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Sport | 09 marzo 2025, 19:55

Ioannis come Elio e quei particolari che ancora strozzano in gola gli elogi

IL COMMENTO DI FABIO GANDINI - Fare fallo o no? Oggi come ieri nel basket ci sono dilemmi quasi irrisolvibili: un tempo Pentassuglia chiese addirittura consiglio ai giornalisti, oggi Kastritis ha scelto una strada e gli è andata male. La verità? Alla sua Varese rivoluzionata mancano solo i dettagli per tornare a vincere, come peraltro meriterebbe. Invece sesta sconfitta di fila, tanta paura e un “post scriptum” da non sottovalutare…

Ioannis come Elio e quei particolari che ancora strozzano in gola gli elogi

Nel libro di Flavio Vanetti “Basket” (ne consigliamo vivamente la lettura) si racconta un gustoso episodio con protagonista il mitico Elio Pentassuglia, allenatore della Pallacanestro Varese nei primissimi anni ’80 passato poi a fine carriera sulla panchina di Napoli. 

Ed è proprio sotto al Vesuvio che si consuma la storia in oggetto. È l’epoca in cui, una volta che gli avversari hanno esaurito il bonus, una squadra può ancora decidere liberamente a ogni fallo subito se andare in lunetta oppure effettuare una rimessa. Pentassuglia, trovatosi un giorno nell’evenienza di compiere la suddetta scelta, ordina ai suoi giocatori di tirare i “personali”. Gli va male, perde. La domenica successiva stesso contesto e stavolta il coach dei partenopei opta per il possesso. Niente da fare: altra sconfitta, con il contorno di aspre critiche dei giornalisti presenti nel dopo-partita.

Trascorre un’altra settimana ed ecco ripetersi incredibilmente per la terza volta di fila il medesimo scenario. Qui l’omone di Brindisi si inventa la “magata”: attraversa a larghe falcate il campo durante un timeout, si presenta davanti ai giornalisti e chiede sornione: «E quindi, cosa devo fare stavolta?». 

Aneddoti di un basket che non c’è più. Oggi Ioannis Kastritis non si è ovviamente mosso dalla sua panchina quando ha deciso durante un timeout che sull’ultima azione dei tempi regolamentari i suoi giocatori - avanti di tre contro Tortona a pochi secondi dalla fine - non avrebbero dovuto commettere fallo per mandare in lunetta i piemontesi, evitando così l’evenienza di una tripla che avrebbe rimesso in parità il match. 

Non gli è andata bene. Il fallo non è stato fatto e la tripla è arrivata, così la Bertram ha prima pareggiato, poi vinto al supplementare.

La morale? Aveva forse ragione Pentassuglia con il suo plateale gesto: in casi come questi qualunque cosa fai… sbagli...

Il coach greco ha poi anche motivato in sala stampa quanto accaduto («non avevamo grandi rimbalzisti e rischiavamo il rimbalzo d’attacco dopo i liberi…» ha spiegato) e va anche aggiunto che Bradford ha fatto una grande difesa su Vital, mettendogli la mano in faccia sulla sua spingardata.

Se dobbiamo scriverla tutta, inoltre, scegliamo le due azioni difensive precedenti come rappresentative di errori gravi e decisivi da parte dei biancorossi, non l'ultima: lì sì, con un fallo ancora da spendere prima del bonus, fermare gli avversari sarebbe stato doveroso. Invece niente fallo nella prima azione e fallo tardivo di Alviti (il suo quinto) nella seconda, con conseguenti liberi per Tortona.

Sia quel che sia sono i particolari che continuano a mancare a questa Varese.

E nell’era Kastritis stanno purtroppo risultando fatidici nel segnare il confine tra successi e successi. Ma d’altronde solo a quelli ti puoi attaccare quando vedi che la sostanza - ovvero ciò che conta veramente - è cambiata radicalmente e che ora sì che Varese è tornata ad avere una squadra di cui poter andare orgogliosi.

Ed è altrettanto vero che stasera avremmo voluto scrivere in maniera profondamente diversa questo commento, attingendo a piene mani e con occhi sognanti alla storia dell’Antica Grecia, alla filosofia spartana, al mito. Altro che dissertare di Pentassuglia… Se lo sarebbe meritato Kastritis, per il gran lavoro che sta mettendo in atto. E lo avrebbero meritato tutti quanti, dalla società ai giocatori.  

Invece ora c’è solo un dato che ci frulla in testa: sei sconfitte di fila.

E un P.S… Questo: va bene la linea dura con Johnson, ma a questa squadra un’ala manca come l’aria. Se l'assenza non verrà colmata al più presto sul mercato, l’esclusione di JJ, pur logica per tante ragioni, rischia di essere classificata come temeraria, oltre che “tafazziana”. 

Fabio Gandini

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