Divieto di esercitare l’attività professionale e sequestro preventivo di undici mezzi. Queste le misure adottate dai Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Cuneo nei confronti di 9 persone (4 macedoni, 4 albanesi e 1 tunisino) resesi responsabili di caporalato e di aver occupato alle proprie dipendenze lavoratori non in regola con il soggiorno in Italia.
L’attività investigativa era iniziata l’anno scorso, nel mese di aprile, a seguito di ispezioni effettuate unitamente ad Arma territoriale di Cuneo, ispettori ITL e con il concorso di mediatori culturali dell’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) nell’ambito del contrasto al caporalato e lavoro irregolare in agricoltura.
Al termine era emerso un quadro diffuso di sfruttamento lavorativo in tutta la zona di Alba e più estesamente nelle Langhe, zona a forte vocazione vitivinicola. Ad essere sfruttati erano cittadini extracomunitari, reclutati sulle piazze e prelevati con pulmini o autovetture da parte di datori di lavoro contoterzisti.
Lo sviluppo delle indagini ha permesso di ricostruire la rete di sfruttamento classico in agricoltura: da un luogo di concentramento dei lavoratori, gli stessi venivano prelevati e trasportati a cura dei caporali, titolari di aziende agricole di lavoro conto terzi, per l’impiego in condizioni di sfruttamento in aziende agricole operanti nei vigneti delle province di Cuneo, Asti e Alessandria.
Sono stati identificati ben 40 lavoratori vittime di sfruttamento: 14 provenienti dal Gambia, 4 da Senegal ed Egitto, 3 da Macedonia, Tunisia e Marocco, 1 da Ghana, Pakistan, Nigeria, Guinea, Gabon 2 dall’Albania e dal Bangladesh.
Per 30 di loro è stato chiesto ed ottenuto il Nulla Osta al rilascio del permesso di soggiorno per grave sfruttamento lavorativo ed in parte sono stati trasferiti e inseriti in progetti SAI (Sistema Accoglienza Integrazione) in altre località italiane lontane da Alba, luogo dello sfruttamento, per l’inserimento lavorativo in diverse realtà imprenditoriali. Tra questi vi erano anche quelli che avevano trovato riparo in accampamenti di fortuna lungo il fiume Tanaro.
Tutti gli 11 mezzi utilizzati dai caporali per il trasporto dei lavoratori sono stati sequestrati
Gli indagati sono stati accusati di reiterata corresponsione di retribuzioni palesemente difformi dai CCNL (6 € all’ora) anche con trattenute alla fonte per il costo di trasporto, mancata osservanza della normativa relativa a orari di lavoro, permessi, ferie e riposo, mancato rispetto della normativa in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro e sottoposizione dei lavoratori a condizioni e metodi di lavoro degradanti (sorveglianza a vista e minaccia di non retribuzione in caso di minimo errore).
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