Il Nazionale

Cronaca | 30 maggio 2023, 19:39

Dentro la lavanderia del carcere di Torino: “Lavorare qui? Rende migliori, mi sento in famiglia” [VIDEO]

Ibrahim è un detenuto che presta servizio nella lavanderia dentro il carcere gestita da Impatto Zero: “Ringrazio chi mi ha portato qui. Mi ha dato tanto a livello umano, sono cresciuto come uomo”

Dentro la lavanderia del carcere di Torino: “Lavorare qui? Rende migliori, mi sento in famiglia” [VIDEO]

Entrare in carcere in un modo e uscire, dopo aver scontato la pena, come persone migliori. E’ questo l’obiettivo del sistema carcerario italiano e, nonostante l’obiettivo sia ambizioso e non sempre facile da ottenere, le storie di chi ce l’ha fatta non mancano.

La storia di Ibrahim: “Esco da qui come un uomo migliore grazie al lavoro in lavanderia”

E’ il caso di Ibrahim, 36 anni, nato in Senegal. In Italia dal 2011, si trova ora nella casa circondariale Lorusso e Cutugno di Torino. E’ qui, ogni giorno, che per otto ore Ibrahim presa lavoro nella lavanderia gestita dalla cooperativa Impatto Zero.

Lavoro qui da due mesi, ringrazio chi mi ha portato qui. Mi ha dato tanto a livello umano, sono cresciuto come uomo. C’è un Ibrahim prima e dopo questa esperienza, ora presto attenzione ai piccoli dettagli che prima non curavo” racconta l’uomo. Coperte e lenzuola delle case di riposo, tovaglie degli asili del Comune di Torino, ma anche indumenti, passano attraverso le mani di Ibrahim: “Mi è stata data un’opportunità incredibile, lavoro 8 ore e dimentico la galera. In sezione ci sono tanti problemi, scendendo qui mi dimentico di essere dietro le sbarre”.

Per lui, lavorare significa riuscire a idealizzare un futuro da uomo libero: “Me lo immagino bello, ho una bambina di 12 anni. Questa esperienza me la porterò fuori, quando esco cercherò lavoro. Io ho sempre lavorato, sono qui dal 2011. Qui è una famiglia”.

Dal diploma in carcere al lavoro: “Così le giornate sono diverse e sto meglio”

Vicino a lui, nel piegare lenzuola enormi, Fabrizio (nome di fantasia). Ha 40 anni ed è in carcere per un reato commesso 16 anni fa: “Questo posto è per me una riabilitazione. Le giornate passano più velocemente: scendo qui dalle 8:30 e ci rimango fino alle 17:00, dimentico di essere in carcere in questo arco di giornata. Mentalmente mi aiuta molto, sono in un luogo senza cancelli, guardie, fuori dal mondo carcerario”. 

Il suo è un percorso virtuoso: in carcere dal 2021, si è prima iscritto a un corso di idraulica prendendo un diploma, poi ha frequentato un corso di  giardino-ortofrutticoltura, uscendo con 94. Infine la lavanderia. “Consiglio a tutti di frequentare corsi di formazione e lavorare, aiuta tanto all’interno del percorso carcerario. Sia mentalmente che fisicamente”. 

Claudio Amisano, Impatto Zero: “Il carcere deve essere giustizia”

La lavanderia, che tra indumenti e parte di letto è capace di avvicinarsi alla tonnellata di materiale trattato ogni giorno, è gestita dalla cooperativa Impatto Zero. “Questa è una lavanderia industriale, dove lavorano in promiscuità maschi e femmine: una situazione unica al livello nazionale” spiega Claudio Amisano, vice presidente di Impatto Zero. Una trentina sono le persone a libro paga, di cui 12 interne al carcere.

Cosa ho imparato lavorando con i detenuti? La parola che mi viene in mente è opportunità. Nulla è definitivo, le opportunità ci possono essere. E poi la dimensione: siamo una collettività, non un singolo. C’è una differenza enorme tra giustizia e vendetta: il carcere deve essere giustizia”.

Andrea Parisotto

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