Il Nazionale

Cronaca | 11 gennaio 2024, 13:00

Omicidio di Piazza delle Nazioni, l'assassino controllava da mesi il cellulare della vittima, poi le ricerche: "Come sparare"

E' stato ascoltato in aula l'audio registrato da Danjela Neza con il suo cellulare degli ultimi attimi di quel tragico 6 maggio con il colloquio tra i due e con gli spari che l'hanno portata alla morte

Omicidio di Piazza delle Nazioni, l'assassino controllava da mesi il cellulare della vittima, poi le ricerche: "Come sparare"

L'assassino gli controllava il cellulare da mesi tramite la sincronizzazione di due telefoni e aveva effettuato le ricerche su internet su come sparare, come ricaricare e come utilizzare una pistola risalenti al marzo del 2023, poco meno di due mesi prima dell'omicidio.

Questo sarebbe emerso dalle testimonianze in aula del dirigente della squadra  mobile della polizia di Stato Vito Innamorato e dell'ispettore Leonardo Digilio che questa mattina nel processo in Corte d'Assise davanti al presidente, il giudice Fiorenza Giorgi e a latere il giudice Giorgia Felisatti e i giudici popolari, sull'omicidio di Piazza delle Nazioni del 6 maggio 2023 dove ha perso la vita Danjela Neza uccisa con due colpi di pistola dall'ex fidanzato Safayou Sow, si sono soffermati sull'attività d'indagine e sull'analisi dei filmati di videosorveglianza e dei cellulari della vittima e dell'assassino.

Nell'aula magna del Tribunale di Savona è stato ascoltato anche l'audio registrato da Danjela della durata di 3 ore con il suo cellulare degli ultimi attimi con il colloquio tra i due e con gli spari che l'hanno portata alla morte.

"Mi hai rovinato tutto, vuoi anche rovinare il lavoro" aveva detto Sow. "Non mi sparare, no ti prego" la risposta della vittima. "Mi dispiace, non mi hai lasciato altra scelta" ha concluso l'assassino poco prima di spararle.

Il 27enne guineano non accettava la fine della relazione con la giovane, la spiava e la fotograva e non voleva più lavorare con lei (entrambi lavorano in un ristorante della Darsena). Gli stessi titolari dell'attività avevano fatto prendere a Neza un periodo di pausa dal lavoro ma sarebbe dovuta rientrare proprio il 6 maggio, giorno nel quale è avvenuto l'omicidio,

Il Pm aveva contestato a Sow l'omicidio pluriaggravato dalla relazione affettiva, i futili motivi e la premeditazione e la detenzione in luogo pubblico di arma clandestina e ricettazione.

Sow quella sera di inizio maggio aveva infatti preso la pistola semiautomatica, con matricola abrasa, dal bagagliaio della sua auto e aveva sparato alla giovane due volte alla testa oltre ad altri tre colpi.

Purtroppo per lei non c'era stato più nulla da fare all'arrivo delle forze dell'ordine, dell'automedica del 118 e della Croce Oro di Albissola Marina.

Sow, pentito del suo terribile gesto omicida aveva chiamato il centralino della polizia di Stato e aveva confessato tutto. I giovani lavoravano insieme in Darsena, lui come aiuto cuoco e lei come cameriera.

Lo scorso 22 luglio era stato poi arrestato dalla squadra mobile della Polizia di Savona, per i reati di ricettazione e cessione di arma clandestina Yuri Scalise.

L'uomo che nell'ottobre del 2003 aveva ucciso l'amico e vicino di casa Renato Rinino, il noto Arsenio Lupin savonese, secondo gli inquirenti avrebbe consegnato l'arma, una Beretta 765, a Sow, il quale l'avrebbe usata per uccidere. Gli investigatori, non convinti dalla versione del 27enne guineano secondo cui l'arma era stata trovata, prima in via Cimarosa e poi in un cespuglio nella zona del Santuario col giovane che aveva affermato di averla tenuta per legittima difesa dopo essere stato coinvolto in un litigio per un parcheggio in Piazza del Popolo, avevano chiuso il cerchio della loro attività concentrandosi sugli ultimi contatti dell’omicida.

Nello sviluppo dell’indagine avevano raccolto una serie di gravi indizi a carico dell’uomo che, dietro compenso, circa 2mila euro, gli avrebbe ceduto l’arma con la matricola abrasa, completa di munizioni. I riscontri raccolti avevano quindi consentito all’autorità giudiziaria, alla cui disposizione era stato messo Scalise dopo essere stato condotto nel carcere di Imperia, di emettere il provvedimento restrittivo e ai poliziotti di rintracciare immediatamente l’uomo.

Durante l'interrogatorio davanti al Gip e al Pm Luca Traversa, Scalise, difeso dall'avvocato Salvatore Di Bella, aveva risposto alle domande del Gip e aveva negato ogni coinvolgimento in relazione alla vicenda della vendita dell'arma, affermando la propria assoluta estraneità rispetto ai fatti contestati. Sow lo scorso novembre aveva risposto alle domande del Gip Laura De Dominicis e del Pm Luca Traversa specificando, come già era avvenuto in sede di interrogatorio, come aveva avuto la pistola. In incidente probatorio Safaiou Sow aveva confermato che l'arma gli era stata venduta per la cifra di 2mila 500 euro da Scalise e gli era stata consegnata in un parcheggio dietro al ristorante dove il 27enne originario della Guinea lavorava e nel quale i due si sarebbero conosciuti (Scalise sarebbe andato alcune volte a mangiare nel locale).

Entrambi erano presenti nell'aula magna del Tribunale di Savona e all'omicida sarebbero state diverse le domande che gli erano state poste in merito proprio agli accordi presi tra i due, al pagamento e alla consegna dell'arma.

L'omicida aveva cercato altre persone per acquistarla ma poi alla fine aveva deciso di rivolgersi a Scalise e tra i due ci sarebbero stati dei contatti anche su Instagram con la cessione che sarebbe avvenuta il 15 marzo.

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