Una geniale intuizione di Gian Mesturino. C'è questo alla base dell'incredibile storia dello spettacolo teatrale che, grazie a un sold out dopo l'altro, ha legato indissolubilmente il suo nome a Torino. Ebbene sì, "Forbici Follia" è di diritto entrato nell'immaginario torinese come una delle certezze della Città, un po' come le Luci d'Artista o il Salone del Libro: un appuntamento che torna ogni anno e da segnarsi sul calendario. Ed è tra i pochi vanti che, possiamo dirlo con un pizzico di ironia, Torino ha "rubato" a Milano.
Ma prima di approfondire il racconto, snoccioliamo un po' di numeri: 50mila spettatori nell'anno del debutto, poi circa 14mila a stagione negli anni successivi, per un totale di oltre 400mila biglietti venduti e più di 800 rappresentazioni in 25 anni consecutivi di repliche (eh sì, l'anno del Covid è andato in scena grazie allo streaming, per un numero imprecisato di spettatori). E tutto questo solo a Torino, nell'ormai storica edizione di Torino Spettacoli con la regia di Gianni Williams.
(Il primo storico cast di "Forbici Follia", anno 2000)
La "prima" fu nel novembre del 2000. Nel 2025 "Forbici Follia" celebra dunque un quarto di secolo di permanenza in città, con l'intenzione di non fermarsi: una cosa mai vista all'ombra della Mole. L'appuntamento è dal 10 al 19 gennaio 2025, ma con questo testo non si possono mai escludere date "extra". A ospitarlo, per la prima volta, sarà il palco del Teatro Erba, che avrebbe dovuto accoglierlo fin dalla prima edizione, anche se poi le cose andarono diversamente.
A raccontarci cosa accadde, e come lo spettacolo è diventato un "cult", sono Gian Mesturino e sua figlia Irene, anima e memoria storica di Torino Spettacoli, e l'attore Elia Tedesco, dal 2017 interprete di uno dei personaggi principali.
Ricordate come tutto ebbe inizio?
Risponde Gian: "Certo che sì. Ricordo che avevo visto 'Forbici follia' a Bologna, fatto per dei parrucchieri. Non posso definirlo un flop ma la sala era mezza vuota. Stessa cosa a Milano, al Ciak, dove il regista Gianni Williams non si capacitava del poco successo. Io però avevo visto le potenzialità di quel testo e gli ho proposto di trovargli casa a Torino. Era il 1999 e avevamo appena acquistato gli spazi del teatro Gioiello, un ex cinema chiuso dal 1990 ma che sarebbe rinato come teatro grazie a Torino Spettacoli dopo un'importante ristrutturazione. Al primo colpo di piccone ci siamo chiesti: 'Con che spettacolo apriamo?'. La scelta era difficile, ma, nonostante le moltissime proposte ricevute, la maggior parte molto più 'facili', ho capito che 'Forbici Follia' sarebbe stato il titolo giusto. Uno spettacolo che all'estero macinava fin dagli Anni 80 numeri da Guinness: 40 edizioni diverse in America, tradotto in almeno 15 lingue, oltre 14 milioni di spettatori in tutto il mondo. In un piccolo teatro di Boston accumulava sold out tutte le sere, da anni (alla fine sono stati 40, dal 1980 al 2020). A Torino volevamo replicare quel modello e ci siamo riusciti".
Detto così sembra facile, ma la domanda è "Come avete fatto?"
"C'era il clima giusto. Il quartiere era incuriosito dal Gioiello, lì attaccato c'era il mercato della Crocetta, noi andavamo a pubblicizzare la riapertura, e lo spettacolo, già prima che iniziassero i lavori. Gianni Williams in regia preparava ogni dettaglio con attenzione maniacale, facendone la sua bandiera, Irene faceva la promozione e si è inventata quelli che abbiamo definito i 'biglietti di cantiere', una grande idea.
Di cosa si tratta?
Risponde Irene: "Mentre al Gioiello c'erano i lavori in corso, e il cantiere era ben visibile a chi frequentava il mercato, noi ci siamo piazzati lì con un banchetto. E vendevamo i biglietti a prezzi scontati a chi ci dava fiducia, acquistando praticamente al buio i posti per uno spettacolo sconosciuto per un teatro che ancora non c'era. La sfida era terminare i lavori in tempo e andare in scena a novembre del 2000".
Interviene Gian: "Se ci siamo riusciti? Io scommettevo con tutti: dico solo che ho vinto un sacco di cene".
Ok. Quindi l'entusiasmo, la curiosità, anche il connubio vincente con il Teatro Gioiello: tutto questo spiega il successo delle prime repliche, magari della prima stagione, ma qui parliamo di qualcosa di molto più grande.
"L'idea vincente è stato renderlo un testo da long running, di lunga tenuta. Non volevamo uno spettacolo da poche repliche e basta, doveva diventare il nostro manifesto, tanto che il primo anno è andato in scena tutte le sere per 5 mesi. Ma da considerare c'è anche la bontà del testo".
Cosa ha di così speciale?
"La verità è che Forbici Follia miscela i diversi generi che più appassionano gli spettatori: commedia brillante, giallo, dramma, improvvisazione, cabaret, interazione con il pubblico. I personaggi sono disegnati magnificamente e divertono con la loro caratterizzazione, che è ben definita, inequivocabile, addirittura cromatica (gli abiti sono sgargianti e di colori precisi e inconfondibili). Ma agli spettatori piace proprio la formula..."
Già. I tre finali...
Risponde Elia Tedesco: "Lo spettacolo è unico nel suo genere. Innanzitutto si svolge nel presente, addirittura la sera stessa della rappresentazione: c'è una radio che dà le notizie del giorno, il salone da parrucchiere dove è ambientato è davvero un salone, con gli spettatori che possono davvero salire sul palco per farsi fare un lavaggio o una messa in piega. Poi c'è tanta interazione con il pubblico che, dopo l'omicidio (si tratta di un giallo), viene coinvolto direttamente nelle indagini, può interrogare i sospetti e alla fine decide chi dei tre sospettati è l'assassino. Ecco, questa cosa che sono gli spettatori a decidere il finale è affascinante, anche se per noi attori vuol dire ricordarsi tre diversi copioni...".
Ecco. Forse questo spiega i sold out negli anni: il pubblico torna per vedere le tre diverse soluzioni del giallo
Sempre Elia: "Sì e no. Questo è sicuramente un elemento: all'inizio il pubblico sceglieva come colpevole quello che riteneva più probabile e usciva soddisfatto dal teatro convinto di aver 'azzeccato' l'assassino. Col tempo ha capito che la cosa divertente è scegliere un colpevole più improbabile, per vedere come le propie certezze vengono smontate. Chi torna a vederci a teatro lo fa per vedere gli altri finali, per mettere in difficoltà gli attori, ma anche per rivedere uno spettacolo che lo ha divertito o per portare i propri amici e parenti. Conosco persone che vengono ogni anno e lo hanno già visto 11 o 12 volte".
Quindi il pubblico è tutto di affezionati?
Irene: "Per fortuna no. Come diceva Elia, c'è chi porta amici e parenti, ma c'è anche chi viene per la prima volta, intere classi scolastiche in gita o aziende che regalano i biglietti ai propri diendenti. Abbiamo anche pubblico che arriva a Torino da fuori apposta per vedere 'Forbici': sicuramente dal resto del Piemonte, ma anche dalle regioni vicine come Liguria e Lombardia, o più lontane come Toscana ed Emilia. Forse il segreto è che la promozione che noi facciamo per Forbici è capillare e va avanti tutto l'anno, anche quando lo spettacolo non è ancora in programmazione".
Ricorda Gian: "La verità è che Forbici ha portato in teatro persone che non ci erano mai andate. E che poi si affezionano, creano condivisione e passaparola positivo. È stata una grancassa strepitosa, un'opera pop che è davvero adatta a un pubblico dai 3 ai 99 anni".
La commedia è piena di battute e improvvisazione
"Il testo orginale è dello psicologo svizzero Paul Portner, che lo ha scritto nei primi anni ‘60, ma la vera svolta è arrivata nel 1976, quando due geniacci del teatro americano, Bruce Jordan e Marylin Abrams, hanno acquistato i diritti dell'opera e l'hanno arricchita con tanta improvvisazione e un sacco di battute e riferimenti all'attualità. Quello gli ha fatto prendere il volo".
Inevitabile sottolineare ancora una volta il legame con Torino e i torinesi
Spiega Elia: "La contestualizzazione dello spettacolo aiuta a sentire i personaggi 'torinesi', ma c'è di più: la verità è che il pubblico di Forbici è una famiglia, c'è una sinergia, un feeling immediato che questo testo crea tra attori e spettatori, anche quando vengono per la prima volta. Il pubblico torinese, poi è caloroso e attento, molto propenso alla risata. È un pubblico che gira tra teatri diversi e spazia su generi diversi, quindi spesso aiuta anche noi a migliorare con consigli e reazioni che noi ascoltiamo con interesse".
In tutti questi anni, non avete mai trovato un erede di "Forbici Follia"? E che futuro lo aspetta?
Irene Mesturino: "Eredi? Forse 'Swish swish' aveva caratteristiche analoghe, ma era figlio del suo tempo e adesso potrebbe risultare 'vecchio'. Solo 'Forbici' è sempre attuale. Ma ci sono spettacoli che varrebbe la pena riprendere: da 'Assemblea condominiale' a ' Pista!'. Sul futuro invece la risposta è facile, non si molla! Finché ogni sera va sold out, e il pubblico lo chiede a gran voce, resterà in cartellone. Abbiamo un cast di attori affiatatissimi ma anche altri che lo hanno fatto in passato e che sono a disposizione in caso di un'assenza o un forfait di uno dei 'titolari'. Ma non solo: quasi tutti sono in grado di interpretare anche le parti degli altri: è uno spettacolo che è entrato nel nostro Dna".
INFO: www.torinospettacoli.com
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