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Politica | 07 febbraio 2025, 13:16

Elezioni, Filippo Biolé si candida a sindaco e lancia un messaggio al centrosinistra: “Proposta aperta a discapito di un confronto inconcludente”

L’avvocato dice di sì a nuovi possibili incontri con i partiti e mette sul tavolo le sue ‘dieci Genova’ tra sociale, ambiente, sanità e cultura

Elezioni, Filippo Biolé si candida a sindaco e lancia un messaggio al centrosinistra: “Proposta aperta a discapito di un confronto inconcludente”

La salute come diritto costituzionale, l’alleanza tra pubblico e privato, attenzione ai giovani e ai meno giovani, un patto di fiducia tra politica e cittadini, l’ambiente come impegno condiviso.
L’avvocato Filippo Biolé, presidente dell’Orchestra Sinfonica di Sanremo, dell’Accademia Ligustica di Belle Arti e di Aned (Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti), si smarca da voci, indiscrezioni ed estenuanti trattative all’interno del centrosinistra cittadino e si candida da indipendente (per ora) a sindaco di Genova. Ma resta la mano tesa ai partiti che in queste settimane sono inchiodati al tavolo delle trattative.
Ha scelto il proprio studio legale in via dei Santi Giacomo e Filippo per la prima uscita ufficiale, non solo una condivisione di progetti e programmi, ma anche un appello alle forze politiche ancora impegnate in lunghi e faticosi faccia a faccia.

È venuto il momento, a cinquant’anni, di fare la mia parte, di espormi - ha detto Biolé - se nessuno fa mai questo passo si regala il bene pubblico a chi si pone come compatto ma ha valori antitetici rispetto a come si dovrebbe amministrare la cosa pubblica”.

Biolé, affiancato nella sua prima uscita dall’architetto Marina Montolivo, non si pone (almeno inizialmente) come alternativo alla coalizione di centrosinistra, ma tende la mano alla squadra progressista e si aspetta “di essere coinvolto nel programma” pur dicendosi non disposto ad accettare “un menù precotto offerto a chi avesse confermato la propria disponibilità a candidarsi, non è così che si costruisce una proposta progressista con un intendimento coinvolgente. Ancora oggi c’è la proposta di trovarsi per condividere un programma concreto”. 
Biolé, quindi, dice di sì “alla partecipazione a un tavolo per il programma” e definisce la propria “una proposta ancora aperta a un mondo bloccato di fronte a logiche partitiche per le quali provo un grave senso di disagio rispetto al quale la mia reazione è stata quella non solo di sdegno, ma di riunire intorno a me delle persone che condividono valori e hanno deciso di mettersi in gioco”.

E poi un appello al centrosinistra: “Incontriamoci al più presto”.
Biolé, quindi, fa un palese passo avanti ma guarda sempre alla galassia di un centrosinistra che ancora non ha preso una decisione concreta, ma che è pronto a sostenere anche con una propria lista civica qualora si convergesse su un candidato sindaco unitario.

Filippo Biolé posa le fondamenta della sua proposta per le amministrative su dieci temi cardine per la città, “a discapito di un confronto politico inconcludente”, che ha chiamato, nel primo documento programmatico mostrato in occasione della sua presentazione, ‘Le dieci Genova che vogliamo’: la città della democrazia presa sul serio, messa in opera di tutti gli strumenti di partecipazione attiva, dalla rendicontazione sistematica alla deliberazione a pool; la città della salute diritto costituzionale, rifinanziamento della sanità pubblica operando tagli sistematici nelle strutture burocratiche che sottraggono risorse; la città del buon lavoro, oltre porto e turismo, deciso ritorno alla manifattura come industria della conoscenza, mettere intelligenza nelle cose che si fanno; la città dell’alleanza pubblico-privato indirizzata dall'interesse generale, in cui il ruolo dell'istituzione comunale è quello di catalizzatore, regista e verificatore; la città dalla parte delle persone, cambiando la destinazione dei finanziamenti europei ricevuti per investire sulla qualità della vita, non a favore di pochi noti; la città dell'ambiente impegno condiviso, la grande alleanza istituzioni e cittadini a presidio del bene comune contro le logiche che intendono mercificarlo; la città dei più giovani, cui offrire spazi di socialità in case dedicate, allestite nei quartieri e interconnesse per praticare le loro priorità, dalla musica alla rete;

La città dei meno giovani, nel rifiuto dell'orribile metro della destinazione produttiva: dare ruolo attivo all'età che ne valorizzi esperienze e competenze; la città del sapere: un distretto universitario tra Balbi (Lettere e Giurisprudenza) e Porto Antico (Economia), con Ingegneria salvata dall'emarginazione agli Erzelli; la città che scende dall’Aventino: atti concreti per la ricostruzione del patto di fiducia tra politica e cittadini per il loro ritorno al coinvolgimento democratico.

Pietro Zampedroni

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