Le sentenze sono da rispettare, anche se spesso diventano oggetto di animate discussioni. E, a maggior ragione, il rispetto deve arrivare dagli enti pubblici. Così, il Comune di Sanremo si vede costretto ad attingere alle proprie casse per pagare le conseguenze di tre cause perse, che tecnicamente si trasformano in debiti fuori bilancio. Se ne occuperà mercoledì il Consiglio comunale, convocato alle 17,30.
E fra i soggetti da risarcire c'è pure un componente della stessa assemblea di Palazzo Bellevue: Desirée Negri, alla quale il Tar ha riconosciuto l'errore in suo danno commesso in un seggio elettorale durante il conteggio delle preferenze nella lista Anima, assegnandole lo scranno inzialmente occupato da Giovanna Negro. Ora si tratta di rifonderle le spese di lite, liquidate in 1.500 euro più Iva e accessori di legge, in totale 2.188,68 euro. A memoria, non era mai accaduto che un consigliere sanremese (nel caso specifico di maggioranza) finisse per rappresentare un debito fuori bilancio. E' un'altra novità di quest'inizio di legislatura.
Ma il risarcimento alla Negri è davvero poca cosa rispetto a quello disposto per un funzionario dell'Anagrafe, Sergio Morabito, licenziato nel gennaio 2016 in seguito al coinvolgimento nell'arcinota inchiesta sui 'furbetti del cartellino' (battezzata Stachanov dalla Finanza): 212.243,16 euro per la precisione. E' la somma delle retribuzioni e dei contributi previdenziali persi (con tutte le rivalutazioni del caso) dal giorno dell'allontamento dal servizio fino a quello del reintegro, deciso un paio di mesi fa dal giudice del lavoro, dopo che il dipendente era stato assolto dalle accuse in primo e secondo grado, ottenendo così la riapertura del procedimento disciplinare (conclusa a suo favore) nel solco della sentenza d'appello passata in giudicato. Non è il solo ad essere stato riabilitato dalle conseguenze del ciclone scatenato dall'inchiesta Stachanov, tanto che il Comune ha sborsato finora circa 1 milione tra risarcimenti e spese legali.
Infine, gli 875,48 euro dovuti agli esercenti dei baretti di porto vecchio che hanno ottenuto dal Tar il diritto a poter visionare la documentazione del piano per il radicale restyling dell'approdo e delle aree circostanti, in cui operano. E' il calcolo della quota addebita al Comune per le spese processuali forfettarie riconosciute ai ricorrenti, la metà di 1.200 euro, più Iva. Il resto deve versarlo la società Porto di Sanremo, che propone il mega-intervento, peraltro in fase di revisione (il progetto finale differisce da quello approvato inizialmente) prima di passare alle valutazioni della Conferenza dei servizi. In tutto, quindi, il Consiglio deve approvare debiti di bilancio per 215.307 euro e spiccioli.
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