e nel tempo ci siamo trasferiti in via Roncari, dove avevamo anche il negozio. Poi un ulteriore salto in avanti, quando siamo arrivati nella attuale sede produttiva in via Armando Diaz, dove tuttora lavorano 15 dipendenti. Negli anni sono entrati in attività anche i nostri figli Claudio e Joas. Negli anni anche nei momenti di crisi del settore, la nostra realtà ha sempre avuto la forza e la capacità di veder aumentare il lavoro.
Quello della pandemia da Covid è stato un periodo molto particolare anche a livello lavorativo?
E' stato un momento terribile, ma siamo stati capaci di essere pronti a rispondere alle esigenze di quel momento. Ricordo ancora la telefonata di Riccardo Del Torchio, allora sindaco di Besozzo, che aveva una urgente necessità di mascherine da fornire alla casa di riposo del paese. Ci siamo dati da fare con i nostri dipendenti, che si sono subito resi disponibili ed abbiamo realizzato dispositivi di protezione per ospedali, aziende, case di riposo, privati producendo oltre 700mila mascherine. Non è mai stato di nostro interesse conoscere il ricavo o sapere quante ne abbiamo donate, per tutti noi è stato importante aver fatto qualcosa di socialmente utile per le persone in quel periodo.
L'impegno sociale è sempre stato al primo posto per la Di-Bi?
Tutto quanto abbiamo fatto di utile è stato realizzato con Rosangela. Siamo entrati sin da subito nello sport per disabili, nelle diverse discipline, ricevendo tante gratificazioni. L’elenco sarebbe lungo da farsi in questi tanti anni, posso rammentare uno degli ultimi, quando abbiamo dato ospitalità alla nazionale ucraina di canottaggio che non aveva i mezzi economici per partecipare ai Campionati che si svolgevano a Varese. E’ stata una esperienza straordinaria, sono nate grandissime amicizie che continuano tuttora.
Le innovazioni tecniche sono fondamentali anche nel settore dell'abbigliamento sportivo?
Certamente, siamo sempre stati e ancora adesso siamo al passo con le continue richieste ed innovazioni che il mercato ci chiede. Alla Di-Bi è nato il primo body per il canottaggio, sino al 1980 si correva in barca con maglietta e calzoni corti di lana molto spessa. Con Rosangela e Thor Nilsen, che è stato un grande allenatore di canottaggio a livello mondiale, abbiamo messo a punto il primo campione di body che è stato una grande innovazione nel mondo del canottaggio. Vorrei ricordare che in quel periodo Nilsen era direttore tecnico della nostra nazionale remiera. Altro capo innovativo che abbiamo realizzato anni dopo è stato il gilet tecnico per il vogatore che è stato un altro colpo di genio di mia moglie. Questa tipologia di vestiario detta in gergo anche "paraspruzzi", permette al vogatore di proteggersi la schiena evitando di bagnarla, sia in allenamento che in gara.
Leonardo ci racconti ancora qualcosa della Di-Bi che non è solo una semplice azienda che quest'anno compie 50 anni?
Per raccontare la Di-Bi nei suoi 50 anni ci vorrebbero altri 50 anni. Siamo arrivati a mezzo secolo e per una realtà artigianale produttiva locale è un bel traguardo. Per tutto il mondo del canottaggio siamo un punto di riferimento importante; posso concludere dicendo che attualmente la Di-Bi va avanti come sempre, con passione, amore e dedizione. Mio figlio Joas e sua moglie Alice possiedono la forza interiore e lo spirito giusto per proseguire l'attività con la giusta genialità imprenditoriale che contraddistingue da sempre la nostra realtà artigianale. Un plauso e un ringraziamento va anche alle nostre maestranze per la professionalità che mettono nel loro lavoro.
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