Si è avvalsa della facoltà di non rispondere alle domande dei giudici, nell’attesa di poter valutare i possibili nuovi elementi di accusa emersi a suo carico. Questa la posizione di Anca Egorov, la 47enne badante romena che da giovedì 4 dicembre è agli arresti domiciliari presso la sua abitazione di Costigliole d’Asti nell’ambito dell’indagine che la vede destinataria della misura cautelare con le accuse di circonvenzione d’incapace e autoriciclaggio.
Secondo il sostituto presso la Procura della Repubblica di Asti Davide Greco la donna avrebbe approfittato della minorata condizione di una vedova di Castagnole delle Lanze, la signora Giuseppina, oggi 79enne, per sottrarle una somma di denaro quantificata in 317mila euro, parte dei quali sarebbero stati utilizzati per acquistare una tabaccheria – poi rivenduta – a Santo Stefano Belbo. La badante avrebbe peraltro convinto la pensionata a trasferirsi in Romania tenendola poi segregata presso parenti sino allo scorso agosto.
Ieri mattina, mercoledì 10 gennaio, la donna si è presentata in Tribunale ad Asti per comparire di fronte alla giudice per le indagini preliminari Beatrice Bonisoli per l’interrogatorio di garanzia, ma ha preferito non rilasciare dichiarazioni.
"La mia assistita – spiega l’avvocato albese Roberto Ponzio, che la assiste – era inizialmente intenzionata a rispondere alle domande del giudice, senonché in mattinata diverse fonti di stampa sono intervenute sulla vicenda ipotizzando la presenza di un’altra vittima e un altro fascicolo di indagine (leggi qui, ndr). Per questo l’ho indotta cautelativamente ad avvalersi della facoltà di non rispondere, per chiarire col pubblico ministero quale sia l’esatto perimetro dell’accusa".
"In ordine a quest’ultima ricostruzione – aggiunge il legale –, l’interessata la ritiene fantasiosa. Ci siamo riservati di approfondire la vicenda col pubblico ministero e non escludiamo di chiedere di poter essere interrogati nella prossima settimana davanti a lui".
Atteso fuori dal palazzo di giustizia da numerosi cronisti, il legale albese non risparmia una considerazione sul clamore mediatico che l’intera vicenda ha intanto assunto. "Appartengo a una generazione di avvocati – spiega – abituata a svolgere il proprio ruolo nelle aule, per cui le dichiarazioni le faremo a tempo debito ai magistrati. Due considerazioni però si impongono. La prima è che questa vicenda si sta trasformando in un vero e proprio linciaggio mediatico ai danni della mia assistita. E questo anche per effetto del fatto che la parte lesa è intanto diventata una star, rilasciando interviste a televisioni, giornali, mezzi di informazione capaci di un clamore non soltanto nazionale, ma addirittura internazionale, visto che la stessa eco ha raggiunto le emittenti televisive romene. Ecco, pur col massimo rispetto che si deve alle prerogative della parte lesa, mi chiedo se questo dinamismo non risulti incompatibile con l’indebolimento cognitivo e volitivo e con l’esercizio del potere di critica ipotizzati dalla Procura. Se mi è consentita una battuta, non vorrei che ci si inventasse il reato di circonvenzione di capace".
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