Il Nazionale

Cronaca | 18 dicembre 2024, 08:36

Atto di vandalismo nei confronti di un'edicola votiva nel Moncalvese: sconcerto nella comunità

La capella, seppur modesta nel suo valore materiale, rappresentava un patrimonio immateriale inestimabile: un pezzo di storia locale, un simbolo di devozione, un punto di riferimento per la comunità

Atto di vandalismo nei confronti di un'edicola votiva nel Moncalvese: sconcerto nella comunità

Un’ondata di sdegno e incredulità ha travolto Guazzolo e l’intero comprensorio moncalvese dopo la scoperta del vile atto vandalico che ha distrutto l’antica edicola votiva situata alle porte della frazione. Le immagini, diffuse rapidamente sui social media, mostrano una scena desolante: la piccola struttura campestre sventrata, la porticina vetrata in frantumi e la statua della Madonnina, custodita al suo interno da tempo immemorabile, ridotta in mille pezzi sparsi sul terreno circostante.

La domanda che serpeggia tra i residenti è unanime: Perché? Un interrogativo semplice, ma carico di amarezza e rabbia di fronte a un gesto che appare tanto gratuito quanto inspiegabile.  L’edicola, un punto di riferimento per generazioni di abitanti, un luogo di quiete e contemplazione per chi passeggiava tra i campi, è stata violata nella sua sacralità, colpendo non solo la sensibilità religiosa, ma anche il senso civico e l’identità di un’intera comunità.

Non si tratta, come qualcuno potrebbe liquidare frettolosamente, di una semplice “bravata”.  Chi ha agito sapeva dove andare, conosceva l’esistenza di quella piccola cappella nascosta tra le strade rurali.   Le motivazioni restano oscure. Forse noia, forse un maldestro tentativo di dimostrare una qualche forma di “coraggio” o “trasgressione”, magari con l’intento di immortalare la “prodezza” e diffonderla online, seguendo le logiche distorte di alcune challenge social.

Ma la realtà è che questo gesto, lungi dall’essere un atto di forza, rivela una profonda fragilità e una preoccupante mancanza di rispetto per il bene comune.  Quell’edicola, seppur modesta nel suo valore materiale, rappresentava un patrimonio immateriale inestimabile: un pezzo di storia locale, un simbolo di devozione, un punto di riferimento per la comunità.  Era un luogo che apparteneva a tutti, credenti e non, a chi l’aveva costruita e a chi semplicemente passava di lì.

Il danno inflitto va ben oltre la distruzione fisica. È una ferita al cuore della comunità, un segno tangibile di una deriva culturale che lascia interdetti.  Come sottolineano alcuni residenti, se si banalizza un atto simile, se lo si riduce a una “bravata”, si rischia di perdere il senso delle cose, di non comprendere più la gravità di certe azioni.

L’auspicio è che gli autori di questo gesto insensato si rendano conto della gravità di quanto commesso. Che non si sentano eroi o “alternativi”, ma comprendano la loro debolezza, la loro incapacità di trovare forme di divertimento sane e rispettose del territorio in cui vivono.

Di questa triste vicenda resta l’immagine sconcertante di un luogo di culto profanato e di una Madonnina ridotta in brandelli. Un’immagine che va oltre il simbolo religioso e si trasforma in una metafora amara di una società che sembra aver smarrito il senso della civiltà e del rispetto per il patrimonio collettivo.  E mentre la comunità si interroga sulle ragioni di tanta gratuita crudeltà, resta l’amara consapevolezza che, a volte, le risposte più sensate sembrano le più difficili da trovare.

Redazione

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