Si è avvalso della facoltà di non rispondere e attenderà in carcere la decisione del Gip l’uomo accusato di tentato omicidio aggravato per l’aggressione a colpi di coltello messa in atto nei confronti della moglie nelle prime ore di domenica 29 settembre.
Il fatto sarebbe avvenuto nel garage del condominio dove la coppia vive insieme a un figlio minorenne. In seguito a una lite iniziata nell’abitazione di famiglia l’uomo, un 45enne di professione elettricista, ha colpito più volte la consorte, 45enne commessa in un supermercato, con un coltello da cucina preso in casa. Da allora l’aggressore risulta in stato di fermo, detenuto nella casa di reclusione cuneese.
Qui, questa mattina, mercoledì 2 ottobre, è stato sottoposto a interrogatorio da parte della dottoressa Cristiana Gaveglio. La giudice per le indagini preliminari si è riservata di pronunciarsi nei prossimi giorni in merito alla richiesta di detenzione in carcere quale misura cautelare chiesta nei suoi confronti dalla Procura.
In seguito all’aggressione la donna era stata ricoverata all'ospedale di Mondovì. Le sue condizioni, inizialmente serie, sono in via di progressivo miglioramento al punto che quasi certamente verrà dimessa in tempi brevi, tra oggi e domani.
Nel primo quadro delineato della Procura, l'arma utilizzata, il numero dei fendenti inferti – pare cinque – e le parti del corpo colpite, tra cui il petto, andrebbero a integrare la condotta di tentato omicidio.
Al momento non è possibile ipotizzare una riqualificazione del reato in "lesioni gravi". Le indagini, come fa sapere il procuratore di Cuneo, dottor Onelio Dodero, sono in corso.
All'uomo, che viene descritto come schivo e riservato, viene contestata anche l'aggravante prevista dalla legge del Codice Rosso, che tutela le vittime (uomini e donne) di reati commessi in ambito familiare.
"Le indagini sono in corso. Trattandosi di una vicenda estremamente delicata occorre procedere con la massima cautela”, raccomanda il difensore dell'indagato, l'avvocato del foro di Asti Pier Mario Morra, che ha consigliato il suo assistito di avvalersi del silenzio di fronte al magistrato, riservandosi però di richiedere l'interrogatorio al pubblico ministero, la dottoressa Alessia Rosati.
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