Mai più clochard nelle strade di Torino. E’ questo il senso del patto firmato questa mattina in Prefettura tra Comune, Regione, Diocesi ed enti del terzo settore.
“Questo protocollo mette al centro i problemi dei senza fissa dimora, non quelli che possono generare agli altri”, ha commentato il sindaco Stefano Lo Russo. I clochard avranno a disposizione 700 posti letto, un’assistenza socio-sanitaria 24 ore su 24. L’obiettivo? Un cambio di approccio e di paradigma finalizzato al reinserimento nella società dei senzatetto. “Integriamo i servizi sociali della Città con quelli sanitari, perché parliamo di persone con problemi strutturali, sanitari, psicologici e psichiatrici di dipendenza, e lo fa nel lungo periodo, puntando nel loro reinserimento nella società. Lo facciamo mettendo risorse e i soggetti che hanno un ruolo”.
L’investimento complessivo è di oltre 12 milioni di euro, con risorse attivate anche grazie ai fondi del Pnrr sulla missione 5, quella che punta all’inclusione sociale: “Sono fondi che aiuteranno a ridurre progressivamente l’impatto di questa problematica per i torinesi che versano in questa condizione”, ha spiegato il sindaco.
Felice monsignor Cesare Nosiglia, giunto a fine mandato: “L’atto di oggi rimarrà nel mio cuore come prova certa che il cammino Agorà del sociale non è elucubrazione teorica, ma su una strada aperta per la crescita della nostra città”. “Bisogna fare le cose insieme, organizzarle insieme per tutti coloro che sono nel privato e nel pubblico, a partire dalla ricerca del bene comune, per chi fa più fatica ed è meno protetto e si trova esposto all’esclusione sociale”, ha concluso Nosiglia.
Come detto, cambierà completamente il modo di affrontare la questione clochard, come spiegato dal Prefetto di Torino, Raffaele Ruberto: “C’è un approccio a 360° del problema, che non è soltanto consistente nel trovare una sistemazione o un alloggio di fortuna. Viene sistematizzato, con l’aggiunta degli aspetti socio-sanitari: ci sarà un’unità di strada che incontrerà i senza fissa dimora, accompagnandoli presso gli organi sanitari. La medicina di base, ma anche il servizio psichiatrico, in modo tale che tutti coloro che abbiano necessità di assistenza possano usufruirne”.
“Poi ci sono 700 posti letto messi a disposizione non soltanto nei normali dormitori, ma anche in case alloggio con percorsi di inclusione, assistenti sociali, per dare una risposta articolata e globale alla problematica”, ha concluso il Prefetto.
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