“Una città si salva solo se nessuno viene lasciato indietro”.
Esordisce così la candidata sindaca per la colazione progressista Silvia Salis che questa mattina davanti a una gremita sala Grecale dei Magazzini del Cotone, ha presentato i punti del suo programma per Genova.
Lavoro, giovani, qualità della vita ma anche diritti, mobilità, formazione e rigenerazione; al centro del programma della candidata c’è il desiderio di costruire una città a misura di persone, capace di far fronte alle problematiche di tutti e tutte, combattendo l’isolamento sociale e la ghettizzazone, lavorando sulle grandi opere necessarie contrastando lo spreco do denaro.
L’obiettivo per Salis è dunque quello di rilanciare Genova che, negli ultimi anni, ha perso troppe occasioni.
"La politica deve creare le condizioni perché il lavoro sia sempre più dignitoso, stabile, perché non si debba più parlare di povertà lavorativa, di part-time involontario, di precariato senza prospettive. Non possiamo continuare ad assistere a una città in cui i giovani sono costretti ad andarsene per costruire altrove il loro futuro. Genova deve diventare una città che offre opportunità, non una città che respinge”, ha evidenziato la candidata, insistendo sulla necessità di una nuova stagione di investimenti che guardi alla reindustrializzazione sostenibile, alla logistica, al turismo e ai servizi innovativi come settori strategici per la creazione di occupazione.
"Fortunatamente, non partiamo da zero. Genova ha eccellenze straordinarie, sia nel mondo dell’impresa che in quello della ricerca. Il nostro compito è creare le condizioni perché questi settori possano crescere, per attirare nuovi investimenti e per offrire ai nostri giovani un lavoro qualificato, che sia ben pagato e che dia loro stabilità".
Uno dei punti su cui Salis ha insistito maggiormente è la condizione delle nuove generazioni. Così, partendo dalla considerazione che in sala non si sono visti i volti di molti e molte giovani, Salis ha aggiunto: “È proprio per questo che dobbiamo lavorare per coinvolgerli di più nella politica e nelle scelte per questa città. Andremo a parlare direttamente con loro, faremo capire che in questo programma c’è spazio per le loro esigenze, per le loro ambizioni. Genova ha un’età media troppo alta e non può permettersi di continuare a perdere i suoi ragazzi. Questo significa ripensare la città affinché sia a misura di studente, di lavoratore, di chi vuole mettere radici qui e non altrove".
A chi le ha chiesto se la sua candidatura rappresenti una rottura con le amministrazioni precedenti, Salis ha risposto con fermezza. "Io non porto le croci della sinistra, né voglio farmi carico delle responsabilità di scelte fatte quando io andavo ancora alle elementari o al liceo. Credo che continuare a parlare di ciò che è successo dieci o vent’anni fa sia solo un modo per evitare di discutere dei problemi di oggi. La realtà è che negli ultimi quattro anni la qualità della vita a Genova è crollata di trenta posizioni secondo i dati del Sole 24 Ore, e questo è il segno di una gestione fallimentare. Noi vogliamo guardare avanti, costruire un modello di città che sia più vivibile, più dinamica, più inclusiva”.
A proposito di una Genova inclusiva, dal palco Salis ha annunciato l’intenzione di reintrodurre il patrocinio al Pride e la volontà di non lasciare indietro nessuna e nessuno, sostenendo centri antiviolenza e presidi capaci di ricostruire le infrastrutture sociali.
“Democrazia significa tutela dei diritti per tutte e tutti”, ha ribadito nel corso dell’incontro, più volte interrotta da lunghi applausi.
Altro pilastro del programma è la qualità della vita: "La sicurezza non è solo un problema di ordine pubblico. È sapere che, se hai un problema, c’è un servizio che ti aiuta. È vivere in un quartiere pulito, con trasporti funzionanti, con spazi pubblici che non siano abbandonati. Noi vogliamo una città dove tutto sia più semplice, dove non si debbano affrontare lunghi tragitti per accedere a un servizio essenziale, dove la manutenzione di strade, scuole, giardini sia una priorità costante e non un problema da rimandare all’infinito. Una città dove i servizi funzionano è una città che attrae, che cresce, che offre opportunità anche economiche”.
Non sono mancati poi una serie di riferimenti al mondo culturale che possa incentivare chi fa arte, in ogni espressone, a trovare a Genova un luogo in cui lavorare.
Sul tema delle infrastrutture e della mobilità, Salis ha ribadito la necessità di trovare un equilibrio tra sviluppo e sostenibilità. "Non vogliamo perdere finanziamenti, ma non vogliamo neanche devastare la Valbisagno con progetti calati dall’alto come lo Skymetro. Apriremo un tavolo tecnico, perché le decisioni devono essere prese con un confronto serio, basato sulle necessità del territorio e non sulle imposizioni politiche".
Nel corso della conferenza, Salis ha risposto anche alle critiche sulla gestione della campagna elettorale da parte del centrodestra, accusato di speculare sulle tragedie e di costruire il dibattito politico sulla polemica continua. Il riferimento è alla tragedia di piazza Paolo da Novi, costata la vita a Francesca Testino, e alle parole del vicesindaco facente funzioni Pietro Piciocchi, raccolte in una lettera e pubblicate questa mattina prima sulle pagine del Secolo XIX e poi da diversi quotidiani: ”Io credo che i genovesi siano stanchi di questo modo di fare politica, fatto di slogan, di attacchi personali, di discussioni sterili che non portano a nulla. Noi vogliamo parlare di soluzioni, vogliamo spiegare come rendere Genova una città migliore per chi ci vive ogni giorno. La polemica politica di fronte a certe situazioni andrebbe lasciata da parte. È una questione di stile, di dignità, di rispetto per i cittadini”.
Infine, un messaggio agli indecisi, a chi ancora non ha scelto se e per chi votare: "Non vi dirò banalmente di andare a votare perché è un dovere. Vi chiedo di credere in questo progetto, di credere in una proposta nuova, in una squadra fatta di tanti giovani, tante donne, tante persone che hanno voglia di cambiare davvero questa città. Genova ha bisogno di un futuro diverso, e questo futuro lo possiamo costruire insieme".
“Hanno detto che Genova era stanca, che era vecchia, che era finita, ma Genova resiste. Non basta più. Dobbiamo tornare a navigare, a prendere il timone della nostra città, a portarla verso un orizzonte nuovo. Abbiamo passato anni a sentirci dire che non si può fare ma dobbiamo avere il coraggio dei grandi navigatori, il coraggio di credere che possa esistere un’altra Genova dove nessuna e nessuno viene lasciato indietro, dove si ascolta, una città che guarda al futuro”.
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