Articolo da gettare in pattumiera: lo facciamo volentieri dopo che fino a 9 minuti dal termine avevamo scritto di una sconfitta veloce e quasi indolore dei Mastini a Caldaro, sotto 0-3 e senza nemmeno una vera occasione da gol di fronte a un avversario che aveva approfittato di una squadra apparsa svuotata dalla battaglia con l'Aosta vinta neppure 48 ore prima che aveva regalato penalità (da due di esse nascono il 2-0 e il 3-0) e, diciamolo, anche gol. Ma i Mastini sono capaci di aggrapparsi all'unico e ultimo alito di vento e di vita presente per riuscire a capovolgere la storia e, quasi, ci riescono in maniera assolutamente folle e inenarrabile.
Prendete nota della via da seguire per provare a vincere la semifinale di Coppa Italia: il mago Franchini appare davanti alla porta grazie a Schina e Raimondi che strofinano la lampada e castiga Rohregger dopo 51 minuti di una gara che appariva finita e sepolta, anzi mai davvero cominciata. È il 3-1. È l'ultimo alito di vita in cui il Varese s'infila, trovando il pertugio dell'atavica paura del Caldaro nei confronti di questo avversario che scatena i peggiori incubi.
Secondo atto di ciò di cui sono capaci i gialloneri: a 3'45" dalla sirena Glavic chiama time out e toglie il portiere, da lì in poi è un susseguirsi di ingaggi dei Mastini davanti alla gabbia di casa finché Kuronen getta in gabbia il ripetuto e infinito assalto finale del Varese. È il 3-2 a 1'22" dal gong.
Terzo atto: dai e ridai, con il corpo e con l'anima, Schina a tu per tu con l'overtime non trova il tiro secco del 3-3 a pochi centesimi di secondo dalla sirena. Vince il Caldaro, ma in realtà vince anche il Varese, a cui sono quasi bastati soltanto 9 minuti di gioco per ribaltare una sfida per tre quarti con una finale che pareva già scritto. Se quei 9 minuti diventeranno 60, cosa potrebbe accadere?
Articolo nella pattumiera, anche se al 51' avevamo scritto di una sconfitta veloce e quasi indolore, con la testa che sembrava rimasta a giovedì sera, il cuore stanco, le gambe lente a rimorchio. Eppure, avevamo anche scritto che i gol o li avevamo regalati o ce li eravamo segnati quasi da soli "decidendo" di restare con l'uomo in meno. E avevamo anche scritto che i Mastini non erano riusciti a uscire dal terzo e a fare tra passaggi di fila, cose che di solito realizzano pure bendati, tornando a prendere penalità per stanchezza o superficialità, senza nemmeno trovare nel portiere ucraino Ogandzhanyan, coperto o fermo sui tiri finiti nel tabellino, il salvatore della patria.
Andiamo tutti a letto a riposarci, è quello che ci vuole. Nel ritorno di Varese e soprattutto nella semifinale di Coppa sarà un’altra cosa, e non solo perché ci sarà Bertin. Anzi, saranno 60 minuti identici agli ultimi 9. E tutto potrà accadere.
Il secondo tempo era stato ancora meno incerto del primo. Con il Varese capace di prendere penalità dovute a stanchezza - quella per sei uomini sul ghiaccio appena rimessi i pattini in pista dall'intervallo è la copertina della serata - o superficialità (l'ucraino Raskin dovrà crescere in questo: nelle prime due gare con il Varese ne ha beccate quattro, una più gratuita dell'altra) e di non riuscire a creare una vera occasione da gol, mentre il Caldaro ne faceva un paio senza nemmeno schiacciare il pedale sull'acceleratore, quasi con il minimo sindacale. Il portiere del Varese non tratteneva il tiro di Siiki e il raddoppio di Wieser era facile facile mentre Vinatzer da lontano colpiva per il tris con disco nell'angolino basso opposto e con l'ucraino immobile e coperto.
Primo tempo ancor più facile da raccontare: il Caldaro teneva il disco e attaccava quasi per 20 minuti, non creando chissà che ma quel poco necessario per trafiggere Ogandzhanyan con il tiro in diagonale a mezza altezza tutt'altro che irresistibile - pareva quasi un appoggio lungo - di Massar dopo 14 minuti.
Ma era solo l'inizio di una lunga storia e di un'eterna sfida mai davvero finita.
Caldaro-Varese 3-2 (1-0, 2-0, 0-2)
Reti: 14'38" Massar (Vinatzer) 1-0; Wieser (Soelva Michael, Siiki) 2-0 in sup., 35'10" Vinatzer (Soelva Maximiliam) 3-0 in sup.; 51'06" Franchini (Schina, Raimondi) 1-3, 58'38" Kuronen (Marcello Borghi, Makinen) 2-3 senza portiere
Caldaro: Rohregger (Alex Andergassen); Massar, Michael Soelva, Siiki, Wieser, Selva; Reffo, Schoepfer, De Donà, Andreas Vinatzer, Marko Virtala; Clericuzio, Valentini, Maximilian Soelva, Cappuccio, Jonas Oberrauch; Oberhuber, Max Oberrauch, Erschbamer, Bastian Andergassen, Felderer. Coach: Teemu Virtala.
Varese: Ogandzhanyan (Filippo Matonti); Raskin, Makinen, Ghiglione, Kuronen, Marcello Borghi; Schina, Crivellari, Raimondi, Michael Mazzacane, Franchini; Marco Matonti, Erik Mazzacane, Perino, Vanetti, Tilaro; Fornasetti, Piroso, Allevato, Pietro Borghi. Coach: Gaber Glavic.
Arbitri: Patrick Theo Gruber, Turo Samuel Virta (Thomas Formaioni, Jacopo Pace) Note - Tiri Cal 28, Va 18. Penalità Cal 2', Va 10'. Spettatori: 400.
Master Round
Quinta giornata, ultima d'andata: Feltre-Alleghe 5-4 all'overtime (1.500 spettatori), Caldaro-Varese 3-2, Aosta-Appiano 9-0.
Classifica
Caldaro 36 punti. Aosta 29. Varese, Feltre 25. Alleghe 16. Appiano 13.
Le gare del ritorno: Varese-Feltre (sabato 25, 18.30), Alleghe-Varese (sabato 1° febbraio, 20.30), Varese-Appiano (sabato 15 febbraio, 18.30), Aosta-Varese (giovedì 20 febbraio, 20), Varese-Caldaro (sabato 22 febbraio, 18.30).
Qualification Round (le prime due ai quarti playoff)
Quinta giornata: Como-Fassa 1-4, Pergine-Valpellice 1-3, Dobbiaco-Fiemme 2-5. Riposo: Bressanone.
Classifica
Fiemme 21 punti. Dobbiaco, Fassa* 19. Pergine* 16. Valpellice 15. Bressanone* e Como* 4. *una gara in meno
Sesta giornata
Giovedì 23, 20.30: Bressanone-Fassa (20), Valpellice-Como, Fiemme-Pergine. Riposo: Dobbiaco
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