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Sport | 14 novembre 2021, 11:22

La nuova primavera del pugilato: a Torino giovani e adulti riscoprono sacco e guantoni

Il presidente della Federazione piemontese: "Numeri in aumento, in palestra nessuno fa il bullo, c’è amicizia, solidarietà e voglia di migliorarsi ogni giorno insieme". E tra i maestri di boxe c’è anche chi è diventato romanziere...

La nuova primavera del pugilato: a Torino giovani e adulti riscoprono sacco e guantoni

C’è chi pensa che il pugilato sia una disciplina violenta, uno sport un po’ da bulli, dove l’unico obiettivo è fare del male all’avversario e mandarlo al tappeto nel minore tempo possibile. In realtà la “nobile arte” - che non a caso può fregiarsi di tale appellativo - è tutto fuorché rissa e becero combattimento tra atleti. Al contrario, in questo sport antico e affascinante il rispetto, la tecnica e la tenacia sono caratteristiche fondamentali che, insieme a una preparazione atletica invidiata da altre discipline, ne fanno un’attività adatta a tutti, dai bambini agli adulti. È questo il messaggio che da anni cerca di comunicare Gianni Dileo, classe 1955, presidente della Federazione pugilistica piemontese.

Ed è grazie a lui che nel 2001 è nata la light boxe, disciplina in cui i pugili si sfidano sul ring senza affondare i colpi. Un'esaltazione della tecnica che azzera o quasi il rischio di farsi male e che ha contribuito ad avvicinare al pugilato migliaia di appassionati in tutta Italia. "Abbiamo atleti dai 13 ai 65 anni - spiega Dileo - con un numero crescente di adulti che è entusiasta di iniziare questo percorso amatoriale ma comunque stimolante. Nella light boxe, poi ribattezzata gym boxe, non bisogna procurare un danno all’avversario, pena la squalifica immediata. Semmai l’atleta deve imparare a controllare il colpo, molto più difficile che affondarlo. Ai miei allievi ho sempre detto che in allenamento bisogna colpire il sacco senza farlo muovere, perché il controllo del gesto motorio è fondamentale".

Grazie alla gym boxe il pugilato è tornato ad attrarre gli sportivi e non è un caso che negli ultimi anni molte palestre inseriscano un corso nel loro programma. Ci si allena due o tre volte alla settimana, senza toccare pesi e macchinari: solo corpo libero, guantoni, sacco e corda. "Otto anni fa - continua Dileo - gli amatori tesserati in Italia erano poche migliaia, oggi ne abbiamo 36mila e il numero può crescere ancora. Basti pensare che solo in Piemonte sono tremila. Senza allargare la platea introducendo un regolamento differente, il movimento rischiava di ridursi a un gruppo di agonisti limitato e destinato prima o poi a scomparire. Con la gym boxe, tra l’altro, se un ragazzo di 26-27 anni, e quindi non più giovanissimo per la boxe, mostra qualità e talento, può sempre passare in poche ore all’agonismo". I tempi sono comunque cambiati e gli anni Settanta, quando gli incontri di pugilato riempivano i palazzetti dello sport, restano irripetibili. A ogni modo, la riscoperta della boxe e dei suoi valori fa ben sperare e, nonostante rispetto al periodo d'oro nel circuito giri molto meno denaro, il rilancio è avviato. "Un genitore - conclude Dileo - deve sapere che iscrivendo suo figlio a un corso di boxe ha scelto un percorso etico, con regole ben definite. In palestra nessuno fa il bullo, non è il posto giusto per i violenti. Semmai c’è amicizia, solidarietà e voglia di migliorarsi ogni giorno insieme".

Fra i tanti maestri cresciuti sotto lo sguardo attento di Dileo, colpisce la storia di Giancarlo Eldi, 58 anni, per sedici karateka agonista, con una partecipazione ai campionati europei. Il nonno era un pugile e a quarant’anni, dopo avere appeso il kimono al chiodo, Eldi si è avvicinato alla boxe diventano un insegnante molto apprezzato nell’ambiente torinese. La sua storia è curiosa perché Giancarlo, che di mestiere fa il responsabile security di un’azienda, oltre a crescere i suoi allievi - amatori e agonisti - legge molti libri e qualche anno fa, insieme alla moglie, ha cominciato a cimentarsi con la scrittura. Il suo romanzo “Lampi d’ombra” (Pathos Edizioni) è un noir ambientato in Francia ed è già stato presentato con successo al Salone del Libro. "L’idea è completare una trilogia - spiega l’autore - il secondo volume è già pronto e al terzo ci sto lavorando. Molti rimangono basiti da questa mia iniziativa, qualcuno magari pensa che chi pratica o insegna boxe difficilmente possa avere degli interessi culturali, crede che i pugili siano soltanto dei picchiatori seriali, ma non è così. In questo sport c’è una filosofia antica e profonda, il fisico è importante ma senza una buona testa non si va da nessuna parte".

Marco Panzarella

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