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Eventi e Turismo | 06 dicembre 2024, 12:53

Sentenza del Tar contro l'assegnazione del Festival: parla Sergio Cerruti "Io amo Sanremo e il Festival deve rimanere ma va ripensato"

"Spero che il Sindaco mi chiami perchè la città ha ora un 'occasione d'oro. L'Ariston va però ristrutturato ma penso anche ad un 'PalAriston' esterno

Sentenza del Tar contro l'assegnazione del Festival: parla Sergio Cerruti "Io amo Sanremo e il Festival deve rimanere ma va ripensato"

“Io amo Sanremo e anche l’Afi ama Sanremo, questa è la mia premessa. Avevo cercato un contatto con l’Amministrazione precedente guidata dal Sindaco Biancheri ed invece ha deciso di seguire la Rai ed ha fatto sprofondare il Comune in questa figuraccia. Io non voglio assolutamente portare via il Festival da Sanremo, questo deve essere chiaro”.

Sono le parole di Sergio Cerruti produttore discografico e presidente dell’Afi, dopo il terremoto provocato da ieri, dopo la sentenza del Tar che ha accolto il ricorso della sua JE, contro le delibere del Comune di Sanremo, che ha affidato il Festival della Canzone Italiana alla Rai, per il 2024 e 2025.

Cerruti ha voluto conferma di non voler assolutamente portare via il Festival dalla città dei fiori e di voler trovare una collaborazione con l’attuale Sindaco: “Spero che Mager mi chiami, anche se dalle dichiarazioni di ieri non ho compreso bene la sua posizione visto che ha detto di non capire cosa sta succedendo. Forse i dirigenti dovrebbero saperlo visto che si tratta di atti fatti tre anni fa. Il Comune dovrebbe fare una mossa intelligente e farsi spiegare da chi fa questo lavoro cosa sta succedendo. Fino ad oggi Sanremo ha deciso di seguire la Rai e si è schiantata. Speriamo che il nuovo Sindaco e l’Assessore Sindoni siano più lungimiranti ed avviare una interlozione per capire bene. L’organizzazione del Festival deve essere diversa da quella di oggi, ripensarlo, ricostruirlo e rifondarlo per la città e non per la Rai. Sanremo e la musica prendono gli ‘spicci’ e non capisco perché il precedente Sindaco si sia schierato con l’ente di Stato”.

“Io più volte – prosegue Cerruti - ho detto che la situazione non era quella millantata dalla tv pubblica e sono sempre più convinto di andare avanti. Da questa situazione il Comune può solo guadagnarci perché una gara porterà più soldi a Sanremo e mi auguro di avere un riconoscimento in merito. Questa è un’occasione d’oro per la città ma, se l’attuale Giunta seguirà ancora la Rai, allora non è cambiato niente. Ho sentito dire che è complicato ma c’è poco da capire. C’è solo da cambiare e da fare”.

Cerruti non ha dubbi: “Confermo che, secondo me il Festival deve rimanere a Sanremo, però l’Ariston va ristrutturato e va pensata una alternativa, in modo da rendere più efficiente la macchina organizzativa. Vanno fatti interventi per facilitare il lavoro degli operatori ma, quanto detto da Mazza di portare il Festival a Milano è sbagliato. Il Festival è di Sanremo”.

Cosa intende per ristrutturare l’Ariston? “Bisogna ottimizzare il teatro per il lavoro degli operatori. Senza dimenticare che, ogni anno le esigenze televisive si mangiano la platea. Non è giusto che in pochi vadano in teatro con prelazioni di biglietti che sono assurde. Ma che fanno in Comune? Per avere un biglietto bisogna sempre votarsi a qualche ‘Santo’. Vorrei che il Festival rimanga a Sanremo ed anche all’Ariston. Oppure si può pensare ad una struttura diversa, coinvolgendo anche Vacchino che non deve rimanere fuori dalla partita. Perché non facciamo un ‘PalAriston’ con la possibilità di ospitare 5.000 spettatori. Io, sicuramente, vedo il Festival in modo diverso dalla Rai e spero di convincere l’attuale Giunta mettendomi a disposizione per un’eventuale consulenza. Credo proprio di essere accanto al Comune e non contro”.

Cosa pensa, quindi, di un eventuale PalaFestival esterno? “Se la città di Sanremo pensa di investire sulla musica, fare una struttura nuova non deve essere polifunzionale. Capisco chi dice che il Festival è anche l’Ariston ma ci si deve sedere ad un tavolo per confrontarci tutti insieme. Non solo Comune, broadcaster e discografici. Perché non possono dire la loro anche i commercianti? Serve un tavolo di coordinamento dove si portino tutte le voci del coro. Perché non si possono lasciare i giovani all’Ariston, con un format televisivo e poi il ‘PalAriston’ che ospita il Festival vero e proprio. Io la vedo in questo modo ma dobbiamo staccarci da quanto fatto negli ultimi 30 anni. Perché, ad esempio, non pensare ad una Spa che gestisca il Festival?”

E conclude confermando “Il comune perderà con me se non decide di dare un taglio. Io sono pronto a portarlo al Consiglio di Stato o al Consiglio Europeo. Non dovete vedermi come un problema, anzi, io penso di essere un ‘amico’ della città perché in questo modo arrivano più soldi e più opportunità a Sanremo”.

Carlo Alessi

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