Sei giorni e otto votazioni. Così, dopo una serie di schermaglie e veti incrociati, 759 degli oltre mille grandi elettori riuniti nella prima elezione della storia repubblicana in tempo di pandemia a Palazzo Montecitorio hanno scelto Sergio Mattarella come tredicesimo Presidente della Repubblica Italiana, confermandolo per il secondo mandato consecutivo.
Si ripete così quanto accaduto quattordici anni or sono proprio col predecessore dell'ex giudice della Corte Costituzionale palermitano, Giorgio Napolitano: nella sua seduta comune il Parlamento, unito ai rappresentanti delle Regioni, non è riuscito a trovare una convergenza su nomi diversi.
A convincere il Capo dello Stato uscente, che nel 2015 era stato eletto con 665 voti, a impegnarsi per un secondo mandato, sono stati i partiti di maggioranza che sostengono il Governo Draghi e che si sono recati al Quirinale con i capigruppo e con tutti i presidenti delle Regioni.
A sfilarsi solo Fratelli d'Italia che ha votato per l'ex magistrato Carlo Nordio (90 voti), mentre gli ex grillini e parte del Gruppo Misto hanno votato per un altro magistrato, Di Matteo (37 voti).
Lo stallo dei giorni scorsi tra candidatura lanciate e bruciate nel giro di poche ore, schede bianche, astensioni, franchi tiratori, quelli che si sono abbattuti sulla presidente del Senato Alberti Casellati, candidature di bandiera, è stato superato quindi dal bis di Mattarella che ha accettato la richiesta arrivatagli dai partiti, benché avesse ribadito pubblicamente la sua indisponibilità a succedere a sé stesso.
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