La Lega punta a fissare in Piemonte un tetto alle borse di studio universitarie. Dopo che ieri l’assessore regionale all’Istruzione Elena Chiorino annunciava con toni entusiasti di aver stanziato altri 19 milioni, arrivando così a pagare il 100% dei borsisti, oggi dagli alleati del Carroccio arriva la richiesta di fissare un limite.
"Fissiamo un tetto o rischiamo di non avere i soldi"
Il capogruppo regionale della Lega Fabrizio Ricca in aula è stato netto: “Se non mettiamo un freno oggi, nei prossimi anni rischiamo di non avere i soldi per potere pagare le borse di studio: dobbiamo cambiare i criteri, mettendo un’asticella da non superare”. L’esponente della Lega si fa forza anche dei numeri: secondo le proiezioni nel 2029 la Regione dovrebbe dover pagare 200 milioni per sostenere gli universitari.
“In questi anni abbiamo distribuito – ha aggiunto – soldi a pioggia, senza tenere davvero conto di chi quelle borse se le meritava veramente e chi no. La Regione deve occuparsi anche di sanità, trasporti e lavoro”. Il documento del Carroccio impegna la Giunta a prevedere, dall’anno accademico 2025/2026, stanziamenti per gli studenti sostenibili economicamente dal punto di vista del bilancio regionale.
Cirio dovrà anche andare a Roma per chiedere una revisione dei criteri di merito.
Studenti in protesta
E non si è fatta attendere la protesta degli studenti, che si sono trovati davanti a Palazzo Lascaris per l’ennesimo presidio. “Rispetto agli stanziamenti della giunta – ha spiegato uno dei rappresentanti – mancano ancora cinque milioni di euro, ne sono stati approvati 22 su 27. Le borse sono poi quattro mesi in ritardo”. Fortemente contestato poi il documento di Ricca. “L’università è un motore economico e di sviluppo della Regione”.
A salire sulle barricate anche tutto il centrosinistra, che ha presentato un ordine del giorno che impegna la Giunta Regionale a mantenere gli attuali criteri di ammissione e standard erogativi sulle borse di studio. “È fondamentale che si continui a garantire il supporto a chi ha bisogno e che non si perda di vista l’importanza del diritto allo studio come strumento di equità sociale” hanno sottolineato le consigliere regionali Pd Simona Paonessa e Emanuela Verzella.
Le colleghe di AVS Alice Ravinale, Giulia Marro e Valentina Cera attaccano: "Per il centrodestra il diritto allo studio è un diritto di serie B, non è una prerogativa costituzionale ma qualcosa su cui “risparmiare”". "Ci aspettiamo - hanno aggiunto - che i primi a chiedere alla Giunta Cirio di fare marcia indietro siano proprio gli Atenei piemontesi, che sarebbero gravemente danneggiati da questa decisione".
Vignale: "Le risorse dei piemontesi siano distribuite in modo omogeneo"
Un’apertura alla proposta di Ricca arriva per voce dell’assessore Gian Luca Vignale. “Il Piemonte nel 2019 ha ereditato una spesa sulle borse di studio di 41milioni di euro per 13mila borsisti. Oggi la nostra spesa si avvicina ai 120milioni di euro per quasi 20mila studenti”. “L’ordine del giorno – ha aggiunto l’esponente della giunta - non chiede vengano ridotte le borse di studio, ma che siano in equilibrio con il bilancio. Qualunque azienda normale cercherebbe di garantire il diritto allo studio, ma anche alla mobilità e salute".
"Un Governo che governa deve fare in modo che le risorse dei piemontesi, cioè le tasse, vengano utilizzate in modo omogeneo e corretto per tutti i cittadini” ha concluso Vignale.
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