Quanto accaduto nella notte di venerdì a Canelli, all'indomani della messa in scena dello spettacolo di Serena Dandini "Ferite a morte" in un Teatro Balbo gremito di pubblico e a pochi giorni dalla Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne istituita nel 1999 dall'ONU, dimostra ancora una volta quanto sia indispensabile sensibilizzare e intervenire contro la violenza di genere.
Sabato mattina, la città si è svegliata di fronte a un'espressione di odio che non può lasciare indifferenti. Sui muri di luoghi frequentati dagli studenti sono apparsi insulti sessisti come "troia" e "puttana", accompagnati da slogan inquietanti come "Free Turetta", in riferimento al reo confesso dell’omicidio di Giulia Cecchettin. Il tutto corredato da simboli di intolleranza e odio, tra cui svastiche e stelle cerchiate. Questo atto, che non può essere liquidato come semplice bullismo, riflette un disagio profondo nelle relazioni tra i generi, legato a dinamiche di potere e stereotipi culturali ancora radicati.
Roberta Giovine, sindaco di Canelli, ha espresso parole decise per condannare ogni forma di violenza contro le donne: "Il più grande conflitto in atto a livello mondiale si combatte nelle case. I numeri parlano chiaro: mancano all’appello 100 milioni di donne a causa di femminicidi e aborti selettivi. Non possiamo ignorare questo problema se vogliamo davvero cambiare strada". Giovine ha poi richiamato alla memoria due episodi tragici avvenuti in città: "A Canelli, pochi anni fa, un ex-marito ha assassinato una madre di famiglia accanto alla stazione. E meno di sei mesi fa, c’è stato un tentativo di femminicidio alla Casa della Salute. Queste scritte demenziali non sono solo un insulto alla dignità delle donne, ma anche un’offesa alla memoria di queste persone".
La comunità, tuttavia, ha reagito con prontezza. Questa mattina le scuole canellesi, già impegnate in iniziative separate per la Giornata contro la violenza sulle donne, hanno deciso di unirsi in un gesto simbolico e collettivo. Studenti e insegnanti si sono riuniti davanti agli istituti Artom e Pellati per un momento di riflessione condivisa. Durante l'incontro è stata ribadita l’importanza di proteggersi reciprocamente, denunciare episodi di violenza e chiedere aiuto senza timore. È stato inoltre ricordato il numero antiviolenza 1522, un punto di riferimento per chiunque si trovi in difficoltà.
Intanto, le operazioni per cancellare le scritte offensive sono già iniziate, ma il messaggio che queste hanno lasciato dietro di sé rimane. L’episodio rappresenta un forte monito sulla necessità di continuare a educare e sensibilizzare, a partire dalle scuole, per costruire una cultura del rispetto e dell’uguaglianza.
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