Dopo il blocco di fine mattinata in varco Albertazzi, i lavoratori del porto hanno lasciato libero l'accesso, concentrandosi su varco Etiopia, ormai simbolo della protesta dei portuali genovesi contro il green pass, che in questo momento sono circa 300.
La tensione era salita in mattinata, quando alcuni lavoratori in presidio in varco Albertazzi avevano deciso di bloccare gli accessi fino a quel momento consentiti alle auto e ai camion che trasportavano merci deperibili. Al blocco le forze dell'ordine hanno risposto schierandosi in assetto antisommossa. Non c'è stato mai però un attacco, né da una parte né dall'altra.
In mattinata alcuni lavoratori del porto ci avevano raccontato le ragioni della protesta. "Io se riesco resto qui fino al 31 dicembre, - ci aveva raccontato uno di loro -poi non so cosa succederà. Se non avrò più soldi venderò la macchina. La nostra non è una battaglia contro il vaccino, ma non possono metterci un codice a barre per farci lavorare".
Accanto a lui un altro lavoratore: "Io sono vaccinato, ma sono qui perché il green pass è discriminatorio", racconta.
Il presidio si è intanto arricchito di solidali, non tutti genovesi, c'è gente da Imperia, da Milano, Torino, dalla Francia. Distribuiscono volantini, portano focaccia, patatine, hanno acceso un falò. C'è chi ci dorme. La battaglia ha attirato anche chi politicamente, di solito non condivide le battaglie dei lavoratori del porto, ci sono anche persone di destra, vicine a CasaPound. Qualche momento di tensione non è mancato, soprattutto ad Albertazzi, quando un automobilista ha provato a forzare l'obbligo di passare un'auto alla volta. L'uomo è stato raggiunto e insultato da un portuale. "Qui comandiamo noi, scendi dall'auto che ti scasso la faccia", gli ha urlato, mentre gli altri lo portavano via.
Alla battaglia sul green pass si intreccia quella sui tamponi gratuiti. A oggi sono sette le ditte che pagano i test ai lavoratori: Gnv, Csm, San Giorgio, PSA, Spinelli, Porto Petroli e Costa. Altre lo propongono calmierato. C'è però il problema di dove farlo. "Sono poche le farmacie con cui abbiamo le convenzioni". Come dimostrano alcune immagini diffuse sui social, le code dei lavoratori in attesa del tampone sono lunghe alcune centinaia di metri. Queste persone entreranno in ritardo al lavoro. "La farmacia da cui deve andare per averlo gratuitamente ha degli orari scomodi per me, a quell'ora sono a lavoro. Tanto vale che me lo paghi da me", conclude un altro lavoratore del porto.
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