Il Nazionale

Cronaca | 10 luglio 2022, 08:18

"L'appello alla Lamorgese per il campo nomadi? Come chiamare i vigili del fuoco per spegnere le sigarette nel posacenere..."

Riceviamo e pubblichiamo alcune considerazioni di Marco Castaldo (Articolo Uno) sulla 'risposta politica' ai frequenti roghi al campo di via Guerra

"L'appello alla Lamorgese per il campo nomadi? Come chiamare i vigili del fuoco per spegnere le sigarette nel posacenere..."

Era uno degli argomenti più cavalcati della campagna elettorale 2017 che vide la vittoria e la nascita del governo cittadino di Maurizio Rasero: la chiusura del campo nomadi di via Guerra.

Con un notevole dispendio di energie verbali e talvolta con toni piuttosto aggressivi il vicesindaco Marcello Coppo (Fratelli d’Italia), l’assessore alla sicurezza Marco Bona (Lega) e lo stesso sindaco Rasero hanno da subito dato seguito alle promesse elettorali facendo credere ai cittadini che il problema si sarebbe risolto in pochi mesi attraverso l’adozione di una serie di provvedimenti che di fatto ci portano alla situazione odierna dove constatiamo che il problema, invece, ce l’abbiamo ancora ed ulteriormente peggiorato.

Marcello Coppo, in un video di promozione elettorale di un mese fa, chiedeva ai cittadini un voto di fiducia per: “farci finire il lavoro cominciato”, proprio in riferimento al campo nomadi, sempre con i suoi tipici toni “persuasivi”. Di fatto, scopriamo che sono dovute intervenire le istituzioni “superiori” per ordinare all’amministrazione comunale di farsi carico, oserei dire finalmente, delle proprie responsabilità e doveri istituzionali. No, non intendo dire: “la chiusura del campo nomadi”, bensì, quella doverosamente costituzionale, di doversi prendere cura della salute dei cittadini, di tutti, anche quelli che Coppo e compagnia cantante vorrebbero rendere invisibili.

Non c’è che dire, ci hanno provato in tutti i modi nei primi cinque anni di governo. Hanno cacciato quelli più arrendevoli e con più risorse dicendo loro di trovarsi una soluzione e niente più. Poi, non riuscendoci del tutto, hanno deciso che era ora di tagliare alcuni servizi, anche quelli fondamentali, come l’acqua.

Il risultato è stato che coloro che non possono permettersi in alcun modo di trovare altre soluzioni abitative e che tuttora vivono nel campo Rom, ancora oggi vivono in gravi e pericolose condizioni sanitarie dove il fango, i topi, la sporcizia la fanno da padrone in un contesto di disagio sociale che coinvolge anche soggetti portatori di disabilità e anziani.

Adesso Rasero ci dice che non è tutta colpa dei Rom se quasi ogni sera devono intervenire i pompieri per spegnere i roghi appiccati da chissà chi?! Peccato che, quando lo si diceva prima, invece le voci rimanevano inascoltate. Avrei voluto davvero esserci a quel tavolo del Comitato sulla sicurezza in Prefettura per vedere Prefetto e Questore “tirare le orecchie” ai nostri “uomini soli al comando” che adesso dovranno provvedere, e anche velocemente, alla messa in sicurezza degli abitanti del campo nomadi, della sua bonifica e ripulitura e del successivo “ripopolamento” con gli stessi abitanti di prima, ma in un contesto decisamente più civile ed umano. Peccato che il costo di queste operazioni lo pagheranno tutti i cittadini, mentre invece sarebbe giusto che a pagarlo fossero i responsabili di questa attuale situazione.

Ma dopo ci dovrà essere il lavoro che tanti di noi avevano auspicato e proposto. Il coordinamento di una serie di servizi alle persone che vivono in quei luoghi e contesti. Occorrerà elaborare interventi volti a regolarizzare lo status giuridico e a sostenere l’inserimento scolastico, lavorativo e l’autonomia delle famiglie.

Costruire spazi di confronto con i cittadini e le organizzazioni del territorio per promuovere un clima di fiducia e credibilità, utili per reperire risorse abitative e lavorative perché non è sufficiente stanziare contributi una tantum. Assicurare un costante monitoraggio del campo da parte delle Forze dell’Ordine e di volontari di associazioni opportunamente attivate, ma da attuarsi con funzione preventiva e non repressiva, per non vanificare gli interventi degli operatori sociali.

A proposito delle necessarie politiche sociali da attuare in quest’ambito dovremo vedere anche l’impegno della nuova assessora Eleonora Zollo che non si dovrà occupare solo e unicamente delle problematiche riguardanti la disabilità. In questa triste ed ancora irrisolta vicenda vediamo, infine, inserirsi il “divertente” intervento dell’onorevole Giaccone che, bontà sua, una volta all’anno circa, si ricorda del territorio che gli ha permesso di raggiungere i banchi del parlamento romano e, questa volta, ci allieta con la sua trovata estiva rivolta a far intervenire la Ministra degli Interni per risolvere i problemi dei roghi astigiani.

Un po’ come chiedere l’intervento della protezione civile per l’intasamento del lavandino, oppure, per restare in tema, chiamare i vigili del fuoco per spegnere la sigaretta nel portacenere. Grazie onorevole per il suo intelligente ed indispensabile supporto delle popolazioni che l’hanno eletta e che non possono fare a meno del suo competente sostegno politico. Che dire dell’inizio del secondo governo Rasero… Se il buongiorno si vede dal mattino!

Marco Castaldo, Articolo Uno

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