Sergio Chiamparino, sindaco di Torino e poi presidente della Regione, l'ex primo cittadino Piero Fassino e un'altra ex inquilina di Palazzo Civico, Chiara Appendino. Sono loro gli amministratori citati a giudizio da quello che è già stato ribattezzato "processo smog" e che domani, 18 giugno, vedrà la sua prima udienza per il reato di inquinamento ambientale colposo. In sostanza, dovranno rispondere della qualità dell’aria della città di Torino dal 2015 al 2019. Il Comitato Torino Respira chiederà, invece, di costituirsi parte civile al processo.
Non aver adottato misure efficaci
In particolare, viene contestato agli imputati il fatto di non avere adottato misure efficaci per evitare il continuo sforamento dei limiti di concentrazione degli inquinanti nell’aria stabiliti dalla legge, sforamenti che hanno determinato, secondo i consulenti tecnici della Procura della Repubblica, oltre mille morti premature e numerosi ricoveri ospedalieri.
Si tratta del primo processo penale in Italia di questo genere, nel quale viene contestato agli amministratori degli enti pubblici territoriali il reato di inquinamento ambientale colposo, che il legislatore ha introdotto nel 2015 per una più incisiva tutela dell’ambiente.
Il ruolo di Torino Respira
Torino Respira ha dato il suo contributo allo sviluppo delle indagini con numerose memorie di approfondimento del tema e all’udienza del 18 giugno chiederà di costituirsi parte civile per continuare a dare anche in sede processuale il proprio contributo di carattere giuridico e scientifico. “L’esposto che ha dato il via alle indagini che hanno poi portato al rinvio a giudizio degli amministratori torinesi è stato presentato ormai più di sette anni fa, ed è frutto prima di tutto della mia personale frustrazione, nel vedere i miei figli e i loro amici crescere in una delle città più inquinate d’Europa - commenta Roberto Mezzalama, presidente del Comitato Torino Respira -. Dopo l’ennesima pedalata di ritorno a casa in mezzo allo smog di febbraio ho deciso di coinvolgere gli amici avvocati, che ora sono i consulenti legali del Comitato Torino Respira, e dopo un lavoro tecnico e giuridico piuttosto approfondito abbiamo deciso di depositare l’esposto. La cosa che mi ha sorpreso di più quando ho cominciato a cercare dati per l’esposto è stata che sui siti del Comune e della Regione fossero pubblicate relazioni degli epidemiologi dell’ARPA che parlavano chiaramente di molte centinaia di morti a causa dello smog ogni anno. Quindi era evidente come gli amministratori fossero perfettamente a conoscenza della situazione, ma non stessero affatto prendendo le decisioni necessarie a risolvere il problema, anzi. Il fatto che Torino sia oggettivamente in una situazione sfavorevole per la dispersione degli inquinanti è stato sempre utilizzato come una scusa anziché come uno stimolo per fare di più e meglio”.
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