Si è avvalso della facoltà di non rispondere Mario Mandarano, il principale indagato dell'inchiesta 'Praedictio', comparso oggi pomeriggio dinanzi il gip di Imperia Massimiliano Botti che venerdì scorso ha emesso l'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 22 persone accusate di spaccio di sostanze stupefacenti. Nello specifico cocaina, hashish e marijuana.
Adesso il legale Marco Bosio valuterà se presentare ricorso al Tribunale del Riesame contro il provvedimento restrittivo. Stessa decisione per l'indagato Antonio Carbone che ha scelto di non rispondere alle domande del gip. Anche questo indagato è assistito dal legale Bosio.
Mandarano di trova in carcere a Imperia dal marzo del 2020 ossia quando venne arrestato in flagranza di reato poichè trovato in possesso di droga e un arsenale di armi. All’interno del suo garage a Taggia i poliziotti trovarono appunti e taccuini che hanno permesso agli inquirenti e agli investigatori di ricostruire i presunti traffici illeciti nella nostra provincia, ma anche a Genova e in Piemonte. “Un copioso archivio cartaceo, costituito da numerosissimi appunti e block notes manoscritti e ‘dedicati’ – evidenziò il gip nell'ordinanza di custodia cautelare - nei quali l’indagato aveva minuziosamente e precisamente riportato tutta la contabilità relativa all’attività illecita svolta, registrata a partire dall’anno 2015 con annotati nominativi degli acquirenti – anche spesso indicati solo con nomi propri o pseudonimi, quantitativi e tipologie delle sostanze acquistate, prezzi cifre già corrisposte da parte degli acquirenti e-o ancora da corrispondere”. L’indagato infatti, in questi taccuini avrebbe annotato con precisione debiti e crediti, nomi associati a quantità e “qualità” e alle somme di denaro che dovevano ancora dare oppure che avevano già speso per l’acquisto della droga. Un mega archivio in cui sarebbero contenuti tutti gli affari dalla fine del 2015 al maggio del 2018. Venivano persino indicati il nome dei marchi e della qualità dello stupefacente “nonchè le quantità delle rimanenze in magazzino, comprensive dei prezzi in una sorta di inventario”. I nomi dati alle confezioni droga, erano tra i più disparati e ognuno indicava un tipo di qualità ben preciso: pasta reale, erba 1, erba 2, Ferrari, Louis Vuitton, Rolex, Lavazza, Dubai, R1, amnesia, gorilla, G, Lamborghini.
Stamani invece, hanno reso interrogatorio Walter Tropeano, assistito dall'avvocato Mario Ventimiglia, e Giuseppe Russo difeso dal legale Alessandro Mager. Infine si sono avvalsi Giuseppe Stilo, difeso dall'avvocato Alberto Pezzini che depositerà istanza al Tdl, Daniele Narciso rappresentato dal legale Vincenzo Icardi, e Flavio Ianni assistito dall'avvocato Alessandro Moroni.
Gli interrogatori di garanzia hanno preso il via ieri quando sono comparsi dal Gip Antonio Zito, difeso dall’avvocato Marco Bosio. Il 56enne anni era stato colpito dall'obbligo di dimora ma al momento dell'arresto è stato trovato in possesso di armi e due chili di droga all'esito della perquisizione compiuta dagli agenti della Squadra Mobile e quindi per lui si sono aperte le porte del carcere. Zito come gli indagati Giacomo Masotina e Roberto Rebora, assistiti dal legale Luca Ritzu, ha scelto di non rispondere alle domande del gip.
Agli indagati non viene contestata l’aggravante mafiosa oppure reati inerenti la criminalità organizzata ma l’ombra della ‘ndrangheta aleggia sull’intero giro di affari che il gruppo avrebbe messo in piedi grazie allo spaccio. Ognuno avrebbe ricoperto uno specifico ruolo. “L’indagine ha disegnato nitidamente la filiera del traffico di cannabinoidi della quale Mario Mandarano era il perno, sottolinea il gip, quest’ultimo si è approvvigionato di massicce quantità di hashish e marijuana da Franco Guastamacchia, Sergio Taverna, Ervin Bashmeta, Bashkim Bashmeta, Giacomo Masotina e Frederic Siorat e le ha immesse sul mercato anche al di fuori della provincia di Imperia per il tramite di Flavio Iannì, Roberto Rebora, Lorenzo Rebora Corci, Gianfranco Bianco, Giuseppe Russo, Massimiliano Paletta, Walter Tropeano, Marco Queirolo, Antonio Zito, Antonio Carbone e Giuseppe Stilo; ha svolto funzioni da intermediario tra Giacomo Masotina, Elice Bellanti, e i ‘grossisti’ di droga. Parallelamente Iannì, Narciso, Beleffi e Scaffini hanno esercitato in maniera sistematica il commercio di cocaina”.
Questo meccanismo avrebbe consentito al gruppo e ai suoi “protagonisti di smerciare non solo nella zona dell’estremo ponente ligure ma anche in provincia di Alessandria e Genova, ingenti quantità di sostanza stupefacente e ricavarne guadagni molto cospicui come risulta dalla contabilità di Mandarano che annota debiti e crediti per centinaia di migliaia di euro”.
Il mix perfetto che avrebbe per messo il gruppo di smerciare per anni la droga nell’imperiese, ma anche a Genova e in Piemonte sarebbe costituito, in definitiva per il gip, da “i contatti con la criminalità organizzata di origine calabrese, le dimensioni poderose del volume d’affari e le modalità collaudate del commercio”.
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