All’appuntamento per comprare due chili di cocaina si presentarono armati di Ak-47, pronti a fare fuoco nell’appartamento di Tradate dove il gruppo di acquirenti, composto da tre albanesi, era atteso dai venditori, quattro e tutti di origine sudamericana.
E poco dopo le 13 di quel pomeriggio d’estate del 2016 si scatenò l’inferno, con raffiche di fucile partite verso l’abitazione dove si sarebbe dovuto concludere l’affare illecito. La canna del fucile appoggiata tra lo stipite e la porta: su un muro interno, posto proprio di fronte all’ingresso, alcuni dei segni dei colpi esplosi al momento dell’agguato, che fortunatamente non causò vittime.
I protagonisti della sparatoria furono in seguito individuati e portati a processo: quattro le condanne con rito abbreviato, una sola posizione ancora sottoposta all’attenzione dei giudici, nel processo per tentato omicidio e tentata rapina in corso in Tribunale a Varese.
L’imputato, un albanese classe 1984, difeso dall’avvocato Annalisa Abate, all’epoca dei fatti fu individuato grazie alle analisi compiute dai Ris sulla scena del crimine, e in particolare attraverso i riscontri ottenuti da una delle numerose tracce di sangue trovate dentro l’appartamento e fuori, insieme ai bossoli: 17 in totale tra i colpi del fucile, esplosi da uno degli albanesi, e quelli di una pistola semiautomatica, utilizzata da uno dei sudamericani per rispondere al fuoco. L’odierno imputato si era ferito soltanto lievemente nel corso dell’assalto.
Una volta giunti sul posto i carabinieri trovarono davanti a loro una scena da film: i fori nei muri provocati dal fuoco dell’Ak (arma mai ritrovata al pari della pistola), vetri infranti, tavolo e sedie ribaltati, ma anche una serie di elementi riconducibili all’attività di spaccio che veniva portata avanti nell’abitazione, come si è al appreso oggi in udienza dalla testimonianza di un operante di polizia giudiziaria che si era occupato delle indagini: una busta con tre panetti di mannitolo, sostanza usata per tagliare la droga, e insieme la ricevuta d’acquisto di una farmacia di Tradate; due bilancini di precisione, un’agenda piena di numeri di telefono e, sotto il materasso della camera da letto, un sacchetto di tela contenente soldi, per un totale di 320 euro.
Anche uno dei responsabili di quei fatti, già condannato per la detenzione di droga, è stato chiamato davanti al collegio durante l’udienza. Ma si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Commenti