Il Nazionale

Sport | 03 marzo 2025, 00:04

IL COMMENTO DI FABIO GANDINI - «Si respira un’aria un po’ rancida…»

Ecco cos’era quel brivido che abbiamo sentito lungo la schiena quando abbiamo collegato le parole pronunciate dal presidente di Trapani Antonini dopo la Coppa Italia al fatto che il prossimo avversario dei siciliani sarebbe stata Varese… E dopo l’oscena prestazione arbitrale di questa sera ci sono venute in mente anche altre parole, quelle che pronunciò Sergio Scariolo 13 anni fa, a censurare una pallacanestro italiana che permette alla vis retorica dei più furbi anche solo il tentativo di spostare gli equilibri…

IL COMMENTO DI FABIO GANDINI - «Si respira un’aria un po’ rancida…»

«Si respira un'aria un po' rancida, di lobby, di situazioni ormai incancrenite, di poteri intoccabili. Un sistema molto ingessato nel quale chi aveva la possibilità e la responsabilità di non far cadere il basket in basso e nel degrado attuale non lo ha fatto pensando più a coltivare i propri interessi. Ho provato sulla mia pelle cose di cui tutti mi avevano parlato. Colpa di Meneghin? Assolutamente no. E' qualcosa che riguarda le società e il mondo arbitrale. Non ci si è resi conto che il degrado andava fermato». 

Queste parole - dure, dirette, inequivocabili, terremotanti - stanno per compiere quasi 13 anni. Le pronunciò ai primi di marzo del 2012 uno dei protagonisti più importanti della pallacanestro italiana, Sergio Scariolo, allora allenatore di Milano. Un uomo, prima che un allenatore non uso a certe “sparate”, ma arrivato al punto di non ritorno dell’esasperazione e della consapevolezza dell’esistenza di un muro - invisibile, ma impenetrabile - contro cui lui e la sua squadra (e chiunque provasse a infrangerlo) continuava a sbattere, sfracellandosi. 

Inutile fare i nomi: per i pochi che non ricordano (e a Varese abbiamo la memoria lunga) ci sono gli atti giudiziari e l’albo d'oro con gli asterischi a soccorrere.

Perché Scariolo aveva ragione, eccome: l’aria era davvero rancida.

Ed è lo stesso puzzo che, pur con le debite proporzioni, sentiamo questa sera, dopo il “furto” che Varese ha subito a Trapani, dopo aver assistito a una “prestazione” oscena della terna arbitrale, zeppa di errori ingiustificabili, iniqua nel metro, “scientifica” nella direzione dei fischi cruciali, imbarazzante nei numeri finali. Due su tutti: 35 falli fischiati alla Openjobmetis (record del campionato 2024/2025) e 14 liberi concessi ai prealpini contro i 44 dei padroni di casa.

Poi ci sono gli episodi. Alibegovic aggredisce Hands, il quale reagisce con uno spintone, al che il bosniaco gli prende la testa e gliela “schiaccia” con la mano. Parapiglia, i due vengono divisi. Palesi le differenze tra la condotta del giocatore di Trapani e quella del “varesino”, ma la terna arbitrale, diretta dal siciliano Paternicò, non va nemmeno a rivedere all’Istant Replay quanto accaduto: il responso è doppia espulsione. La partita di Varese potrebbe finire anche lì, nello squilibrio creatosi per colpa di terzi: se Alibegovic vale 20 per Trapani, Hands vale 100 per Varese, soprattutto nella produzione offensiva.

E poi il doppio antisportivo a Librizzi (con conseguente espulsione): il secondo è palesemente un fallo “non normale”, ma il primo? La chiamata più clamorosa, però, arriva forse al 38’: Bradford viene punito dall’ennesimo antisportivo per aver messo involontariamente, sullo slancio del suo “close out”, il piede sotto a quello del tiratore di casa, in un disperato gesto difensivo che però di “non sportivo” non ha assolutamente nulla. Anche i commentatori di Eurosport rimangono basiti dalla decisione della terna…

Potremmo andare avanti per righe. Ma la mente ci riporta ad altro, ovvero alle continue dichiarazioni del presidente di Trapani Valerio Antonini dopo ogni sconfitta (e fortunatamente non sono state tante…) della sua squadra. L’ultima dopo aver “regalato” - sul campo e spontaneamente - a Trieste le semifinali di Coppa Italia. Copiamo e incolliamo le parole di quel giorno: «Abbiamo visto cosa significa quando in una fase decisiva di gioco ti cominciano a fischiare tutto il fischiabile. Lo sapevamo, lo avevo detto ai giocatori. Meglio farli tirare, perché possono sbagliare, che anche entrare minimamente a contatto perché ti fischiano il fallo. Purtroppo siamo siciliani, paghiamo questo. C'è poco da fare». 

Ecco, ora ci siamo. Ecco cos’era quel brivido che abbiamo sentito lungo la schiena quando abbiamo collegato queste farneticazioni piagnucolose all’evenienza del calendario, cioè al fatto che la prima partita dei siciliani dopo le Final Eight sarebbe stata contro Varese.

“Chiagni e fotti” dicono un pochino più a nord di Trapani: eccola l’aria rancida, eccolo il degrado del basket italiano, eccola la nebbia che avvolge - uguale uguale a “ieri” - un movimento che permette alla vis retorica dei più furbi anche solo il tentativo di spostare gli equilibri. 

Che vergogna. 

Fabio Gandini

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