Anche Dacia Maraini ha voluto essere presente al primo giorno di Salone del Libro. La scrittrice e poetessa celebre in tutto il mondo, a lungo compagna di Alberto Moravia, è stato ospite della XXXIIIesima edizione della kermesse torinese.
"Il virus fa male, il vaccino no"
Da poco Maraini ha pubblicato il suo ultimo libro “Una rivoluzione gentile - Riflessioni su un Paese che cambia” che ha preceduto di poco “La scuola ci salverà”, una doppia riflessione sulla società attuale.
“I grandi cambiamenti iniziano in maniera gentile, dal basso e in maniera pacifica. La violenza viene nel momento in cui le rivoluzioni si scontrano con la perdita di alcuni privilegi” ha spiegato all’inizio del suo intervento. “Ci sono anche oggi cambiamenti necessari. Per esempio una morte dignitosa, rinnovare la scuola, il rapporto con la sessualità. La politica dovrebbe dare una veste sociale, istituzionale a questi cambiamenti. E’ il punto nodale su cui dovremmo lavorare di più per non trasformarli in momenti di odio”.
E da qui non si poteva che toccare un tema più che attuale come quello delle manifestazioni degli ultimi questi giorni. “La paura è molto pericolosa. Suscita fantasmi a volte incomprensibili e difficili da affrontare. La pandemia ha suscitato della paure che non hanno più a che vedere con il vaccino, ma che non fanno più ragionare le persone. I vaccini sono sicuri, la possibilità che il virus nuocia è dello 0,08%, ma il virus nuoce all’80%, è talmente semplice. Purtroppo, ora è diventato un fatto politico, una rivolta contro le istituzioni, diventa difficile da combattere”.
"Riflettere e ragionare per capire meglio"
“Quindi come si vince? Dimostriamo che abbiamo uno strumento che è la ragione: riflettiamo, cerchiamo di capire e ragioniamo”. Diversi gli altri temi attuali toccati durante l’incontro con l’autrice dalla violenza di genere all’Afghanistan.
Donne e violenza di genere
“La violenza viene dalla debolezza e dalla paura, è sempre un fatto culturale. Un uomo si sente più padrone perché lo è stato storicamente. Noi donne non siamo più docili, ma siamo state costrette a sublimare. Siamo tutti uguali, ma la donna è stata esclusa da tutte le forme di espressività, l’uomo è abituato ad avere dei privilegi di proprietà. E nel momento in cui li perdono, per loro è insopportabile, preferiscono uccidere. Sono episodi che si verificano per paura. Mai giustificare, però dobbiamo cercare di capire”.
“Le umiliazioni sul corpo femminile frutto del linguaggio della seduzione”
“Viviamo in una cultura del mercato che propone un linguaggio della seduzione. E’ un’umiliazione per il corpo della donne. Ma una persona è un cosa complessa. Siamo tutti diversi, il linguaggio della seduzione, toglie questa diversità, crea stereotipi, non persone. Una società sana riconosce la diversità di ogni persona. Quando si vive di stereotipi si cancella la persone”.
“L’Afghanistan? Non è sempre stato così”
“Io c’ero quando c’era ancora il re, le ragazze andavano all’università, portavano le minigonne. Le religioni monoteiste sono basate sull’odio verso la sessualità. Ho parlato con dei giovani afghani e loro coprono le donne perché non devono suscitare il desiderio maschile, il dramma sta lì. Si è tentato di arginare il desiderio, nascondendo le donne”.
Scuola: “Abbiamo bisogno di emancipazione culturale”
“La scuola come istituzione va male, perché è stata desacralizzata. Però come rete come corpo funziona. Il rapporto tra insegnanti e studenti è cambiato perché gli strumenti sono cambiati. Abbiamo bisogno di emancipazione culturale”, ha concluso Dacia Maraini.
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