Il Nazionale

Cronaca | 19 settembre 2024, 15:34

Violenza negli ospedali, si pensa ad un braccialetto sos per i sanitari: "Dove è finito il rispetto per chi salva vite?"

Gabriele Montana, rappresentante Nursind di Asti, commenta la notizia delle nuove misure di sicurezza in corsia allo studio in Regione

Violenza negli ospedali, si pensa ad un braccialetto sos per i sanitari: "Dove è finito il rispetto per chi salva vite?"

La notizia delle misure di sicurezza per proteggere medici e personale sanitario dalle aggressioni, annunciate dall'assessore regionale Federico Riboldi al quotidiano Repubblica, ha suscitato una riflessione amara da parte di Gabriele Montana, rappresentante del Nursind Asti.

"Al di là delle misure di prevenzione e dei provvedimenti punitivi, ciò che desta preoccupazione è la considerazione sociale e culturale del Sanitario," afferma Montana. "Come si può pensare di rivolgersi a un Sanitario per chiedere aiuto e poi aggredirlo fino a fargli del male? Come potrà questo aiutarci se ferito?"

Secondo Montana, si è perso quel rispetto e quella stima incommensurabile che un tempo i nonni nutrivano verso il "dottore". "Dove è finito quel rispetto nei confronti di una persona che può aiutarci a risolvere un problema di salute, a eliminare un dolore e, non dimentichiamolo, a salvarci la vita?" si chiede amaramente.

Le misure annunciate dalla Regione, che prevedono braccialetti di sicurezza, un'app per le guardie mediche e un sistema di videosorveglianza collegato alle forze dell'ordine in tutti gli ospedali, sembrano necessarie di fronte all'escalation di violenza contro gli operatori sanitari

Tuttavia, per Montana, il vero problema è culturale e riguarda il rispetto verso una professione che dovrebbe essere tutelata e valorizzata, non aggredita.

"È inaccettabile che chi dedica la propria vita a curare e salvare vite umane debba temere per la propria incolumità," afferma Montana. "Serve un cambio di passo culturale, un ritorno al rispetto e alla gratitudine verso chi opera nel settore sanitario con abnegazione e spirito di servizio."

Le parole del rappresentante del Nursind Asti sollevano una riflessione profonda sulla percezione sociale del personale sanitario e sulla necessità di un rinnovato rispetto e considerazione per coloro che ogni giorno si prendono cura della nostra salute, spesso mettendo a rischio la propria.

Francesco Coppolella, segretario regionale del NurSind: "Davvero siamo arrivati a questo punto?"

 

"Veramente siamo arrivati al punto di mettere un braccialetto al personale sanitario?" così Francesco Coppolella, segretario regionale del NurSind. 

"Abbiamo un serio problema in Italia allora che dovrebbe imporre alla politica scelte e azioni più complesse rispetto alla sola e legittima richiesta degli operatori di garantire la sicurezza. Si sta creando una preoccupante frattura sempre più complicata da ricucire e non è cosi insolito leggere sui social " si vede che se lo meritavano", alle notizie che giornalmente si leggono. Una frattura con i cittadini con i quali invece dovremmo essere alleati e chiedere insieme a loro condizioni di lavoro dignitose per garantire una assistenza dignitosa".

"Spiace che a seguito di politiche che hanno devastato il sistema sanitario siamo individuati noi come i nemici da insultare o da aggredire e quindi da difendere come se fossimo noi la causa dello sgretolamento di un servizio che una volta era autorevole e rispettato, nel quale i cittadini riponevano la loro fiducia."

"Lo stato deve far sentire la sua presenza assicurando la giusta sicurezza al personale per poter operare in tranquillità ma deve essere in grado di fare di più come ad esempio domandarsi perché dagli applausi sui balconi si è passati ad un preoccupante incremento degli schiaffi in ospedale". 

"Quello che deve far riflettere è il perché siamo arrivati a questo punto. Militari, arresti pulsanti, telecamere e adesso braccialetti. C è qualcosa che non va. Per carità siamo i primi a chiedere misure rassicuranti, pene esemplari e presidi fissi ma non credo basti questo, non vorrei trasmettessimo e alimentassimo sempre più incertezze mentre invece abbiamo bisogno del contrario. Certezze che purtroppo vanno garantite con azioni che non ci sono e non si vedono. Credo che lo stato con le sue non azioni, abbia per primo delegittimato i suoi operatori sanitari che adesso difende con strumenti atti a curare il sintomo e non la malattia. Quindi ad un operazione ospedali sicuri per garantire la sicurezza degli operatori ne faccia seguire una altrettanto importante che garantisca condizioni di lavoro dignitose. Non possiamo essere noi il parafulmine di uno stato che non investe sulla sanità e sui i suoi professionisti lanciando di fatto messaggi poco rassicuranti e trasmettendo poca fiducia".

Alessandro Franco

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