Il Nazionale

Cronaca | 08 febbraio 2024, 07:05

Una presunta estorsione dietro il suicidio di un 49enne di Priocca: alla sbarra commerciante di Castagnito ora detenuto

Nell’ottobre 2020 l’impiegato uscì di casa e non vi fece ritorno. Il suo corpo venne ritrovato tredici giorni dopo nelle acque del Tanaro. Una tragica vicenda ora al centro di un processo aperto dal Tribunale di Asti

Una presunta estorsione dietro il suicidio di un 49enne di Priocca: alla sbarra  commerciante di Castagnito ora detenuto

Toccherà ai giudici del Tribunale di Asti valutare l’esistenza e la portata del collegamento tra l’estremo gesto messo in atto nell’ottobre 2020 dal 49enne di Priocca Giovanni Calabrese e quanto l’uomo, impiegato presso la Giordano Vini di Valle Tallora a Diano d'Alba sarebbe andato a raccontare ai militari della stazione dell’Arma di Govone tre giorni prima di uscire di casa e fare perdere le proprie tracce. Quello che gli inquirenti ritengono essere stato un allontanamento volontario poi seguito dalla messa in auto del gesto anticonservativo (l’autopsia confermerà la morte per annegamento) si concluderà infatti col ritrovamento del suo cadavere nelle acque del Tanaro presso il ponte al confine tra Neive e Castagnito, dopo che per tredici giorni l’uomo era stato ricercato da forze dell’ordine e volontari nelle campagne tra Priocca e Alba, dove testimoni avevano riferito di averlo visto attraversare a piedi il ponte albertino. 

Ai Carabinieri della locale stazione Calabrese aveva riferito di trovarsi in una situazione economicamente difficile a causa di un amico, che lo aveva "rovinato" tramite continue richieste di soldi e che lo aveva coinvolto in un progetto imprenditoriale che non vide mai la luce, ma per il quale l’impiegato si trovò a elargire cospicue somme di denaro. 

Quell’amico, il 39enne Luigi Rilievo, commerciante di formaggi di origine campana, all’epoca titolare di una rivendita a Castagnito, nel frattempo finito e tuttora recluso in carcere a Torino per traffico di cocaina, si trova ora imputato di fronte alla corte presieduta dal giudice Elio Sparacino con l’accusa di estorsione. 

A chiamarvelo, difeso dall’avvocato Gianluca Bona, il pubblico ministero Laura Deodato, intenzionata a verificare quanto denunciato dall’uomo prima di mettere fine alla propria esistenza. Agli uomini della Guardia di Finanza era toccato indagare sulla sua situazione economica. Le fiamme gialle avevano accertato come sulle spalle dell’impiegato pesassero debiti per un ammontare complessivo di 102mila euro, da pagarsi in rate mensili da 2.200 euro. 

Circostanze ricordate nel corso dell’udienza tenuta nei giorni scorsi presso il tribunale di Asti. A sfilare di fronte a giudici e avvocati è stata la moglie di Calabrese, che ha sottolineato come quell’amico riuscisse a esercitare una particolare e negativa influenza sul marito, da lui convinto a contrarre un mutuo da 40mila euro per sostenere il progetto per la realizzazione di un caseificio che sarebbe dovuto sorgere a Castagnito e che ovviamente non vide mai la luce, mentre altre richieste di denaro erano state esaudite da Calabrese mediante bonifici dietro ai quali, ha spiegato la donna richiamando i contenuti di messaggi ritrovati nel telefono del marito dopo la sua scomparsa, ci sarebbero state non troppo velate minacce del commerciante. 

Il procedimento proseguirà con l’udienza già fissata il prossimo 4 aprile, quando in aula verrà sentito l’imputato. 

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