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Sport | 27 gennaio 2022, 20:07

L'OPINIONE - Venenum in cauda: Gentile e l'inutile puntura (purtroppo una conferma)

Il veleno nella coda, nel giorno dell'addio, come gli scorpioni. Così finisce la parabola di Ale Gent a Varese: il giocatore è sempre stato criticabile (per colpa di altri più che sua), l'uomo mai. Almeno fino a oggi, quando ha scritto una copia non dovuta della sua versione peggiore

L'OPINIONE - Venenum in cauda: Gentile e l'inutile puntura (purtroppo una conferma)

Venenum in cauda, scrivevano i latini pensando agli scorpioni, quelli veri e quelli travestiti da oratori. Quelli che il veleno lo tengono nella coda o in fondo alle questioni: quando pensi di averla fatta franca, zac… ecco che arriva la puntura. Eppure prima sembravano così innocui...

Il veleno che Alessandro Gentile ha riservato alla sua ex casa nel saluto odierno, affidato come modernità comanda ai social, dopo l’addio diventato ufficiale nel pomeriggio (leggi qui), ce lo rende finalmente riconoscibile. Purtroppo.

Eccolo, l’Ale Gent di cui ci avevano parlato prima di quest’estate. 

Perché da allora, invece, avevamo sentito discernere, da chi ogni giorno condivideva con lui l’agone professionale, di un ragazzo splendido, a modo, educato e generoso ben più della media. Caratteristiche che evidentemente gli fanno onore e rimangono, non cancellabili da un contratto rescisso.

E avevamo anche sentito parlare di un giocatore e di un compagno che stava facendo tutto quanto in proprio potere per calarsi in quella fragile ma affascinante comunità tecnica e sociale che si chiama squadra. E ai nostri occhi pareva una bella storia da scrivere, almeno dal punto di vista umano, come lo sono quei riscatti dalle maldicenze che passano attraverso la semplicità, l’amore, la salita.

Diverso era il discorso prettamente di campo, l’unica “colpa” in realtà incolpevole del nostro fino agli ultimi giorni. Il Gentile con la palla in mano non è piaciuto a tanti, ma non per mancanza di applicazione, anch’essa nei fatti encomiabile. Non è piaciuto semplicemente perché nei suoi mesi varesini ha confermato di essere un cestista individualmente pregiato e dal talento cristallino, ma assolutamente condizionante, non integrabile, per nulla proficuo per una squadra senza altri leader in grado di compensare la sua natura accentratrice e catalizzatrice.

Questo è l’Alessandro Gentile del parquet. Inadatto a Varese è forse la locuzione più efficace.

Colpa sua? No e poi no: colpa di chi l’ha scelto. E colpa anche di chi l’ha allenato. Colpa di chi ha gabbato tutti noi creduloni (siamo nel novero) che speriamo sempre nel lieto fine, sul rettangolo di gioco come nella vita.

Il finale della storia, invece, sdogana nel cuore un misto di disillusione e atarassia. In quelle righe vergate su Instagram Gentile fa la vittima, parla di “parafulmine” e “capro espiatorio” che se ne vanno, di realtà che non è quella raccontata dai giornali (e te pareva che non c’entrassero…), di progetto fallito (quale? Andare in serie A2? Speriamo che fallisca davvero…), di persone che non si assumono le proprie responsabilità…

Perché, caro Alessandro, tu te le stai prendendo le tue responsabilità? No, hai solo accesso la macchina fotocopiatrice di chi ha sempre parlato male di te. Dimenticando di annotare che sei stato tu a essere cacciato dall’allenamento ed evidentemente qualcosa di sbagliato lo hai fatto. Dimenticando che sei stato tu, e non solo la Pallacanestro Varese, a voler firmare le carte del divorzio: non c’è stata alcuna volontà da parte tua di tornare indietro, di cercare un perdono, di rimediare. Dimenticando che la Varese di cui hai fatto parte è stata un pianto greco partita dopo partita, una delusione, una tristezza, a volte pure una vergogna. Dimenticando che nelle ultime settimane, con piccoli ma significativi gesti, sei stato il primo a far capire che si era spezzato l’incantesimo, facendo "pesare" la tua diversità nel momento meno opportuno.

Dimenticando, ecco la verità, che la squadra viene prima del singolo. E che Varese - sì, anche questa, anche la Varese ultima, la Varese da telenovela, la Varese che non dà mai una gioia da anni, la Varese buggerata a destra a manca, la Varese sbagliata e prona all’errore, la Varese che viene schifata dai pretendenti manco fosse la Barbagia per un militare (peraltro la Barbagia è stupenda: andateci) - nel cuore di chi la ama è ben più importante di te. Molto più importante di te. E di Egbunu, Kell, Jones, Vertemati e Conti. 

È più importante di chiunque. 

In bocca al lupo. Per tutto.

Fabio Gandini

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