"Sconcertato, deluso". Così si descrive Mario Roggero a pochi minuti dal verdetto emesso nei suoi confronti dalla corte d’assise del tribunale di Asti. Pochi istanti dopo le 12 di oggi, lunedì 4 dicembre, puntuale rispetto alle indicazioni che il giudice Alberto Giannone aveva dato in apertura di udienza alle 9.15 di questa mattina, prima di riunire la corte in camera di consiglio, lo stesso presidente, il giudice a latere Elio Sparacino e i sei giudici popolari facenti parte dell’assise (uno di loro, assente, era stato sostituito questa mattina) sono rientrati nell’affollata aula 1 del palazzo di giustizia astigiano per la pronuncia di una sentenza di condanna che coi 17 anni di reclusione scritti sul dispositivo è andata oltre i 14 anni richiesti per il negoziante dal pubblico ministero Davide Greco.
Nel suo conteggio la Procura aveva già tenuto conto delle attenuanti generiche, come degli elementi della provocazione e della continuazione del reato, portando il computo della pena al di sotto dei ventuno anni che il Codice Penale prescrive quale minimo edittale per il solo reato dell’omicidio volontario. Fattispecie che, secondo la tesi della Procura nel caso di Gallo Grinzane fu però duplice e accompagnata dal tentato omicidio di un terzo soggetto e dal porto abusivo di arma da sparo.
Un’ipotesi, quella accusatoria, fatta infine propria dai giudici del primo grado. "Una follia", per Roggero, che accompagnato dalla moglie e dalla figlia aveva trascorso l’intera mattinata seduto composto sui banchi alla sinistra della corte, scambiando rare parole con gli stessi congiunti e ancor meno col suo avvocato, il legale ferrarese Dario Bolognesi.
LE PAROLE DEL GIOIELLIERE [VIDEO]
Fuori dal palazzo di giustizia le parole con cui, a caldo, il gioielliere ha escluso almeno per ora la possibilità di un pentimento rispetto alla morte dei suoi aggressori e, anzi, annunciando sin d’ora appello, ha espresso tutta la sua delusione per un verdetto che a suo giudizio "premia la delinquenza".
"Per arrivare a una sentenza così – si spinge a dire il commerciante, certamente emozionato ma anche determinato di fronte ai giornalisti che lo hanno accompagnato fuori dal tribunale – vuol dire che anche i giudici popolari erano d’accordo, la maggioranza sarà stata quella".
Rispondendo ai cronisti Roggero cerca poi di recuperare gli argomenti coi quali durante il dibattimento il suo difensore si era appellato alle ragioni della legittima difesa, poi respinte dalla corte: "Non c’era alternativa, non vedevo lei", ha detto il gioielleria riferendosi alla moglie, alla giustificazione di quegli spari rivelatisi fatali quali tentativo di difendere la propria famiglia e la consorte in particolare nella manciata di concitati minuti nei quali i fatti si sono risolti: "Mia moglie non c’era, io non l’avevo vista. Mi è passata vicina in un frangente, ma chi l’ha vista? La prova balistica che mi è stata fatta non è stata acquisita agli atti (…).".
Di pentimento non si parla ancora, non oggi: "Cosa è successo è successo, non si può poi recriminare. In quei momenti non si può… ognuno ha un destino. Quei là erano predestinati, io avrò il mio e vedrò, vedremo". "Mi hanno fatto il conto alla rovescia puntandomi una pistola alla tempia – si spiega ancora –, potevo essere io quello morto. Sulla pistola non c’era scritto che fosse un giocattolo… ".
E per questo ce l’ha coi giudici. "Complimenti ai magistrati", aggiunge ancora, prima di spingersi a dire che una cosa c’è, a fargli piacere: "Il 95% della popolazione è con me. Non mi sembra che la legge sia uguale per tutti come c’è scritto in tribunale. Vedremo, tempo al tempo".
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