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Sport | 11 marzo 2025, 07:20

In ricordo di Sandro Galleani: «Un pezzo di tutti noi e di questa città»

Ampio spazio riservato al ricordo di Sandro Galleani nella diciottesima puntata de L’Ultima Contesa, andata in onda ieri dopo la sconfitta dei biancorossi contro la Bertram Derthona Tortona. Ospiti sono stati Max Ferraiuolo e Francesco Caielli che hanno portato ricordi e testimonianze: «Ha legato il suo nome alle pagine più belle della Pallacanestro Varese della nazionale italiana. Un personaggio di una dimensione grandissima a cui tutti non potevano non voler bene e in cui riconoscevano la parte sana della società. L’ho conosciuto che avevo 14 anni e giocavo nelle giovanili, mi sistemò la schiena trattandomi come se fossi un giocatore della prima squadra. Lo ricorderemo sempre, magari con evento a cadenza annuale». I funerali di Galleani si svolgeranno questo pomeriggio alle 15 nella chiesa di Gazzada

In ricordo di Sandro Galleani: «Un pezzo di tutti noi e di questa città»

Una vera e propria leggenda della società biancorossa e non solo. Il tributo a Sandro Galleani, storico fisioterapista della Pallacanestro Varese e della nazionale, ha occupato la prima parte della diciottesima puntata de L’Ultima Contesa, il talk show sulla pallacanestro di VareseNoi.

Ospite della puntata è stato Max Ferraiuolo, responsabile operativo Pallacanestro Varese, nonché uno dei “figli” prediletti di Galleani. Con lui tanti aneddoti e tante testimonianze in ricordo di una vera e propria bandiera della società biancorosso. Altro ospite, il giornalista Francesco Caielli.

L’ultimo saluto a Sandro Galleani sarà oggi a Gazzada, dove presso la chiesa parrocchiale, alle 15, si terrà il funerale.

Parte anche all’attualità: ovvero all’ennesima sconfitta, la sesta di fila, rimediata dalla Openjobmetis domenica sul parquet di Casale, conto la Bertram Derthona Tortona: Nonostante la prestazione convincente, supplementare ancora fatale per la squadra di coach Kastritis.

Di seguito alcune delle dichiarazioni di Max Ferraiuolo.

«Se n’è andato un pezzo grossissimo di tutti noi e della Pallacanestro Varese, ma anche della nostra città - il suo primo ricordo di Sandro Galleani - Visto che Sandro ormai era un personaggio pubblico. Ha legato il suo nome alle pagine più belle della Pallacanestro Varese della nazionale italiana. Un personaggio di una dimensione grandissima a cui tutti non potevano non voler bene e in cui riconoscevano la parte sana della società. I ricordi si accavallano, le emozioni sono tantissime e grandissime. Parlare di lui ora diventa difficile, sembra di essere scontati, però parlando di lui non è così: Sandro è sempre stato un uomo vero, che ha sempre messo gli altri davanti a se stesso. Ti faceva sempre guardare le situazioni da tanti punti di vista, dopo esserti confrontato con lui non potevi che uscire caricato. Tutta la città conosce Galleani e sono convinto che in questo momento il cuore triste sia per tantissime persone».

«La vera forza di Sandro era far sentire importante chiunque entrasse in contatto con lui, aveva questa sensibilità e questo modo di farti sentire importante e di darti valore. Quando gli davi in mano un microfono bisognava strapparglielo via e poi mi diceva “Dici che ho esagerato?” Ricordo quando si facevano le foto di squadra doveva essere sempre presente a scherzare… Lui e l’Egidia hanno fatto una vita insieme, Sandro diceva che lei era il segreto del suo successo, perché gli aveva sempre permesso di seguire la sua vocazione e non facendolo mai preoccupare di quello che succedeva a casa».

«Quando ho conosciuto Sandro avevo 14 anni, giocavo nelle giovanili e avevo avuto un problema alla schiena. Il mio allenatore mi portò a casa di Galleani per farmi sistemare, lui era già un mito, ma quando entrai in casa sua mi trattò come se fossi un giocatore della prima squadra: mi ha tenuto lì, mi ha massaggiato mi ha parlato… La sua forza era questa».

«Giusto che in maniera pubblica venga ricordato e onorato Sandro, magari con un grande evento che tutti gli anni come ricorrenza ci permetta di farlo. Ai ragazzi spetta l’impegno di continuare a portare avanti il senso di appartenenza e continuare il lavoro di trasmissione di quella che è una fede e qualcosa che faccia venire 500 tifosi a Casale. Abbiamo tantissimi bimbi che fanno minibasket da noi, e anche in un momento difficile ti rendi conto che è solo quello che aspettano: ricevere impulsi e insegnamenti per portare avanti questa cosa bellissima che ha riempito la vita di Sandro, la mia e di tanti altri ragazzi. Questa deve essere la nostra forza e il vero modo di ricordare e onorare Sandro».

Sulla partita di ieri: «Un match che abbiamo affrontato con il piglio giusto, come l’allenatore vuole che la squadra provi a fare e come una squadra che abbia un’identità difensiva fortissima. Penso che i primi minuti abbiano lasciato senza armi anche una squadra forte come Tortona. Alla fine abbiamo raccolto poco, possiamo discutere di mille situazioni, ma dobbiamo portarci a casa quello di buono le ultime partite ci hanno dato: ora abbiamo una squadra che gioca la pallacanestro che deve giocare. I nostri tifosi sono stati ancora una volta incredibili: anche in un anno così travagliato loro ci sono sempre».

Sull’ultima azione dei tempi regolamentari, che ha portato la partita all’overtime: «Questa squadra ha una connotazione difensiva e deve essere la cosa principale da qui alla fine. Ho rivisto il tiro di Vital da diverse angolazioni ed è stato bravissimo lui; anche la difesa di Bradford è stata la migliore che si poteva fare. Si potevano fare mille scelte diverse, magari le cose sarebbero andate diversamente, chissà…».

Su eventuali mosse di mercato: «Il mercato sembra molto povero e le opportunità di trovare giocatori che possano aiutare sono poche. Johnson si è messo da solo nelle condizioni di dover pagare, Kastritis è stato molto chiaro sulle regole del gruppo, ha fatto questo tipo di scelta, anche dolorosa, ma è stato un segnale importante che in quel moment ha voluto dare alla squadra. Per il bene del gruppo forse è bene spremere i giocatori che abbiamo, dando consapevolezza di quanto sono importanti».

Su coach Kastritis: «Si è posto con il senso di una grande sfida e una grande occasione per lui, non avendo mai allenato fuori dalla Grecia. È un allenatore che pretende grandissima attenzione e concentrazione, non molla nulla su nessuno, l’allenamento ora viene fermato più spesso e c’è più attenzione ai dettagli. A volte alza un po’ la voce ed è pretenzioso, ma lo fa a ragion veduta e con buoni risultati visto che tuti lo ascoltano e mettono in pratica i dettami. Ascolta tutti e si confronta con tutti».

Sul progetto Varese Basketball, di cui è responsabile: «Un percorso che essendo fatto da una società professionistica non può che cercare di produrre giocatori di massimo livello. È una missione vera, continuare a tenere viva la passione per la Pallacanestro Varese, e vogliamo che i ragazzi giochino, si impegnino, diano il massimo e sentano forte questo senso di appartenenza, anche in futuro quando smetteranno di giocare. Le nostre squadre stanno facendo il proprio percorso, i risultati ci interessano fino a un certo punto, abbiamo ragazzi interessantissimi e abbiamo una foresteria bellissima».

Qui sotto il video della puntata integrale.

Lorenzo D'Angelo

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