Il Nazionale

Cronaca | 24 febbraio 2025, 17:44

Processo Feudo, la sentenza si fa attendere: rinviato il verdetto sulle presunte malversazioni nel Comune di Santo Stefano Roero

Repliche delle difese e dichiarazioni spontanee dell’ex sindaco e della ex segretaria comunale hanno occupato l’udienza dalla quale si attendeva la decisione di primo grado dei giudici astigiani

Processo Feudo, la sentenza si fa attendere: rinviato il verdetto sulle presunte malversazioni nel Comune di Santo Stefano Roero

Era attesa già per lo scorso 8 gennaio. Poi per oggi, 24 febbraio. E invece non arriverà prima dell’udienza in calendario il prossimo 2 aprile la sentenza del processo Feudo, il procedimento col quale il Tribunale di Asti punta a fare chiarezza sulle presunte malversazioni commesse da amministratori, funzionari e professionisti coinvolti nelle passate gestioni amministrative del Comune di Santo Stefano Roero.

La vicenda è ormai nota. L’indagine è quella originata da un’inchiesta condotta dal Nucleo Economico Finanziario della Guardia di Finanza di Cuneo, coordinato dalla Procura della Repubblica astigiana, su segnalazione della Procura regionale della Corte dei Conti, accortasi che qualcosa non andava tra le poste dei bilanci del municipio roerino.

Chiamato a rispondere di un dissesto più che milionario era così stato innanzitutto Renato Maiolo, sindaco di quel Comune per quindici anni, dal 2004 al 2019, per il quale nelle scorse settimane il pubblico ministero Davide Lucignani aveva chiesto una condanna a sei anni di reclusione.

A difenderlo è l’avvocato albese Roberto Ponzio. Venerdì scorso nei confronti di Maiolo è stata peraltro pronunciata una sentenza di condanna a due anni di reclusione, con pena sospesa, per i maltrattamenti di cui si sarebbe reso responsabile nei confronti di una dipendente comunale, all’epoca dei fatti responsabile del suo ufficio tecnico, mentre il 75enne agricoltore in pensione risulta anche imputato nel processo Feudo 2, qui con una richiesta di condanna pari a un anno e quattro mesi.

Pari a cinque anni è invece la richiesta avanzata dallo stesso Pm nei confronti dell’ex segretaria comunale Anna Di Napoli, della responsabile del servizio finanziario del Comune Federica Borello e dell’architetta braidese Cinzia Gotta, già sindaca di Baldissero d’Alba. Per il geometra albese Giovanni Careglio l’accusa aveva invece richiesto 4 anni di reclusione;  due anni e 8 mesi la pena richiesta per l’ultimo degli imputati, Marco Musso, che come Gotta e Careglio fa parte dei professionisti che lavorarono per il Comune roerino con gli incarichi finiti sotto il faro delle Fiamme Gialle. Il Comune di Santo Stefano Roero, costituito parte civile con l’avvocato Giulio Calosso, aveva chiesto alla corte la condanna degli imputati e il risarcimento dei danni subiti dall’ente, con la liquidazione in sede civile e una provvisionale immediatamente esecutiva.

Ci si attendeva che l’udienza tenuta questa mattina nel palazzo di giustizia astigiano potesse portare alla discussione del processo. Di fronte alla corte presieduta da Alberto Giannone, con giudici a latere Victoria Dunn e Francesca Rosso, sono invece sfilati i legati di Maiolo e Anna Di Napoli – Roberto Ponzio insieme al collega astigiano Pierpaolo Berardi, e Serse Zunino per la funzionaria.

Con la sua replica il legale albese ha prima eccepito la tardività nella presentazione di alcuni documenti di cui il pubblico ministero aveva chiesto l’acquisizione durante l’ultima udienza: un rilievo accolto dal presidente del Tribunale Giannone. Dopodiché ha prodotto un memoriale a sostegno delle difese orali prestate a favore dell’ex sindaco, per il quale è poi intervenuto il collega Berardi mentre l’avvocato Zunino lo ha fatto in favore della propria assistita. Entrambi hanno poi tenuto dichiarazioni spontanee.

Il giudice ha quindi proceduto al rinvio fissando la nuova udienza al prossimo 2 aprile, in una data quindi successiva a quella che, tra domani, 25 febbraio e l’udienza già calendarizzata per il prossimo 14 marzo, dovrebbe portare alla sentenza del processo scaturito dal secondo filone dell’indagine condotta dalle Fiamme Gialle, che portò a scavare sulla gestione di altri due Comuni, quelli di Vezza d’Alba e di Montaldo Roero, e dell’Unione di Comuni che univa le tre amministrazioni.

Ezio Massucco

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