Il Nazionale

Cronaca | 13 marzo 2025, 20:32

Dietro quello sparo, una vendetta per gelosia? Un uomo a processo per tentato omicidio

Il colpo venne esploso dal conducente di un furgone che affiancò la sua Ford in una strada di Manta. La vittima: "Mi fece giurare in chiesa che non avevo rapporti con la sua fidanzata. Ma non so chi ci fosse alla guida"

Dietro quello sparo, una vendetta per gelosia? Un uomo a processo per tentato omicidio

Non sarebbe stato un normale incidente stradale quello avvenuto il 4 ottobre 2023 in via Gerbola a Manta, ma un tentato omicidio. 

Quella mattina, I.L., un ventottenne di origini albanesi, si stava dirigendo a bordo di una Ford verso il cantiere di Centallo dove lavorava come muratore. A un certo punto la sua auto venne però affiancata da un furgone, il cui conducente esplose nella sua direzione un colpo di pistola che colpì il ragazzo sotto l’ascella sinistra. Il ragazzo finì fuori strada e, all'arrivo dei soccorsi venne trasportato in ospedale per accertamenti. 

Qui, poco prima che entrasse in sala operatoria e con l'autorizzazione del medico, venne raggiunto dai Carabinieri che trascrissero le sua dichiarazioni. "Ha detto di essere stato colpito da un suo conoscente" ha affermato in tribunale il maresciallo Lisciandrello. 

"Quel conoscente" secondo le indagini condotte dai Carabinieri e la prima ricostruzione fornita dalla vittima sarebbe A.J., un ventinovenne albanese ora accusato in tribunale a Cuneo di tentato omicidio e possesso illegale di armi. Assieme a lui, c'è un altro imputato D.A., un cittadino italiano. Il movente del gesto sarebbe di tipo passionale, forse per vendicare un tradimento che però non si sarebbe mai consumato. 

Stando a quanto emerso in aula, sembrerebbe infatti che A.J. fosse geloso della sua fidanzata e che sospettasse che lei avesse intrattenuto con I.L. qualcosa di più di un’amicizia. Dopo il suo arresto, il ventinovenne venne messo in custodia cautelare in carcere. Attualmente è a piede libero, sottoposto all’obbligo di dimora.

 "La sua fidanzata lavorava in un bar a Saluzzo - aveva riferito I.L.-. La conoscevo già prima che stesse con lui. Lei mi aveva aiutato con la patente e i documenti. Nulla di più. Una decina di giorni prima di quel 4 ottobre, lui mi aveva mandato un messaggio dicendomi che doveva parlarmi: credeva che io avessi una storia con la sua ragazza. Venne a casa mia insieme a due amici e mi chiese se fosse vero. Io gli assicurai di no. Mi chiese di andare a giurare in chiesa. Andammo a Saluzzo, io giurai che non avevo niente a che fare con la sua fidanzata. Poi andammo a casa, ci stringemmo la mano e sembrò finita lì”. 

Il giuramento, però, al ventinovenne non sarebbe bastato. Quella mattina, dopo aver fatto colazione in un bar di Manta, ila vittima vide il furgone: “Andava verso Saluzzo - aveva precisato - conoscevo il mezzo e ho riconosciuto A.J. al volante. Dopo aver pagato, mentre stavo andando all’auto ho rivisto passare il furgone, ma il lato conducente era lontano da me e non ho visto chi lo guidava”. 

Ma a percorrere la stessa strada intorno alle 7.20 c'era anche un uomo che stava accompagnando il figlio a scuola. Chiamato in aula, il testimone oculare, lo stesso che poi soccorse la vittima dopo che uscì fuori strada, ha spiegato di non ricordare che il ragazzo gli avesse parlato di uno sparo: "Ho tentato di tenerlo vigile e farlo parlare - ha detto- gli ho chiesto come stava e lui ha detto qualcosa come ‘mi ha sbattuto fuori strada’. Ma non ricordo le parole precise". 

L'auto del testimone marciava nella direzione opposta a quella del furgone, che ricorda essere di colore blu e datato: "L’impressione è che fossero in una fase di faticoso sorpasso ma abbastanza affiancati.- ha spiegato-  A un certo punto ho visto l’auto andare giù nel fossato. Avevo l’autoradio accesa e parlavo con mio figlio  Il furgone non era così vicino da creare pericolo”. 

Il 9 di aprile proseguirà l'istruttoria. 

CharB.

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