Due esplosioni hanno squarciato la notte al largo della costa tra Savona e Vado Ligure, a poche centinaia di metri dalla riva. È ora un mistero, che il silenzio degli investigatori ancora non aiuta a dipanare, quanto accaduto alla petroliera "Seajewel", ormeggiata alle boe per il rifornimento presso la raffineria Sarpom di Quiliano. Le deflagrazioni hanno provocato una falla di almeno un metro e mezzo nello scafo, mentre una seconda esplosione è stata registrata in mare aperto.
Sono molti gli interrogativi e le preoccupazioni, anche perché il rischio ambientale sarebbe stato enorme: la nave, carica di carburante, avrebbe potuto rilasciare una quantità gigantesca di petrolio, con conseguenze catastrofiche per l’ecosistema marino dell'Area marina protetta di Bergeggi. Fortunatamente le lamiere della camera di sicurezza hanno resistito, evitando uno scenario apocalittico che avrebbe rievocato il disastro della "Haven" al largo di Arenzano.
La Capitaneria di Porto, in coordinamento con la Procura di Savona, ha avviato un’indagine approfondita, ma nessuno è ancora in grado di dare risposte né tantomeno rassicurazioni. In base a quello che è trapelato sinora, i sommozzatori avrebbero trovato i segni di una esplosione provocata da ordigni esterni, applicati allo scafo. Lo scenario rilevato è compatibile con questa ipotesi - sinora, infatti, è una ipotesi - che è del tutto inquietante. Sta di fatto che le lamiere, con l'esplosione, si sono ripiegate verso l'interno.
Nessuna autorità, pur da tempo al lavoro per approfondire il caso, ha fornito spiegazioni. Le esplosioni si sono verificate nella notte tra venerdì e sabato. Ma le perplessità stanno aumentando di ora in ora, perché l'ipotesi dell'attentato è tutt'altro che campata in aria. Si tratterebbe di un atto organizzato con molta coordinazione e abilità, e con quale finalità? Un danno irreversibile al gigante dei mari di 245 metri proveniente dall’Algeria oppure, la premeditazione, di un disastro ambientale?
Un'informativa è stata inoltrata a Roma e i fatti sono stati segnalati alla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo. In Capitaneria di Porto a Savona le bocche restano cucite, ma i residenti della zona, con la "Seajewel" battente bandiera maltese ancora visibile dalla costa, sono profondamente preoccupati e amareggiati per la mancanza di minime indicazioni su quanto è successo. Se fosse confermata la pista dell'attentato con due ordigni che esternamente sono stati applicati allo scafo della nave, si tratterebbe di un caso gravissimo.
L'attenzione è altissima e certamente decampa dall'ambito locale. L'Ufficio europeo per la lotta antifrode sta conducendo un'indagine vastissima sulle consegne di petrolio russo attraverso i porti turchi, privi di capacità di raffinazione, e sull'importazione di petrolio russo nel Paesi dell'UE dopo le sanzioni per l'aggressione all'Ucraina. Sulle petroliere coinvolte in questo traffico si incrociano intrighi internazionali, che possono sfociare anche in atti eclatanti, attentati compresi. Anche da questo punto di vista sono in corso accertamenti sulle rotte della "Seajewel".
La zona, già al centro di dibattiti per il posizionamento del nuovo rigassificatore (poi spostato a Piombino), si ritrova oggi sotto i riflettori per una vicenda che potrebbe avere ripercussioni non solo ambientali, ma anche politiche e di sicurezza nazionale.
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