Proseguono senza sosta i controlli disposti dalla Capitaneria di Porto di Savona a seguito dell'esplosione di un ordigno posizionato sullo scafo della petroliera Seajewel colpita nella notte tra il 14 e il 15 febbraio quando era ormeggiata tra Savona e Vado Ligure.
Il Comandante della Guardia Costiera Matteo Lo Presti infatti oltre alle classiche verifiche, da domani, 1 marzo e fino al termine della esigenze, ha disposto con un'ordinanza ispezioni mensili alle "linee sottomarine, catenarie/cavi di sicurezza e alle boe di ormeggio, manutenzioni varie", da parte della società “IL.MA.SUB. S.r.l.”, nello specchio acqueo del campo boe Sarpom dove proprio tre settimane fa era collocata all'ancora la nave danneggiata.
Il 3 marzo invece personale subacqueo effettuerà anche un intervento di ispezione del fondale prospicente la banchina Sud del Terminal APM “Vado Gateway” nel porto di Vado Ligure.
La Seajewel, mai sottoposta a sequestro, due giorni fa è arrivata in Grecia nella zona del Pireo (è ormeggiata vicino ad un'isola) dopo essere partita da Savona una settimana fa e potrà così poi essere appurato lo squarcio di 70x120 cm. Con la Procura di Genova che avrebbe inviato due esperti per verificare ulteriormente lo stato dello scafo.
Le indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Genova ed effettuate dalla Digos e dalla Capitaneria di Porto di Savona proseguono comunque tra la ricognizione delle telecamere presenti e le analisi sulla scatola nera e sui pesci morti a causa del secondo scoppio.
Dopo gli accertamenti che erano stati effettuati sullo scafo dai sommozzatori del Comsubin e dagli artificieri della Polizia pare siano stati rivenuti a galla e sul fondale alcuni frammenti probabilmente legati alla seconda esplosione marina.
Pare inoltre che verrà analizzato il greggio che era presente a bordo della Seajewel e poi scaricato alla Sarpom.
L'armatore Thenamaris, che secondo quanto appurato nel 2022 sarebbe stato inserito nella lista degli "sponsor di guerra" di Mosca da larte dell'agenzia anticorruzione ucraina (poi ne sarebbe uscito) si era messo a disposizione degli inquirenti tramite uno studio legale. E la settimana scorsa sarebbe stato ascoltato anche un consulente che però non avrebbe fornito dichiarazioni significative.
Sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti sarebbe finito comunque anche un attentato avvenuto il primo febbraio nel porto commerciale di Tripoli in Libia. Il modus operandi pare infatti sia lo stesso così come l'ordigno utilizzato. In quel caso ad essere colpita era stata una nave mercantile, la Grace Ferrum che era salpata a gennaio dal porto russo Ust-Luga. Con l'attacco che però era andato a "segno".
Secondo quanto trapela nel pacchetto di sanzioni UE pubblicato qualche giorno fa è stato stabilito il divieto per le navi di caricare olio russo e nei porti russi di caricare olio di cui non sia certa la provenienza da un paese diverso. E' stato inoltre disposto il divieto di operare nel porto di Novorossyisk e secondo quanto emergerebbe nessuna delle navi dell'armatore Thenamaris, la Seajewel e la Seacharm, sarebbero state sanzionate.
Sarebbe invece stata sanzionata la Sea Fidelity, di un altro armatore ma di stazza corrispondente. Oltre al porto di Novorossisk era stato sanzionato anche quello di Ust-Luga dove si era verificato l'attentato alla nave Koala.
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