Il Nazionale

Eventi e Turismo | 25 ottobre 2024, 12:20

Il teatro abbatte le sbarre: torna "La città entra in carcere" nella casa circondariale di Asti

Seconda edizione del progetto che unisce arte e rieducazione. Due spettacoli aperti al pubblico il 23 novembre

Il teatro abbatte le sbarre: torna "La città entra in carcere" nella casa circondariale di Asti

L'arte drammatica come strumento di cambiamento e rinascita. Torna per il secondo anno consecutivo il progetto teatrale nella casa circondariale di Asti, un'iniziativa che sta dando risultati sorprendenti nel percorso di recupero e risocializzazione dei detenuti. Il prossimo 23 novembre, la compagnia "Teatro Oltre", formata da quindici detenuti, presenterà al pubblico uno spettacolo in due atti, frutto di mesi di lavoro e preparazione.

"Raccontare i luoghi e gli eventi e anche quello che accade intorno a noi: cultura è fare esattamente questo: cercare di capire quali sono le istanze che arrivano dal basso, quelle che sono le esigenze di un territorio, quelle che sono le nuove sensibilità da abbracciare", sottolinea l'assessore Paride Candelaresi.

Uno strumento che persegue la legislazione carceraria più avanzata

"Il teatro in carcere è un potente strumento di cambiamento della personalità", spiega la direttrice del carcere Giuseppina Piscioneri. "Non si tratta solo di intrattenimento, ma di un vero e proprio percorso di crescita che sostiene la legislazione più avanzata nel perseguire l'obiettivo del reinserimento in società".

L'iniziativa, che vede la collaborazione tra il Teatro Agar, l'associazione EFFATA e l'amministrazione comunale, si inserisce nel solco dell'articolo 27 della Costituzione, che prevede la funzione rieducativa della pena. "Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato", ricorda la direttrice "La vecchia idea punitiva è stata ribaltata: la funzione della pena rappresenta un mezzo per la rieducazione e la risocializzazione del detenuto".

Lo spettacolo, dal titolo significativo "Non sia un giorno come tanti", si articola in due parti: la prima nasce dal recupero di ricordi, esperienze ed emozioni dei detenuti, mentre la seconda è una commedia brillante scritta da un detenuto, Michele

"Quest'anno i partecipanti sono stati molto più esigenti e pretenziosi", spiega Silvana Nosenzo, della compagnia Agar, che ha curato il laboratorio. "Non si sono accontentati di produrre qualcosa di buono, ma hanno voluto migliorare le loro capacità artistiche ed espressive, entrare meglio nelle dinamiche di gruppo e appropriarsi dei meccanismi teatrali. C'è stato un vero salto di qualità".

"Il laboratorio non si è configurato come un semplice corso di recitazione, dove i partecipanti imparano le parti a memoria e le recitano meccanicamente", precisa "È stata una vera e propria ricerca sulle parti del sé, dove noi come attori, registi e psicologi abbiamo puntato a far emergere le emozioni, anche quelle più intime, metterle sotto controllo e poi portarle sul palcoscenico".

"Tra gli obiettivi raggiungibili con l'attività teatrale ci sono la riduzione del rischio di emarginazione, il miglioramento dell'autostima, l'occasione per riflettere su di sé e sul proprio rapporto con il mondo esterno", aggiunge Mario Li Santi, anche lui della compagnia Agar  "Si promuovono comportamenti relazionali positivi, come rispetto, sostegno, solidarietà e collaborazione, valorizzando le aree sane della personalità e offrendo stimoli per contrastare la deprivazione culturale".

"Questa esperienza mi ha fatto vedere che ero capace di fare cose che non pensavo"

Le testimonianze dei detenuti - lette dalla direttrice del carcere -  che hanno partecipato a precedenti esperienze teatrali sono emblematiche: "Mi ha fatto vedere che ero capace di fare cose che non pensavo, mi ha insegnato a saper parlare, ad esprimermi. Mi ha dato la possibilità di socializzare con le persone e mi ha fatto crescere, mi ha dato nuovi stimoli", racconta uno di loro.

"Con gli altri compagni eravamo più compatti, più vicini", aggiunge un altro partecipante nel suo racconto "Anche dopo il laboratorio avevamo qualcosa di cui parlare. Mi ha fatto capire che se ci metto la buona volontà ce la posso fare, a fare anche altro, a cambiare. A volte noi pensiamo che siamo discriminati perché siamo detenuti. Invece, vista questa esperienza, si vede che se ci mettiamo la buona volontà ce la possiamo fare".

Il progetto quest'anno si arricchisce anche di una significativa collaborazione con l'Istituto Penna. "Non sono soltanto i carcerati che beneficiano di aspetti di arricchimento", osserva il dirigente scolastico Giorgio Marino, "c'è anche un arricchimento degli studenti nostri che, da semplici cittadini oramai quasi maggiorenni, possono vivere un'esperienza che tutti i cittadini dovrebbero fare per capire di cosa stiamo parlando".

Nuovi progetti all'orizzonte

"Il nome della compagnia, Teatro Oltre, incarna perfettamente lo spirito dell'iniziativa", sottolinea Monica Olivero, educatrice che ha seguito le varie fasi del progetto "I detenuti vogliono andare oltre le sbarre e i cancelli, sia fisici che interiori, e scoprire sempre nuove profondità. C'è una vera fame di emozioni, di nuove esperienze e di dimostrare che possono rappresentare un'altra parte di sé". 

Il percorso non si ferma qui: sono già in cantiere nuovi sviluppi, tra cui la possibilità di creare opportunità lavorative in ambito teatrale attraverso un corso tecnico di audio luci, nell'ottica di offrire concrete possibilità di reinserimento professionale.

Gli spettacoli del 23 novembre, con due repliche previste una al mattino (ore 10) e una al pomeriggio (ore 15), rappresentano un'occasione unica per la cittadinanza di entrare in contatto con questa realtà e di assistere a un esempio concreto di come l'arte possa trasformarsi in strumento di riscatto e rinascita personale. 

Una precedente rappresentazione, dedicata alle famiglie dei detenuti, è prevista per il 12 novembre.

Informazioni e costi

Il programma, intitolato "La città entra in carcere", prevede due rappresentazioni: "Non sia un giorno come tanti", un testo collettivo, e "Un letto per tre", scritto da Michele C.,. La regia è affidata a Pellegrino Delfino, Mario Li Santi e Silvana Nosenzo.

Per partecipare è necessaria la prenotazione obbligatoria entro il 13 novembre, da effettuare via e-mail all'indirizzo biglietteriateatro.alfieri@comune.asti.it, allegando copia della carta d'identità in PDF. 

I biglietti, del costo di 10 euro, saranno disponibili presso la biglietteria del Teatro Alfieri. 

L'iniziativa gode del patrocinio della Città di Asti e del sostegno della Banca di Asti. Si consiglia di presentarsi all'ingresso della Casa di Reclusione un'ora prima dell'inizio dello spettacolo.

Alessandro Franco

Commenti