«Tanto tuonò che piovve! Le avvisaglie c’erano tutte» scrive Matteo Bianchi sulla batosta subita dalla Lega.
Poi, il deputato uscente di Morazzone si sofferma sulle cause della pesantissima sconfitta elettorale che ha permesso a Fratelli d'Italia di doppiare il partito in cui milita da quando era ragazzo sia in provincia di Varese che in Lombardia e in Veneto: «Destrutturazione del partito sui territori, abbandono frettoloso dei temi sui quali la Lega è nata e cresciuta per andare in cerca di un facile consenso a latitudini in cui l’alta volatilità del voto è da sempre cosa nota; non ultimo, la selezione dei candidati eleggibili in Parlamento in base a logiche di vicinanza e accondiscendenza verso i piani alti, senza riguardo per la base e per il suo legittimo desiderio di mandare a Roma persone che siano realmente rappresentative del proprio territorio».
«Ecco alcune delle ragioni profonde del disastro elettorale della Lega» spiega Bianchi.
«Quella Lega che è la mia casa, nella quale sono stato amministratore locale e dopo 20 anni di gavetta e di trincea, ho avuto l’onore di rappresentare la nostra provincia alla Camera dei Deputati - prosegue Bianchi - Onore cui, in ogni caso, sono stato pronto a rinunciare senza indugio, quando mi è stato chiesto di candidarmi a sindaco della nostra Varese, perché il bene della comunità e il gioco di squadra vengono prima di qualsiasi ambizione personale».
«Ora terminerà la mia esperienza da parlamentare, ma non il mio impegno in Lega - aggiunge con orgoglio e grandissima dignità Bianchi - che porterò avanti da militante e da consigliere comunale di Varese: non mi interessano posti di sottogoverno, che pure mi sono stati promessi, non si capisce bene a che titolo e perché. Non è questione di posti o di prebende: la mia dignità politica e umana non è in vendita e le cariche che ho ricoperto nelle istituzioni le ho sempre ottenute grazie al voto popolare».
Ora, secondo Bianchi, è tempo di «fare una seria riflessione in sede di assemblea congressuale. Non quelli delle piccole sezioni ma i congressi regionali e nazionale! Non si può pensare di ricondurre le responsabilità del disastro a Draghi e un partito non può reggersi sulla fede, sui commissariamenti e sulla criminalizzazione del dissenso».
«Noi siamo nati per far crescere i nostri territori - conclude Bianchi - per questo invito i militanti a chiedere la convocazione immediata dei congressi tramite i propri segretari/commissari di sezione. Ripartiamo da una discussione franca su dove vogliamo andare. E ricordiamo a chi di dovere che la linea politica la decide la base, non qualche cerchio magico».
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