Il Nazionale

Cronaca | 10 novembre 2021, 10:18

“Annalucia covava un rancore profondo verso Nada. La considerava un ostacolo ai suoi progetti di vita”

A dirlo alla Polizia di Stato, 25 anni fa, fu una vicina di casa dell’indagata bovesana. “La violenza con la quale pronunciò quelle parole mi spaventò”

“Annalucia covava un rancore profondo verso Nada. La considerava un ostacolo ai suoi progetti di vita”

“Anna proprio non sopportava Nada. Covava nei suoi confronti un rancore così forte che mi colpì profondamente”.

Parole pesanti, quelle pronunciate da una donna che nel periodo in cui fu uccisa Nada Celle, era la vicina di casa di Annalucia Cecere - da tutti conosciuta semplicemente come Anna - l’ex insegnante che ora vive con la famiglia a Boves, finita per ben due volte nel registro degli indagati per quel efferato delitto che nel 1996 sconvolse la tranquilla cittadina di Chiavari.

Considerazioni ancor piu rilevanti se si considera che la donna sentì il dovere di riferire quella circostanza alla Polizia di Stato.

Erano trascorsi pochi giorni dalla morte di Nada Celle, quando una donna si presentò presso la questura di Lavagna: “La mia vicina di casa un giorno mi disse peste e corna di quella povera ragazza uccisa. Non so se questo può servire al fine delle indagini - precisò la donna quasi volesse scusarsi per il disturbo -, ma il rancore con il quale mi parlò di Nada mi colpì profondamente. Tanto che dopo quella volta ho cercato di evitarla in tutti i modi”.

Allora la testimonianza della donna cadde nel vuoto, mentre per la criminologa Antonella Delfino Pesce - che insieme all’avvocato Sabrina Franzone - ha con le sue indagini fatto riaprire il caso Celle, quelle considerazioni sono diventate la casella di partenza per ricomporre con pazienza un puzzle di indizi che hanno portano fino a Boves, dove ora vive Annalucia Cecere.

Ma perché Cecere non sopportava Nada? A dirlo è la stessa testimone.

L’indagata considerava Nada - bella, sorridente e capace - una rivale per il suo “progetto di vita” che prevedeva un matrimonio con un uomo importante che potesse darle tranquillità e status sociale. E in questo non c’è nulla di male, ma ciò che colpì la testimone fu la veemenza con la quale Cecere pronunciò quelle parole: tutte di un fiato, con una rabbia ed una violenza spropositata.

Era molto infastidita da questa ragazza”, raccontò la vicina di casa, “l’accusava di avere un posto di lavoro che non le aspettava. Insinuando che più delle capacità era contata per l’assunzione nello studio commercialistico, la sua avvenenza”.

Anche Annalucia Cecere, che oggi ha 53 anni, era una bella ragazza e chissà, forse, almeno secondo le testimonianza di allora, aveva desiderato essere al posto di Nada, seduta alla scrivania di quell’ufficio e nel cuore del commercialista Marco Soracco. Un sogno che potrebbe esserle scappato di mano.

NaMur

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