Il Nazionale

Cronaca | 19 gennaio 2025, 17:20

Maxi retata ad Albenga, le intercettazioni e il ruolo centrale di Edoardo Porro

Sabato altri tre interrogatori davanti al Gip ma nessuno ha risposto alle domande. Nelle prossime settimane verranno ascoltati gli altri indagati

Maxi retata ad Albenga, le intercettazioni e il ruolo centrale di Edoardo Porro

Hanno deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere così come avevano fatto Edoardo Porro e Santino Prete.

Ieri mattina davanti al Gip Laura De Dominicis hanno fatto scena muta gli altri tre arrestati nella maxi operazione "Petfood" Carlo Porro, Youssef El Ouarsani e Arqile Shllegaj difeso dall'avvocato Stefano Sambugaro.

 

Porro figlio e padre, Prete, El Ouarsani e Shllegaj, erano stati arrestati lo scorso 14 gennaio a seguito di un blitz del Comando provinciale dei Carabinieri di Savona e del Nucleo Cinofili di Villanova d'Albenga che avevano sequestrato ad Albenga 38 kg di sostanza stupefacente ed un milione di euro in contanti.

Centrale proprio la posizione di Edoardo Porro e del padre Carlo che gestivano un negozio di animali nella frazione di Vadino in via Piave. Particolarmente ingegnosa era stata la modalità di consegna dello stupefacente ad opera dei due, ex gestori di una palestra di arti marziali e proprietari del negozio specializzato. Lo occultavano infatti all’interno delle confezioni di alimenti per cani e gatti, per poi venderlo agli acquirenti e spacciatori sia nel negozio, sia nella palestra, tre box, oppure lo portavano direttamente a domicilio, con un profitto illecito particolarmente elevato.

Nelle 95 pagine dell'ordinanza del Gip ad emergere è proprio la centralità della figura di Edoardo Porro nel mercato degli stupefacenti. Porro infatti sarebbe stato un riferimento, nel territorio dell'albenganese, per l'approvvigionamento delle diverse sostanze, cedute anche con quantitativi importanti, ad una rete fidata di clienti e intermediari, che in seguito si occupavano della distribuzione al dettaglio.

Più che corposa, minuziosa e particolarmente dettagliata l'attività tecnica investigativa dei carabinieri dal novembre 2023 al maggio 2024 dalle conversazioni tra gli indagati, i servizi di osservazione, controllo e pedinamento e il monitoraggio degli spostamenti tramite il gps e l'acquisizione di immagini video.

Dalle intercettazioni emergerebbe che anche il padre Carlo si occuperebbe in prima persona di organizzare la logistica per la custodia delle sostanze, il trasporto, le cessioni e i pagamenti.

Non sembrerebbe poi stata costituita una sorta di "associazione" finalizzata  al traffico di stupefacenti con una distribuzione di ruoli e gerarchie ma una sorta di pluralità di "intese" per l'acquisto e la rivendita delle sostanze. Con soggetti di volta in volta diversi. Si tratterebbe invece di un''impresa individuale' con diversi collaboratori, senza rapporti tra di loro.

Tra le intercettazioni emergerebbe la cifra che sarebbe stata occultata, circa un milione di euro con la madre (non coinvolta nell'indagine) che avrebbe dichiarato "sembri Totò Riina" e "vivi come quella gente lì, buncherato di m...a". Anche il padre lo avrebbe esortato a fermarsi dopo che il figlio aveva manifestato la preoccupazione di essere arrestato e che qualcuno potesse subentrare nel traffico delle sostanze.

 

Per altre 16 persone, indagate anche loro per detenzione e spaccio di droga, erano scattate le perquisizioni personali disposte dalla Procura e la contestuale notifica di invito a rendere l'interrogatorio preventivo davanti al GIP, previsto dal decreto Nordio, all’esito del quale il giudice valuterà l’eventuale emissione di una nuova ordinanza di custodia cautelare anche nei loro confronti.

Interrogatori che verranno scaglionati in diverse giornate nelle prossime due settimane.

Nel corso dell'operazione denominata "Petfood", oltre alle 5 persone colpite dal provvedimento restrittivo dell’autorità giudiziaria, a seguito delle perquisizioni erano stati arrestati in flagranza di reato 5 indagati e ulteriori 4 erano stati denunciati in stato di libertà per detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, sequestrando complessivamente circa 38 Kg di stupefacenti e oltre un milione di euro in contanti, provento dell’attività delittuosa, occultato all’interno di alcune finte tubature metalliche create appositamente nel garage di Porro, al quale era stata sequestrata un’autovettura Mercedes di grossa cilindrata acquistata sempre con i proventi illeciti.

Mercoledì scorso davanti al Giudice Laura Russo nel processo per direttissima, 2 arrestati avevano deciso di patteggiare ed erano stati disposti gli arresti domiciliari per Stefano Oricchio a 2 anni e 8 mesi (difeso dagli avvocati Alberto Bonifacino e Vittorio Savona, in aula presente anche l'avvocato Emanuele Feroleto) e Gianluca Pentimalli a 3 anni (difeso dal legale Nicolò Varalli); avevano chiesto i termini a difesa gli avvocati Silvio Carrara e Antonio Nocito per Paolo Sciascia e Giuseppe Del Quondam (disposti i domicilari). Resta in carcere Daniel Bolis (assistito dal legale Frederic Lettera che ha chiesto i termini a difesa). Gli arresti erano stati convalidati.

Venerdì scorso poi è stato arrestato anche Matteo Bazzarini, 32 anni, già presente nella lista degli indagati.

L'uomo era stato fermato con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e psicotrope, a seguito di una perquisizione personale e domiciliare al termine della quale i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Savona, in collaborazione con i colleghi della stazione locale, avevano rinvenuto e sequestrato 72 grammi di cocaina, circa due kg di hashish e altri due kg di marijuana, il tutto suddiviso in panetti e buste pronte per lo spaccio illecito. Era stato inoltre rinvenuto e sequestrato un telefono cellulare, verosimilmente usato per i contatti con clienti e fornitori dell’attività delittuosa, oltre ad una macchina per il confezionamento sottovuoto, con numerosi sacchetti pronti per la conservazione della droga. il Il giudice del Tribunale di Savona ha convalidato l’arresto, disponendo per il giovane gli arresti domiciliari sino alla prossima udienza del 29 gennaio.

L’attività investigativa dei Carabinieri aveva interessato quindi complessivamente 21 persone, tra i 28 e i 77 anni, residenti o domiciliati in provincia di Savona, tutte a vario titolo coinvolte in una assai fiorente e diffusa attività di spaccio nel territorio ligure. 

L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Savona e condotta dal Nucleo Investigativo del locale Comando Provinciale dei Carabinieri, era partita nel mese di novembre 2023 e aveva consentito di documentare, con varie attività tecniche e numerosi servizi di osservazione, controlli e pedinamenti, svariate cessioni di diverse tipologie di stupefacenti, tra cui oltre 100 kg di hashish, 35 kg di marijuana, due kg di cocaina, oltre a 140 grammi di MDMA e 5 grammi di ketamina.

Molti degli indagati sono giovani savonesi insospettabili e senza precedenti penali. La droga era destinata alle piazze di spaccio della provincia di Savona e ad alcuni frequentatori di locali notturni della riviera. La complessa attività svolta dai Carabinieri, inoltre, aveva consentito di individuare due principali canali di approvvigionamento degli stupefacenti, uno gestito da cittadini marocchini e uno da cittadini albanesi.

Sempre nel corso dell’indagine, nel marzo del 2024 era stato eseguito l’arresto in flagranza di reato di un 32enne albenganese, fermato sulla sua autovettura e trovato in possesso di 3 kg di hashish e 1 kg di marijuana, droga acquistata poco prima nel negozio di alimenti per animali. Il giovane era stato giudicato subito per direttissima e condannato a due anni e sei mesi di reclusione.

Luciano Parodi

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