Il Nazionale

Cronaca | 19 settembre 2024, 16:53

Femminicidio di Etleva Kanolja, depositate le motivazioni della sentenza: il Pm e i difensori le impugnano

Bodi era stato condannato a 27 anni. Il pm ricorre in Appello contro la concessione delle attenuante generiche. La difesa: "Lui ha chiamato i soccorsi ed è provato che ha cercato di salvarla"

Femminicidio di Etleva Kanolja, depositate le motivazioni della sentenza: il Pm e i difensori le impugnano

Farà ricorso in Appello contro la concessione delle attenuanti generiche a Selami Bodi, l'uomo che nell'ottobre del 2023 aveva ucciso, strangolandola, la moglie Etleva Kanolja.

Questa la decisione del Pubblico Ministero Giovanni Battista Ferro (che aveva richiesto l'ergastolo) dopo che nelle settimane scorse Franco Greco, il giudice che aveva presieduto la Corte d'Assise lo aveva condannato a 27 anni di carcere, ha depositato le motivazioni della sentenza.

Il giudice Greco, con a latere il giudice Fiorenza Giorgi e i giudici popolari, avevano letto la sentenza di condanna lo scorso 9 maggio ed era stato concesso il riconoscimento delle attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti, l'interdizione dai pubblici uffici e il risarcimento per 770mila euro per i danni patrimoniali e non patrimoniali alle parti civili che si era costituite.

Bodi era stato assolto dall'accusa di lesioni aggravate e continuate perchè il fatto non sussiste.

Faranno ricorso in Appello impugnando la sentenza anche gli avvocati difensori di Bodi Rosanna Rebagliati e Licia Carla Sardo.

"Ci ha stupito l'impugnazione della Procura per il riconoscimento delle attenuanti generiche. Ci sono 50mila omicidi veri e ben più brutti come l'omicidio di Cogne, questo è un preterintezionale, lui ha chiamato i soccorsi ed è provato che ha cercato di salvarla perchè poi comunque la moglie ha vissuto per altri due giorni - ha detto l'avvocato Licia Carla Sardo - Per la Corte d'Assise massimo rispetto, ma ho solo due domande da farmi: la velocità con le quali è stato concluso un processo per omicidio che si è chiuso in 6 udienze. Questo uomo meritava un processo più lungo - continua il legale difensore che si è soffermata anche sulla veridicità delle testimonianze dei parenti - abbiamo fatto una perizia su quest'uomo che ha dimostrato che avesse grandi problemi di gelosia e non lo giustifico e lui deve pagare ma deve pagare il giusto. Lo avessero curato questo non sarebbe successo. Loro ad esempio non hanno richiesto una perizia d'ufficio".

I tragici fatti del 27-28 ottobre 2023

L'uomo nei due interrogatori davanti al Gip Laura De Dominicis e al Pubblico Ministero Giovanni Battista Ferro aveva confessato i fatti occorsi nella notte tra il 27 e 28 ottobre nella loro abitazione in via Corridoni nel quartiere di Villapiana a Savona.

La donna, mamma di quattro bambini dai 5 ai 13 anni, era stata ricoverata in terapia intensiva all'ospedale San Paolo ed era in coma dopo che Bodi, nell'impeto di un litigio si era scagliata contro di lei prendendola per il collo con tutte le sue forze. Resosi conto che la donna non respirava piú aveva chiamato il 112 ed immediatamente sul posto era giunto il personale medico del 118 e un'ambulanza della Croce Bianca.

Etleva Kanolja era stata rianimata per circa 50 minuti e dopo aver ripreso i sensi e iniziato a respirare autonomamente, era stata trasportata nel nosocomio savonese in condizioni critiche e dopo due giorni era deceduta.

Sul posto erano giunti anche i carabinieri che si erano resi conto che da subito la situazione appariva meritevole di approfondimenti investigativi, tanto da rendere necessario l’intervento sul posto del Sostituto Procuratore della Repubblica, che immediatamente aveva assunto la direzione delle indagini e del personale specializzato della Compagnia dei Carabinieri di Savona.

Nel corso della serata, dopo aver avuto una discussione per futili motivi con la donna si era chiusa in camera da letto convalescente a seguito di un'operazione. Sospettando di averla sentita al telefono con qualcuno, in preda alla gelosia (e con la scusa di chiederle il pigiama), Bodi l'aveva aggredita e stretta con forza al collo, fino a quando la vittima aveva iniziando a perdere i sensi. Era stato proprio il marito quindi a richiedere l’intervento del personale medico, quando si era reso conto della gravità del suo gesto.

Gli investigatori, constatata la situazione non avevano potuto fare altro che dichiarare l’uomo in arresto ed accompagnarlo negli uffici della Procura della Repubblica di Savona, dove era stato sentito dal Pm Ferro. Selami Bodi era stato successivamente trasferito in carcere a Marassi e doveva rispondere di omicidio aggravato dall'aver ucciso la coniuge, dai futili motivi e dall'averlo compiuto contemporaneamente ai maltrattamenti in famiglia.

Il 42enne infatti non era nuovo a violenze contro la moglie, nel tempo infatti gli episodi sarebbero stati numerosi. I carabinieri nelle successive indagini sulla vita della coppia avevano scoperto le chat grazie alle analisi dei cellulari e le violenze che la vittima aveva subito anche in passato (con accessi anche al pronto soccorso dell'ospedale San Paolo).

Etleva aveva inviato via messaggio a Bodi il 3-4 ottobre 2023 tre link di tre video di Youtube in lingua albanese con preghiere e monologhi con al centro argomenti su "come può essere un buon marito nella religione musulmana, di rispettare la moglie e non umiliarla" e su "come trattare bene tua moglie".

Nelle riunioni successive in Albania con i familiari, ai quali era presente anche l'Imam, lei aveva fatto presente che voleva separarsi e non tornare con lui. Poi erano giunte le scuse del marito e c'era stato il ritorno in Italia.

Il Pubblico Ministero si era soffermato su alcuni messaggi, nei quali Etleva diceva "racconterò cosa ho sofferto, perchè mi hai picchiato di continuo"; "Mi hai mandato all'ospedale e ho continuato a sopportare"; "Preferisco morire".

La donna secondo quanto emerso nelle testimonianze durante la fase di dibattimento sarebbe stata tenuta distante dalla sua famiglia e con la radicalizzazione islamica dell'uomo non le sarebbe stato concesso praticamente niente anche nel modo di vestire (per due anni non aveva potuto utilizzare il suo cellulare).

Luciano Parodi

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