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Politica | 27 febbraio 2025, 07:21

Sanremo: caso Palasport, attivato il Collegio consultivo tecnico ma i costruttori chiedono sempre 3,6 milioni aggiuntivi

La situazione è sempre più intricata per un’opera attesa da decenni iniziata male e finita in un imbuto

Sanremo: caso Palasport, attivato il Collegio consultivo tecnico ma i costruttori chiedono sempre 3,6 milioni aggiuntivi

Caso-Palasport: la palla (è il caso di dirlo) è passata agli “arbitri”. L'amministrazione comunale ha infatti attivato il Collegio consultivo tecnico (Cct), per cercare di uscire dal tunnel in cui è finita una delle opere più importanti avviate a Sanremo negli ultimi decenni, bloccata dal braccio di ferro con i costruttori che chiedono una corposa revisione prezzi, intorno a 3,6 milioni. L'organo di valutazione, nella composizione attuale dall'ottobre scorso dopo rinunce e nuove nomine (di pari passo con i radicali cambiamenti nell'Associazione temporanea d'imprese che si è aggiudicata l'intervento), è formato da un rappresentante per ciascuna delle due parti interessate più una figura super partes, nel caso specifico un legale esperto di diritto amministrativo: gli ingegneri Vincenzo Gareri (per il Comune) e Piercarlo Croce (per l'Ati), e l'avvocato-docente Luigi Piscitelli (presidente).

Formalmente, l'ingresso in campo del Cct è frutto di un provvedimento del dirigente del settore lavori pubblici Danilo Burastero, su impulso del sindaco Alessandro Mager e dell'assessore competente Massimo Donzella. “Vogliamo capire fino a che punto possiamo spingerci per cercare di risolvere la questione” spiega Mager. Che se da un lato non vuole passare per il sindaco da poco insediato che tarda a sciogliere i nodi di un'infrastruttura destinata a colmare un vuoto storico (e inaccettabile) nella mappa dello sport sanremese, dall'altro è ben attento ad evitare d'investire molto denaro pubblico in più rispetto a quanto previsto inizialmente dal progetto varato dalla precedente amministrazione. Anche se, paradossalmente, i soldi ci sono, lasciati in eredità proprio dall'ex giunta Biancheri/bis come possibile extra budget quando erano emerse le prime difficoltà, con lo stop al cantiere alla fine del 2022. E, curiosamente, la somma coincide con i nuovi prospetti di spesa oggetto della discordia (3,2 milioni più Iva).

Il problema è soprattutto di natura legale: il Comune può prendere in considerazione il riconoscimento dei maggiori costi dovuti al vertiginoso rincaro delle materie prime in edilizia, addebitato inizialmente ai pesanti riflessi della guerra in Ucraina, seguiti agli effetti economici della pandemia, ma non vuole (e non può) accettare di accollarsi oneri aggiuntivi per calcoli - oggi ritenuti inadeguati - fatti dai costruttori nell'aggiudicarsi l'opera. Tradotto in cifre: se ne può parlare fino a circa 2,2 milioni, malgrado riserve da sciogliere, ma per il resto la porta è chiusa. E chi è subentrato 'in corsa' come capofila dell'Ati, l'impresa locale Giò Costruzioni, che ha preso il posto dell'emiliana Sicrea cantieri, a sua volta sostituta della consorella Sicrea spa finita in liquidazione, pur con tutta la buona volontà ha spiegato che per stare in linea di galleggiamento con i costi generali non si può scendere sotto la soglia dei 3,6 milioni aggiuntivi richiesti. Ed a Palazzo Bellevue si sono sentiti rispondere allo stesso modo, più o meno, da una ditta potenzialmente interessata che sta eseguendo un altro intervento importante nella zona. Non sono serviti, quindi, mesi e mesi d'interlocuzioni nel tentativo di trovare un punto d'incontro. Da qui l'attivazione del Collegio tecnico. Che deve presentare le proprie valutazioni-conclusioni entro la prossima settimana.

La Sicrea spa era risultata l'unica partecipante all'appalto, nel 2019, con la formula del leasing immobiliare in costruendo. Ma ora quell'offerta vincente non regge più di fronte ai forti rincari dei materiali e ad altre voci di spesa riconsiderate, tra un passaggio e l'altro della tortuosa vicenda. Che ha pure uno strascico giudiziario: la causa civile intentata dalla stessa aggiudicataria in origine per la risoluzione contrattuale decisa dal Comune quando sono affiorati i problemi. Con la revisione richiesta, il valore complessivo dell'infrastruttura lieviterebbe a quasi 20 milioni, compresi i costi tecnici (1 milione circa) e quelli della manutenzione per tutta la durata del leasing (intorno a 2 milioni). Spesa che il Comune dovrebbe sostenere a rate per vent'anni.

Intanto, il cantiere rimane fermo alle fondazioni (già collaudate), con soletta in cemento armato e primi pilastri. Un’opera attesa da decenni iniziata male e finita in un imbuto, con il rischio di restare un'incompiuta. Se dovesse fallire anche il ricorso alle valutazioni del Cct, potrebbe prendere corpo l'ipotesi di 'stracciare' pure l'attuale contratto d'appalto, per avviare una nuova gara con lo stesso progetto, ma partendo da valutazioni economiche più adeguate al momento. Non senza, però, il pericolo di possibili (ulteriori) conseguenze legali.

Gianni Micaletto

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