Lei a confronto con le donne della coalizione progressista, lui con il caschetto in testa in mezzo al cantiere del Nodo Ferroviario di Genova insieme agli uomini simbolo del centrodestra locale e nazionale.
Silvia Salis e Pietro Piciocchi hanno scelto scenari contrapposti per dare il via alle rispettive corse alla carica di sindaco di Genova. Situazioni differenti, ma a loro modo esemplificative delle narrazioni che porteranno avanti per i prossimi mesi, in attesa dell’esito delle urne.
Il ‘primo giorno di scuola’
Salis nelle sue prime ore da candidata sindaca di Genova per il centrosinistra ha messo nero su bianco l’intenzione di fare della questione di genere un tema. Trentanove anni, ex martellista con due partecipazioni alle Olimpiadi in carriera, ambasciatrice di Genova e vice presidente vicaria del Coni, ha messo le donne al centro della sua prima uscita pubblica, poi rinviata per via della massiccia adesione che avrebbe reso troppo piccola la sala prenotata al Bi.Bi. Service. L’incontro c’è stato lo stesso, anche se non pubblico. Quel messaggio tutto al femminile, quindi, doveva passare. Domani, invece, ci sarà il suo vero esordio sulla scena, alle 12 in piazza Don Gallo, insieme ai rappresentanti locali e nazionali di AVS.
Per contro, Piciocchi ha voluto rimarcare (se ancora ce ne fosse bisogno) la sua narrazione del “fare”: in cantiere, caschetto in testa, al fianco di Matteo Salvini. Insieme al presidente Marco Bucci e al vice ministro Edoardo Rixi, il frontman del centrodestra genovese ha continuato a tessere la trama della concretezza mostrandosi orgogliosamente indaffarato tra la polvere delle ruspe, pronto ad annunciare che “la galleria è stata completata” e “entro dieci mesi si attiverà la linea tra Brignole e Principe”. Fatti, numeri, lavori, o “tombini di ghisa” diceva una volta Maurizio Crozza nella sua imitazione di Salvini. Quella politica del “fare” che, senza dubbio, sarà portata sul tavolo della campagna elettorale a più riprese, tra i tanti cantieri che Genova ha imparato a conoscere negli ultimi mesi.
Due ‘vice’ in cerca di leadership
Oltre alla stretta di mano quasi casuale dalle parti di Palazzo Tursi, c’è un altro elemento a unire le corse contrapposte di Salis e Piciocchi: entrambi portano in dote una carica da ‘secondi’ che hanno piena intenzione di spazzare via affidandosi all’elettorato genovese.
Lei vice presidente vicaria del Coni, lui da mesi vice sindaco facente funzioni di Genova. Un secondo gradino del podio che, al di là di qualsiasi ventilato spirito decubertiano, entrambi sono intenzionati a fare quello scatto in avanti per andare a prendersi il bottino pieno.
Punti fermi, punti deboli
Le schermaglie sono appena all’inizio, ma sembra ormai chiaro quali saranno i temi chiave della contesa elettorale. Da una parte Salis e il centrosinistra punteranno sull’elemento di novità rappresentato dalla candidata arrivata a sorpresa dopo settimane di dolori interiori della coalizione: donna, giovane, conosciuta su scala nazionale, pronta a scardinare le dinamiche politiche cittadine dopo sette anni di amministrazione di centrodestra. Per contro, potrebbe pagare la sua scarsa (se non nulla) esperienza amministrativa, mentre sta già pagando (e lì vanno a puntare i detrattori) il fatto di essere da anni di base a Roma. Gli avversari andranno a picchiare lì.
Piciocchi si contrapporrà come ‘usato sicuro’, forte della sua esperienza prima come secondo di Marco Bucci, poi come erede nella stanza dei bottoni da quando Bucci si è trasferito in Regione. Lo vedremo spesso tra i cantieri e intento a tagliare nastri. Uomo del fare, concretezza allo stato puro, verrà certamente additato dal campo largo come il “già visto” e l’espressione di un centrodestra che alle regionali ha incassato 18 mila voti di scarto rispetto al centrosinistra all’interno dei confini comunali di Genova.
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